ActionAid denuncia la povertà alimentare a Milano

ActionAid ha presentato un rapporto sulla povertà alimentare dal titolo “La fame non racconta”. Una denuncia su come l’emergenza fame con la pandemia, non solo sta dilagando allargando una ferita già profonda nel tessuto sociale, ma soprattutto sta coinvolgendo le donne, le prime a saltare i pasti per salvaguardare la salute e il benessere della famiglia.

Una messa a fuoco dunque su un’emergenza già presente e purtroppo conosciuta: la povertà alimentare; dal 2020 è in costante aumento come dimostrano appunto i dati del rapporto ActionAid: aumentano le richieste d’aiuto alle quattro associazioni territoriali coinvolte nella ricerca. L’indagine condotta da ActionAid è stata infatti sviluppata in collaborazione con CSV Milano in 4 Comuni della città metropolitana per raccontare cosa significano davvero la povertà alimentare e le sue conseguenze con il Covid. Una serie di interviste rivolte direttamente a chi si rivolge ai centri d’assistenza per chiedere aiuto.

Il rapporto, attraverso i dati, racconta come siano aumentati i numeri in questi ultimi due anni: erano 2.024 le persone aiutate (671 famiglie) del 2019 e sono diventate 3.957 nel 2020 (1151 famiglie) con una crescita del +95%.

Qual’è l’identikit della povertà alimentare

Chi sono e da dove vengono le persone che chiedono aiuto? L’identikit di chi si rivolge ai centri di assistenza sociale per avere un pasto è ben chiaro. Sono prevalentemente donne, madri di famiglia con figli, che pur di assicurare da mangiare alla prole sono disposte a rinunciare esse stessa a uno, due o quanti pasti servono ogni giorno.

La tragedia è doppia. Non si tratta infatti solo di non avere cibo a sufficienza per tutti i membri della famiglia tutti i giorni, ma piuttosto il fatto che in questa situazione non è assicurata un’alimentazione sana ed adeguata, con il facile rischio di incorrere in ulteriori problemi come lo stress, la paura e il disagio ma anche la vergogna di essere in tale situazione.

L’81% delle persone intervistate sono donne perché sono le donne ad occuparsi direttamente della gestione della spesa e quindi dei pasti della famiglia. Le famiglie prese in considerazione dall’indagine sono per il 60% straniere; oltre il 20% inoltre dichiara di aver perso il lavoro durante la pandemia e molte altre dichiarano di aver visto ridurre significativamente le ore di lavoro, con ripercussioni gravi sul reale reddito disponibile.

Quali sono i sussidi statali alle famiglie

Nei momenti di massimo disagio i sussidi statali hanno dato una mano alle famiglie in difficoltà; questi i dati: il 37% degli intervistati riceve il reddito di cittadinanza, il 19% la Naspi, il 7% è in cassa integrazione, il 4% un sussidio di disoccupazione, il 4% assegni o indennità di accompagnamento, l’11% invalidità civile ed il 30% ha confermato di ricevere altri tipi di sussidi (reddito di emergenza, bonus Covid).