Roma – “Con la scusa dello Stadio un diluvio di cemento! Senza mezzi pubblici decade l’utilità pubblica e la conferenza dei servizi non può chiudersi – Il taglio sulle cubature del 25%, tutto da verificare, sarebbe irrisorio, diluvio di cemento era e diluvio di cemento rimarrebbe! Tor di Valle sarebbe la più grande e grave variante al piano regolatore di Roma, in linea con le pessime scelte urbanistiche del passato”
Ieri 15 febbraio, alle porte del vecchio ippodromo si è svolto il blitz NO AL CEMENTO – STOP AL CONSUMO DI SUOLO di Legambiente contro la cementificazione di Tor di Valle, conseguenza del progetto “Stadio della Roma”. Alcuni volontari del cigno verde hanno esposto striscioni e manifesti illustrativi con indicazioni su quanto sarà impattante il progetto da circa 1 milione di metri cubi di cemento: i nuovi edifici corrisponderanno a 25 torri di Tor Bella Monaca, 9 volte la nuova Stazione Tiburtina o l’hotel Hilton di Monte Mario ma anche quanto 100 palazzi di 6 piani e l’eventuale riduzione del 25% delle cubature della quale si parla, tutta da verificare, dai dati esposti sarebbe comunque un diluvio di cemento.
Gli ambientalisti hanno analizzato i dati complessivi del progetto, estratti dalla Relazione Introduttiva Descrittiva opportunamente pubblicata sul proprio sito dalla Regione Lazio: lo stadio occuperebbe una superficie di 52.500 mq per uno sviluppo di 168.000 metri cubi secondo parametri del piano, il Business Park sarebbe da 281.500 mq e un totale di 964.800 metri cubi, il cosiddetto “Convivium” sarebbe da 20.000 mq e 64.000 metri cubi; in conferenza dei servizi si sta discutendo di un progetto di addirittura 1.196.800 metri cubi complessivi. Secondo i conteggi da parametri, la frequentazione nei giorni feriali sarebbe di almeno 9.440 persone nell’area (come una cittadina delle dimensioni di Subiaco), i quali, se viaggiassero sulla Roma-Lido ne aumenterebbero il carico di utenza del 10% con conseguenze drammatiche sulla già pessima qualità di viaggio nella tratta. Anche se tutta da verificare, la riduzione del 25% della quale si parla nelle ultime ore, riguardante ovviamente solo Convinvium e Business Park, è irrisoria rispetto all’impatto complessivo e porterebbe il progetto a una portata totale comunque di 939.600 metri cubi.
“No al cemento a Tor di Valle e al consumo di suolo a Roma, con un progetto pensato speculando sulla passione sportiva, nella capitale ci sarebbe un diluvio di un milione di metri cubi di cemento e l’ennesimo quartiere nato dove non dovrebbe e senza il trasporto pubblico necessario – così dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio, a margine del blitz dell’associazione –. È surreale e irresponsabile che in tempi dove impariamo a fare i conti con la violenza del clima si spinga un tale diluvio di cemento a pochi metri dal Tevere nell’ultima ansa libera dentro Roma. Pensando al trasporto pubblico poi, fa rabbrividire l’idea che a trasportare i tifosi verso lo stadio e le migliaia di persone che quotidianamente dovrebbero raggiungere il nuovo quartiere di uffici, dovrebbe essere la Roma-Lido, peggior linea ferroviaria d’Italia e la più frequentata con centomila viaggiatori giornalieri; insomma si costruirebbero palazzi, si chiuderebbe nel cemento un fosso e si farebbero nuove strade che portano a questa speculazione, ma l’unico intervento di cui la zona avrebbe bisogno, la metropolitina con il prolungamento della B o la trasformare della Roma-Lido, non sarebbe mai realizzato. La conferenza di servizi non si può chiudere il 3 marzo positivamente perché non c’è la garanzia sull’accessibilità con i mezzi pubblici che la delibera comunale di interesse pubblico vincolava peraltro ad una portata di almeno la metà dei tifosi”.
Da quando nel 2013 nasceva il progetto, Legambiente ne ha sempre criticato duramente l’enorme portata cementificatoria che a nove anni esatti dall’approvazione del Prg di Roma (delibera comunale del 12/02/2008), prevede che la prima opera realizzata sia in deroga al piano stesso, le cui previsioni salterebbero immediatamente; per raggiungere il dimensionamento previsto dal prg vigente (circa 69 milioni di mc) mancano circa 15 milioni di mc fatti di Centralità da pianificare, programmi integrati, piani di recupero dei Toponimi (zone ex abusive). Davanti a ciò si procede non solo in deroga, ma con cubature aggiuntive a quel dimensionamento, che tante battaglie è costato agli ambientalisti romani, si pensi che il prg adottato aveva un dimensionamento di 77 milioni di mc. Una operazione urbanistica quella di Tor di Valle simile a tante del passato come Tor Pagnotta, maggior intervento nel piano dove sono previsti un milione di metri cubi senza metro e con un filobus che non c’è. “Il progetto – conclude Scacchi – significherebbe che, come è stato per decenni lo sviluppo urbanistico romano, continua a essere in mano ai privati di turno e con deroghe che fanno nascere quartieri di Roma senza servizi indispensabili, in barba al buon senso e alle regole; se poi si volesse davvero riqualificare l’area in questione non è certo l’asfalto e il cemento la migliore delle soluzioni. Se il progetto proseguisse non potremmo che costatare una raggelante continuità di scelte urbanistiche della Giunta Comunale in linea con quelle sciagurate del passato e che renderebbe peggiore la città”.