Oggigiorno “la crisi” e le sue gravi ripercussioni sull’economia reale sono gli argomenti principi di tutte le nostre discussioni, dei nostri telegiornali e e dei nostri talk show, nel bene e nel male tutti ne siamo coinvolti. Ma, un settore che non teme la crisi è quello dell’agricoltura biologica. Un settore, quello del bio che, da qualche anno a questa parte, ha vissuto un’esponenziale crescita con sempre più utenti che ne hanno apprezzato e ne hanno incentivato il mercato. Attorno a questo settore il giro d’affari è in costante crescita e il rapporto annuale della Coldiretti ha stimato un fatturato complessivo del biologico italiano di circa 3,1 miliardi di euro. Un risultato che porta l’Italia al quarto posto a livello europeo (dopo Germania, Francia e Regno Unito) e secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori) al sesto posto nella classifica mondiale, dove questo business vale circa 55 miliardi di dollari (solo in Europa vale 18 miliardi di euro l’anno).
L’Italia è il leader del bio: è il paese con il maggior numero di aziende agricole biologiche (nel 2013 il numero degli operatori è aumentato del 3%: sono 49.709, di cui 40.146 produttori esclusivi, 5.597 preparatori compresi quelli che vendono al dettaglio, sono circa 3.669 le aziende impegnate in entrambe le attività e 297 sono gli importatori del settore).
Proporzionalmente all’aumento della produzione c’è un sostanziale aumento dei consumi di prodotti bio che segna un + 8,8% (mentre il resto del settore foodsegnava un -3,7% nello stesso semestre), l’aumento di questi prodotti vede il suo picco nell’area settentrionale dello stivale con un 73% a seguire il centro con un 21,2% e il sud Italia con un 6,9%.
Anche la produzione riserva esaltanti sorprese e i dati forniti da Coldiretti sono molto chiari: la maggior parte della produzione proviene dal sud Italia, in particolare dalla Sicilia e dalla Calabria, la superficie italiana coltivata con metodo biologico – sempre secondo gli studi svolti da Coldiretti – è di1.167.362 ettari un +6,4% rispetto al 2012.
Nonostante la crisi, quindi, il bio sembra l’unica risorsa su cui contare, un settore, che non intende arrestarsi e anzi, si prospetta essere la sola soluzione per uno uso consapevole e ragionevole delle nostre terre.
di Marzia Fiordaliso