Attivisti contro il G20 a Napoli: la protesta

Attivisti contro il G20 a Napoli: la protesta

In questi giorni a Napoli si sta svolgendo il G20 che si sta articolando in tre principali macro-aree: biodiversità, protezione del capitale naturale e ripristino degli ecosistemi; uso efficiente delle risorse ed economia circolare; finanza verde. Alcuni attivisti però hanno fatto delle azioni per bloccare le manifestazioni.

“Non è la prima volta – dichiarano gli attivisti, come riporta l’agenzia Dire – che veniamo in questa sede, sia per lottare per il reintegro dei lavoratori licenziati, sia affinché le aziende nocive e che hanno sversato illegalmente nel porto vengano sanzionate e provvedano alla bonifica dei territori inquinati. Quelle stesse aziende che scaricano le navi piene di armi che non solo tolgono la vita con le aggressioni militari ma radono al suolo interi paesi”.

Ricordiamo che i Paesi membri del G20 sono: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia e Unione Europea. A questi si aggiunge la Spagna, che è un invitato permanente del G20.

I motivi della protesta

Secondo loro si tratta solo di una farsa perché dovrebbe essere necessario bloccare i profitti degli inquinatori per bloccare tutto. Gli stessi avevano manifestato bloccando lo svincolo autostradale dell’A3 a Napoli est. La protesta nasce con lo scopo di contestare la riunione del G20 su Ambiente, Clima ed Energia cominciata nel palazzo Reale di Napoli.

“Il continuo rinvio nel tempo degli obiettivi minimi sulla riduzione di Co2 e dei combustibili fossili – hanno continuato -, la costruzione ovunque di nuovi gasdotti, l’imperversare senza regole di attività e impianti inquinanti, il potere delle compagnie petrolifere e delle elite che grazie a esse costruiscono ricchezze senza fondo, il cinismo delle multinazionali e delle compagnie di trasporto che usano i paesi più poveri del mondo come discarica tossica ci racconta come quelle di cui ci parla in questo momento a palazzo reale siano semplicemente politiche di zi, il tentativo di utilizzare l’allarme climatico e ambientale e strumentalizzare la domanda di cambiamento solo per specularci sopra”.