Con il suo icastico linguaggio artistico, Altan sintetizza la ‘vexata quaestio’ sulla quale nei decenni scorsi si è incagliato ogni tentativo di riforma nel nostro Paese, la cui resistività al cambiamento è costantemente alimentata dai dominanti interessi retrivi, oggi soprattutto fossili, adusi a trarre vantaggio dalla sopravvivenza e pervasività di subculture radicate, dal borbonico ordine ’facite ammuina!’ al ‘governare gli Italiani non è difficile, è inutile’ attribuito a Giolitti.
Personalmente, penso che solo un‘Amministrazione Pubblica trasparente, competente, efficiente nella tutela dell’interesse generale e dei beni comuni garantisca ai cittadini corretta percezione del senso del loro diritto al voto coniugato al contributo loro richiesto alla fiscalità generale. Purtroppo è documentato come il battersi in Italia per riforme strutturali in tal senso significhi schiacciare l’interruttore di una reazione a volte anche terribile e violenta come negli anni di piombo e delle stragi di Stato fino a quelle di mafia, da parte di interessi economici e ceti retrivi, clientelari, parassitari, oggi spesso condizionati dalla ‘liquidissima’ economia criminale.
Il tema è drammatico: non va mai dimenticato che si possono avere la migliore analisi delle criticità da affrontare ed il migliore progetto di riforma ad esse relativo, ma se non si sa costruire e guidare la macchina di governo (struttura e uomini) che porta dall’analisi all’attuazione del progetto di riforma, il fallimento è certo, come purtroppo dimostra, in campo ambientale, la fallimentare performance della norma ‘Ecoreati’ in tema di prevenzione e contrasto delle emergenze, dalla Terra dei Fuochi alle centinaia di roghi ‘spontanei’ di impianti di recupero di rifiuti. Per cercare di attrarre attenzione sulla ‘vexata quaestio’ di quali politiche e modelli di ‘governance’ fossero utili per contrastare gli effetti delle emergenze globali già allora in essere (e prima di ‘Laudato sì’, Paris Agreement, Agenda 2030 e pandemia), il 3 gennaio 2013 pubblicai l’ “Agenda Ganapini per il governo dell’ambiente”, http://www.vita.it/it/blog/walter-g/2013/01/03/l-agenda-ganapini-per-il-governo-dellambiente—/2578/, il cui incipit era:
“In Italia, gli effetti della gravissima crisi ambientale e finanziaria globale in atto sono tali da richiedere immediatamente un ‘Crash-programme’ per la ‘governance’ della transizione all’unico sviluppo (non ‘crescita’) possibile , quello sostenibile. Contemporaneamente all’attuazione del ‘Crash-programme’, deve partire un radicale ridisegno normativo, secondo approcci partecipativi, per armonizzare subito la legislazione in senso europeo, uno snellimento sul versante burocratico-procedurale che elimini discrezionalità prodromiche a corruzione e concussione, la creazione di funzioni di controllo e monitoraggio a garanzia di ‘enforcement’ e ‘fact-checking’ della ‘compliance’.
Le risorse necessarie all’attuazione del ‘Crash-programme’ si reperiscono attraverso:
– l’utilizzo pieno (oggi al 17% circa) delle risorse comunitarie,
– tagli a spesa militare (F35) e cosiddette ‘Grandi opere’,
– creazione di un ‘asse ad hoc’ CdP-F2i per la politica di sostenibilità,
– alienazione trasparente (non ‘buy-back’da parte di mafie) di beni sequestrati a criminali”.
Sono passati sette anni da quel gennaio 2013, è arrivata la pandemia, sono cresciute le disuguaglianze, la concentrazione di CO2 in atmosfera è arrivata a 418 ppm (la scienza allerta circa il rischio ‘estinzione della specie’ a 450 ppm).
Credo a nulla servano ‘libri dei sogni’, ‘storytelling’, ‘green washing’: lo dimostra la triste storia dell’italico GreenNewDeal, per cui dobbiamo al momento solo confidare nel GreenDeal della UE, sotteso dalla forte sfida di innovazione sostenibile che vede Germania e Francia aspirare ad essere protagoniste a scala globale.
Da noi ci si balocca con l’illusione che la ‘calza della Befana’, nel 2021 (non certo prima), ci doni centinaia di miliardi di Euro e vi è ancora chi spera di poterli disperdere ‘per li rami’ tra i ‘clientes’, quando è evidente che probabilmente un più ragionevole ammontare di risorse arriverà dalla UE, ma sarà oggetto di un accurato e severo controllo di gestione da parte di Bruxelles (dovrei dire di Berlino e Parigi). E’ quindi ancor più urgente un ‘Crash-programme’, come nel 2013 proposto, che sia ‘business plan’ delle prioritarie azioni di manutenzione e innovazione necessarie al Paese ed alle sue strutture economiche, sociali e culturali, istituzionali, garantendo anzitutto semplificazione normativa e manutenzione istituzionale, temi che affronterò dettagliatamente alla prossima puntata.
#amministrazionepubblica #semplificazionenormativa #crashprogramme #manutenzioneistituzionale #agendaganapini #grennnewdeal