Si modificano le abitudini alimentari degli italiani: aumenta l’uso di prodotti a base vegetale, crolla quello di carne (due milioni coloro che ne hanno ridotto il consumo negli ultimi anni) e si moltiplicano i ristoranti vegani, dove non si fa uso di tutti i derivati animali: latte, uova e miele, sono sempre di più per andare incontro alle esigenze dei nuovi clienti. Tra le certificazioni più accreditate la VeganOK. Grande novità degli ultimi anni l’alimentazione crudista, naturalmente senza animali nel piatto. Ecco allora i ristoranti, i bar e i corsi per imparare a portare in tavola cibo non cotto o quasi.
Fisiologico il fatto che molti genitori vegani vogliono che anche i propri figli seguano un’alimentazione cruelty–free fin dal momento dello svezzamento. Ma cosa accade quando il bambino viene inserito nella comunità scolastica? E’ possibile chiedere un menu privo di derivati animali?
Prima di tutto serve un atteggiamento chiaro e diretto con il capo d’istituto. Inutile trincerarsi dietro scuse poco attendibili e falsi certificati medici per paura di non riuscire a raggiungere l’obiettivo. Un’alimentazione corretta, sana e in linea con i nostri principi, è un diritto che nessuno può sottrarci: “i genitori hanno il dovere di educare i figli, riconoscendo loro il diritto di trasmettere i propri valori morali”, art. 30 della Costituzione.
La normativa varia da comune a comune e difficilmente riesce ad ottenere quella trasparenza che può tranquillizzare un genitore. Il Ministero della Salute ha emanato le “linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica”, che prevede la possibilità di avere menù alternativi per motivi etico–religiosi o culturali fornendo solo un’autocertificazione. Sarebbe interessante sapere il significato dei “motivi culturali”; si può trovare supporto, comunque, sulla pagina Facebook “Bimbi vegani: problema mensa”.
Il primo passo è chiedere un appuntamento con un tecnologo alimentare della ASL (con lettera scritta indirizzata alla scuola e per conoscenza al proprio Comune) cui eventualmente consigliare uno schema bilanciato settimanale stilato insieme ad un nutrizionista di fiducia.
L’insistenza premierà..altrimenti le vie legali rimangono l’unica strada.
di Marzia Fiordaliso