Alla Transizione serve Semplificazione, di Walter Ganapini, membro onorario Comitato scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente

Con il suo icastico linguaggio artistico, Altan sintetizza la ‘vexata quaestio’ sulla quale nei decenni scorsi si è incagliato ogni tentativo di riforma nel nostro Paese, la cui resistività al cambiamento è costantemente alimentata dai dominanti interessi retrivi, oggi soprattutto fossili, adusi a trarre vantaggio dalla sopravvivenza e pervasività di subculture radicate, dal borbonico ordine ’facite ammuina!’ al ‘governare gli Italiani non è difficile, è inutile’ attribuito a Giolitti.

Personalmente, penso che solo un‘Amministrazione Pubblica trasparente, competente, efficiente nella tutela dell’interesse generale e dei beni comuni garantisca ai cittadini corretta percezione del senso del loro diritto al voto coniugato al contributo loro richiesto alla fiscalità generale. Purtroppo è documentato come il battersi in Italia per riforme strutturali in tal senso significhi schiacciare l’interruttore di una reazione a volte anche terribile e violenta come negli anni di piombo e delle stragi di Stato fino a quelle di mafia, da parte di interessi economici e ceti retrivi, clientelari, parassitari, oggi spesso condizionati dalla ‘liquidissima’ economia criminale.

Il tema è drammatico: non va mai dimenticato che si possono avere la migliore analisi delle criticità da affrontare ed il migliore progetto di riforma ad esse relativo, ma se non si sa costruire e guidare la macchina di governo (struttura e uomini) che porta dall’analisi all’attuazione del progetto di riforma, il fallimento è certo, come purtroppo dimostra, in campo ambientale, la fallimentare performance della norma ‘Ecoreati’ in tema di prevenzione e contrasto delle emergenze, dalla Terra dei Fuochi alle centinaia di roghi ‘spontanei’ di impianti di recupero di rifiuti. Per cercare di attrarre attenzione sulla ‘vexata quaestio’ di quali politiche e modelli di ‘governance’ fossero utili per contrastare gli effetti delle emergenze globali già allora in essere (e prima di ‘Laudato sì’, Paris Agreement, Agenda 2030 e pandemia), il 3 gennaio 2013 pubblicai l’ “Agenda Ganapini per il governo dell’ambiente”, http://www.vita.it/it/blog/walter-g/2013/01/03/l-agenda-ganapini-per-il-governo-dellambiente—/2578/, il cui incipit era:
“In Italia, gli effetti della gravissima crisi ambientale e finanziaria globale in atto sono tali da richiedere immediatamente un ‘Crash-programme’ per la ‘governance’ della transizione all’unico sviluppo (non ‘crescita’) possibile , quello sostenibile. Contemporaneamente all’attuazione del ‘Crash-programme’, deve partire un radicale ridisegno normativo, secondo approcci partecipativi, per armonizzare subito la legislazione in senso europeo, uno snellimento sul versante burocratico-procedurale che elimini discrezionalità prodromiche a corruzione e concussione, la creazione di funzioni di controllo e monitoraggio a garanzia di ‘enforcement’ e ‘fact-checking’ della ‘compliance’.

Le risorse necessarie all’attuazione del ‘Crash-programme’ si reperiscono attraverso:
– l’utilizzo pieno (oggi al 17% circa) delle risorse comunitarie,
– tagli a spesa militare (F35) e cosiddette ‘Grandi opere’,
– creazione di un ‘asse ad hoc’ CdP-F2i per la politica di sostenibilità,
– alienazione trasparente (non ‘buy-back’da parte di mafie) di beni sequestrati a criminali”.

Sono passati sette anni da quel gennaio 2013, è arrivata la pandemia, sono cresciute le disuguaglianze, la concentrazione di CO2 in atmosfera è arrivata a 418 ppm (la scienza allerta circa il rischio ‘estinzione della specie’ a 450 ppm).
Credo a nulla servano ‘libri dei sogni’, ‘storytelling’, ‘green washing’: lo dimostra la triste storia dell’italico GreenNewDeal, per cui dobbiamo al momento solo confidare nel GreenDeal della UE, sotteso dalla forte sfida di innovazione sostenibile che vede Germania e Francia aspirare ad essere protagoniste a scala globale.
Da noi ci si balocca con l’illusione che la ‘calza della Befana’, nel 2021 (non certo prima), ci doni centinaia di miliardi di Euro e vi è ancora chi spera di poterli disperdere ‘per li rami’ tra i ‘clientes’, quando è evidente che probabilmente un più ragionevole ammontare di risorse arriverà dalla UE, ma sarà oggetto di un accurato e severo controllo di gestione da parte di Bruxelles (dovrei dire di Berlino e Parigi). E’ quindi ancor più urgente un ‘Crash-programme’, come nel 2013 proposto, che sia ‘business plan’ delle prioritarie azioni di manutenzione e innovazione necessarie al Paese ed alle sue strutture economiche, sociali e culturali, istituzionali, garantendo anzitutto semplificazione normativa e manutenzione istituzionale, temi che affronterò dettagliatamente alla prossima puntata.

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