Ottavia Ortolani Agenda 2030

Agenda 2030, a metà del percorso bilancio e proposte del Rapporto ASviS 2023 – Agenda 2030 Italia

A metà del percorso dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’Italia si trova di fronte a una sfida. Il nostro Paese, al contrario dell’UE, non ha imboccato in modo convinto la strada dello sviluppo responsabile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità.

Ciò non vuol dire che non si siano assunte decisioni che vanno nella giusta direzione, ma la mancanza di un impegno esplicito e coerente da parte della società, delle imprese e delle forze politiche ci ha condotto su un sentiero di sviluppo insostenibile, sotto gli occhi di tutti. L’ottavo Rapporto presentato dall’ASviS a fine ottobre, ha rivelato che occorre un cambiamento deciso e urgente delle politiche pubbliche per realizzare un futuro più sostenibile per noi e per le prossime generazioni.

Agenda 2030, a che punto è l’Italia?

Negli ultimi otto anni l’Italia non ha scelto l’Agenda 2030 come bussola per un pieno sviluppo sostenibile: per sei Obiettivi la situazione è addirittura peggiorata rispetto al 2010 (povertà, sistemi idrici e sociosanitari, qualità degli ecosistemi terrestri e marini, governance e partnership) per tre è stabile (cibo, disuguaglianze e città sostenibili) mentre per gli altri Goal  i miglioramenti sono inferiori al 10% in 12 anni (istruzione, parità di genere, energia rinnovabile, lavoro dignitoso, innovazione e infrastrutture, lotta al cambiamento climatico), eccetto che per la salute e l’economia circolare, per i quali l’aumento è leggermente superiore.

La percezione degli italiani: consapevolezza o scetticismo?

Eppure, l’Agenda 2030 ha segnato un’opportunità di crescita della consapevolezza degli italiani rispetto ai problemi legati all’attuale modello di sviluppo. Recenti ricerche condotte da Ipsos confermano che il 34% delle persone conosce gli SDGs e riconosce il logo della ghiera. La percentuale sale al 58% tra gli studenti, indice dell’impegno del mondo dell’educazione e dell’istruzione nel favorire la conoscenza su questi temi. Deludente il ruolo della famiglia, che si attesta come ultima tra le fonti di informazione.

Sale, invece, passando dal 13% al 22% rispetto al 2022, la quota degli ‘scettici’, coloro che non credono nella capacità e volontà di costruire un mondo più sostenibile, anche a causa della percezione di un crescente greenwashing da parte di governi e imprese.

Le proposte di politiche “trasformative”

Per invertire la rotta è indispensabile accelerare l’adozione di un approccio politico e culturale che consideri la sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private, come la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile pubblicata l’8 novembre riconosce apertamente. Questo significa che l’Italia deve impegnarsi a definire, come indicato dalla Dichiarazione finale del Summit ONU di settembre, un Piano di accelerazione per il conseguimento degli Obiettivi su cui siamo indietro.

L’Alleanza, pertanto, mette a disposizione, nel Rapporto, un insieme di proposte per riforme e interventi che possono aiutare le istituzioni a integrare lo sviluppo sostenibile nelle loro politiche. Sono ben tredici le linee di intervento individuate dai mille esperti ASviS che, se realizzate, possono far avanzare il nostro Paese nell’attuazione dell’Agenda 2030 e ridurre le disuguaglianze territoriali. Le proposte verranno approfondite e discusse nei quattro eventi ASviS Live che si terranno in diretta streaming il 13, 14, 21 novembre e il 6 dicembre, oltre che nella presentazione del Rapporto sui Territori e lo sviluppo sostenibile che si terrà il 13 dicembre.

Il tempo stringe, occorre tradurre gli impegni presi dall’Italia in azioni concrete e solo con la cooperazione di tutti gli attori coinvolti si può lavorare per un futuro più sostenibile per le generazioni attuali e quelle future. È ancora possibile cambiare passo, consolidando la crescente consapevolezza dell’opinione pubblica, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche che, nonostante alcuni negazionisti, la scelta della sostenibilità conviene.

di Ottavia Ortolani, Responsabile Progetti di Comunicazione e Advocacy Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS