Secondo i dati Legambiente almeno 2 milioni di animali non sono registrati all’anagrafe canina di cui 1,5 milioni in sole 5 regioni del centro sud: Lazio, Puglia, Sicilia, Calabria, Campania. Preoccupante il numero dei cani vaganti (cani randagi e padronali con una gestione non controllata) che in tutta la Penisola oscilla tra 400.000 e 700.000 e quello dei cani randagi (senza proprietari che li rivendicano) tra i 200.000 e i 350.000.
Nel 2022 si stimano 71.000 abbandoni, una lieve flessione dell’1% rispetto al 2021, anno in cui, però, si era segnato un significativo aumento sul 2020 pari al 43%, come conseguenza della crisi socioeconomica scaturita dopo la pandemia e del cessare dello smart working. Fattori questi che hanno influito anche sul numero delle adozioni dei cani dai canili rifugio, dato che a partire dal post pandemia segna un trend in diminuzione, passando dal 53% del 2020, al 41% nel 2022 (-12%).
Il XII Rapporto Animali in Città 2023 di Legambiente ha il patrocinio dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, Federazione Nazionale Ordini dei Veterinari Italiani, Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva. Obiettivi potenziare l’approccio One Health assumendo a tempo indeterminato 10.000 veterinari pubblici in servizio entro il 2030, rendere operativo il Sistema Informativo nazionale degli Animali da Compagnia (SINAC) – anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutti gli animali d’affezione – fondamentale per prevedere, organizzare e correttamente fornire i necessari servizi ai cittadini.
Anagrafe canina, come dovrebbe funzionare
Ai questionari inviati da Legambiente hanno risposto in modo completo 552 Amministrazioni comunali su 7.904 totali (di cui 57 Comuni capoluogo di provincia pari a circa il 53% dei Comuni capoluogo italiani) e 38 Aziende sanitarie su 112 totali. Il dato complessivo che emerge è che il 39,5% tra le Amministrazioni comunali (più di una su tre) ed il 94,7% tra le Aziende sanitarie (più di nove su dieci) che hanno fornito informazioni hanno raggiunto performance almeno sufficienti rispetto al complesso dei 36 indicatori* utilizzati per i Comuni e 25 per le Aziende sanitarie.
Solo il 41,8% dei Comuni (231 su 552) dichiara di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina presenti nel proprio territorio, pari ad 1.176.322 cani. Percentuale che cala al 39,3% per quel che riguarda la consapevolezza delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2022, pari a 70.128 cani. Il 7,4% dei Comuni ha regolamentato possibili agevolazioni fiscali per le adozioni dei cani e appena il 6% quelli che hanno previsto regolamenti con agevolazioni o oneri fiscali per il controllo delle popolazioni.
Cresce la spesa pubblica italiana del settore che nel 2022 è stata pari a 229 milioni di euro, di cui 181 milioni in capo ai Comuni (3,1 euro/cittadino) e 48 milioni alle Aziende sanitarie (0,82 euro/cittadino) ma la gestione continua a non essere efficiente. Ergo i soldi ci sono ma vengono usati poco e male.
I dati sulle sterilizzazioni
Nonostante un leggero incremento rispetto al 2021 del 3%, solo il 50% delle Aziende sanitarie ha dichiarato di aver effettuato azioni di prevenzione, con la sterilizzazione di 4.881 cani (il 18% rispetto ai cani dichiarati entrati nei canili sanitari) e 21.042 gatti (circa il 14% di quelli presenti nei gattili sanitari o nelle colonie feline, nelle quali oltre 130.000 gatti risultano non sterilizzati).
Quanto ai controlli meno di 1 Comune su 2 (il 42,9%) ne ha effettuati di specifici e solo il 53,6% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip. Di questi, ne risultano in totale 491, ossia in media 1,7 per ciascuna delle 296 Amministrazioni comunali che li hanno dichiarati.