Bioplastiche compostabili

Bioplastiche compostabili, settore in crescita anche nel 2022

Continua a crescere il settore delle bioplastiche compostabili, sia in termini di volumi trattati che di occupati. Cresce anche il fatturato per il segmento secondo il IX Rapporto sulla filiera italiana delle bioplastiche compostabili, diffuso attraverso un comunicato da Biorepack (Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile).

Presentato ieri durante il convegno organizzato da Assobioplastiche, Consorzio Biorepack e CIC (Consorzio Italiano Compostatori), il rapporto evidenzia come durante il 2022 siano risultate attive nel settore 271 aziende (per un totale di oltre 3mila addetti occupati). Il bilancio parla inoltre di un volume di 127.950 tonnellate di manufatti compostabili prodotti (+2,1% sul 2021 e con un tasso di crescita tra 2012 e 2022 del 226%) e un fatturato complessivo di 1.168 milioni di euro (+10,1% sul 2021 e un tasso di crescita media annua del 10% dal 2012, quando era di 370 milioni).

Bioplastiche compostabili, i punti di forza

La crescita delle bioplastiche compostabili è ancora una volta guidata dai prodotti monouso come piatti, posate e bicchieri, per un incremento del 23% rispetto al 2021. Seguono diversi tipi di film per imballaggio (+7% non alimentari e +3% per l’imballaggio alimentare) e film agricolo (+2%). Invariati i dati sui sacchetti per “asporto merci” e “ultraleggeri”.

Possibili sono anche i dati sul riciclo, che nel caso delle bioplastiche compostabili ha raggiunto il 60,7% nel 2022 (+9% rispetto al 2021), ampiamente oltre l’obiettivo del 55% previsto entro il 2030. Oltre 3700 i Comuni convenzionati con Biorepack, per un totale di circa 38 milioni di cittadini coinvolti.

Sul fronte attività di trattamento nel rapporto viene indicato come 293 il numero degli impianti di compostaggio presenti in Italia, che hanno trattato 4 milioni di tonnellate di rifiuto a matrice organica. A questi si aggiungono i 63 impianti integrati, che hanno portato al trattamento di ulteriori 4,3 milioni di tonnellate. Grazie al trattamento biologico della FORSU è stata evitata la produzione di 5,4 Megatonnellate di CO2 equivalente, permettendo al contrario di produrre oltre 2 milioni di tonnellate di compost (il 34% delle quali a marchio CIC), riportando nei terreni agricoli 440.000 tonnellate di carbonio organico.

Plastiche e preoccupazioni per il futuro

All’interno del rapporto trovano purtroppo spazio anche alcune preoccupazioni relative ai soliti “furbetti”. In particolare per quanto riguarda il segmento dei sacchetti, per i quali la quota di prodotti illegali è salita al 28% nel 2022 (rispetto al 22% del 2021).

Preoccupano poi anche i monouso non compostabili, in molti casi indicati come “riutilizzabili”. Un “trucchetto” secondo Biorepack, aggira la norma sulla vendita dei prodotti monouso e porta a una concorrenza spietata nei confronti di chi opera nel settore delle bioplastiche compostabili. Come ha sottolineato Marco Versari, presidente di Biorepack:

Tutti questi fenomeni creano danni da molti punti di vista. Erodono i margini di crescita delle aziende che operano nella legalità e, così facendo, riducono le loro possibilità di fare investimenti che hanno ricadute positive sia in termini occupazionali sia per l’individuazione di soluzioni innovative a ridotto impatto ambientale. Inoltre creano problemi anche economici ai Comuni impegnati nella raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti: una minore qualità della raccolta equivale infatti a minori corrispettivi economici che possiamo garantire loro come consorzio.

Rischi per il riciclo e per l’ambiente

Non ci sono soltanto i risvolti economici tra i punti negativi di quanto emerso dal IX Rapporto sulla filiera italiana delle bioplastiche compostabili. Inevitabili sono anche le ricadute sulla buona riuscita del riciclo e della raccolta differenziata, come ribadito da Lella Miccolis, presidente del CIC:

I manufatti in plastica tradizionale rappresentano la maggiore quantità di frazione estranea che ci troviamo nei nostri impianti di compostaggio. Questi prodotti ‘sporcano’ la raccolta dell’umido domestico e così facendo diminuiscono la quantità di compost che è possibile produrre nei nostri impianti. È bene ricordare che il compost è una valida alternativa figlia dell’economia circolare che aiuta a riportare fertilità ai terreni agricoli senza il bisogno di usare i concimi di origine chimica.

Rilanciare la lotta all’illegalità ripensando i controlli e riconoscendo il giusto valore alla filiera attraverso interventi e normative adeguate. Questa la richiesta delle associazioni, ribadita anche da Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche:

Se Paesi come Stati Uniti e Cina hanno compreso le opportunità di questo mercato iniziando ad agire su più fronti, occorre che la politica si adoperi per difendere e valorizzare un’industria che ha generato innovazione, occupazione e crescita per il Paese e difesa del capitale naturale. Di fronte a queste prospettive rilanciamo, ad esempio, la necessità di un riconoscimento del valore strategico del nostro comparto anche tramite apposita classificazione ATECO/NACE. Altrettanto doverosa sarebbe prevedere un’aliquota IVA agevolata riconoscendo le positive proprietà intrinseche della bioplastica compostabile e destinare agli organismi accertatori le risorse ottenute con le sanzioni comminate ai produttori di manufatti illegali.