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Cambiamenti climatici, elogio di Antonio Guterres e del Sesto Rapporto IPCC, di Walter Ganapini – Green Deal

Penso si debba tutti dare atto al Segretario Generale delle Nazioni Unite, il portoghese Antonio Guterres, di un impegno personale davvero raro per costanza ed efficacia nel chiamare istituzioni, imprese, comunità umane ad agire per contrastare i cambiamenti climatici in atto e combatterne i terribili effetti in termini di vite perdute, disuguaglianze, aggressione a risorse limitate, esauribili, che dovremmo considerare bene comune da tutelare in logica di solidarietà diacronica.

Impossibile rimanere indifferenti al suo pressoché quotidiano appello: Act on Climate Now. Solo Papa Francesco lo eguaglia in tale incessante sforzo per lenire il “grido di sofferenza della casa comune Terra”, coinvolgendo dalle Organizzazioni di Fede alle comunità ed alle persone.

Cambiamenti climatici, stesse conclusioni per Guterres e Rapporto IPCC

Guterres sui cambiamenti climatici

Resistenza ed impegno ancor più da ammirare, stanti ostilità e campagne denigratorie promosse dai pochissimi detentori dei ricchissimi poteri fossili che governano una scena mondiale dominata dalle quattro crisi sistemiche interconnesse, bellica, pandemica, finanziaria-industriale, climatica. Dopo avere prezzolato assertori del negazionismo climatico, quei poteri hanno investito in greenwashing: da ultimo, fallita anche questa strategia, mirano a procrastinare il proprio business as usual generando inactivism delle istituzioni, come dimostra la frustrante sequela di COP fino a Sharm-el-Sheick, di fatto portando l’Umanità verso un rischio reale di estinzione, considerato probabile ad una concentrazione di CO2 in atmosfera pari a 450ppm.
Oggi siamo già a 420ppm CO2, concentrazione misurata a Mauna Loa.

Guterres altro non fa che comunicare in ogni modo, con i suoi appelli, le conclusioni cui è arrivata la scienza grazie ai lavori della rete IPCC che ora hanno portato alla recentissima pubblicazione del nuovo Synthesis Report, rapporto conclusivo che sintetizza le migliaia e migliaia di pagine del 6° Assessment Report (AR6) realizzato dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici.

Il rapporto evidenzia come il surriscaldamento del pianeta, con aumento della Temperatura media globale di 1.1°C rispetto all’era preindustriale (1850-1900), stia già avendo impatti disastrosi sulla vita di miliardi persone in tutto il mondo.

L’aumento di ondate di calore, siccità ed inondazioni sta già superando il livello di guardia. Questi eventi meteorologici estremi si stanno verificando simultaneamente, causando impatti a cascata sempre più difficili da gestire. Oltrepassare la soglia di 1,5°C entro la fine del secolo avrà effetti devastanti e irreversibili sull’ecosistema globale e sulle generazioni future.

Ogni aumento del riscaldamento comporta una crescita accelerata dei fenomeni estremi: ondate di calore più intense, precipitazioni più violente e altri fenomeni meteorologici aumentano ulteriormente i rischi per la salute umana e gli ecosistemi.

In ogni regione, le persone muoiono a causa dei picchi di calore. L’insicurezza alimentare e idrica legata al clima è destinata ad aumentare con l’aumento del riscaldamento. E, quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o conflitti, diventano ancora più difficili da gestire – sottolinea il Rapporto IPCC.

La metà della popolazione mondiale vive in regioni vulnerabili

Le attuali politiche climatiche dei governi ci portano verso un aumento della temperatura media globale di quasi 3°C entro la fine del secolo, con perdite e danni che già sperimentiamo a carico di comunità, persone ed ecosistemi più vulnerabili, grave ‘ingiustizia climatica’ cui porre rimedio.

Aditi Mukherji, uno degli autori del Rapporto, dichiara:

Quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell’ultimo decennio, i decessi per inondazioni, siccità e tempeste sono stati 15 volte superiori nelle regioni altamente vulnerabili.

Come ci ricordano quotidianamente Papa Francesco e Guterres, è imprescindibile un’azione celere da attuare entro il 2030 per ridurre le emissioni di gas serra in tutti i settori di quasi la metà, se si vuole limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. La soluzione sta in uno sviluppo resiliente, con scelte radicate nella diversità di valori, visioni del mondo e conoscenze, comprese quelle scientifiche, per trovare soluzioni appropriate a livello locale e socialmente accettabili.

Dobbiamo ridurre i gas serra

I cambiamenti nei settori alimentari, dell’energia elettrica, dei trasporti, dell’industria, di edifici ed uso del suolo, oltre a ridurre le emissioni, possono rendere più facile per le persone condurre stili di vita a basse emissioni di carbonio, migliorando così anche la salute e il benessere.

I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni – ricorda il Rapporto.

L’integrazione di un’azione climatica efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, ma fornirà anche benefici più ampi – ha dichiarato il Presidente IPCC Lee, che ha aggiunto – Questo Rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti.

I cambiamenti trasformativi hanno maggiori probabilità di successo quando c’è fiducia, quando tutti collaborano per dare priorità alla riduzione dei rischi e quando i benefici e gli oneri sono condivisi in modo equo – ha continuato Lee – Viviamo in un mondo eterogeneo in cui ognuno ha responsabilità diverse e diverse opportunità di apportare cambiamenti. Alcuni possono fare molto, mentre altri avranno bisogno di sostegno per gestire il cambiamento.

Rapporto IPCC pietra miliare della Transizione

Fondamentale è perciò l’adozione di politiche coerenti, accompagnate da fondi adeguati, affinché le comunità riducano o evitino i consumi ad alta intensità di Carbonio, al contempo limitando fino ad eliminare, con investimenti significativi nell’adattamento, rischi crescenti soprattutto per i gruppi e le regioni vulnerabili”.

Grazie, quindi, al Rapporto di sintesi del 6° Rapporto IPCC, che conclude il lavoro del Panel e costituisce un sommario destinato ai decisori politici, testo frutto di una settimana di negoziati con 6841 commenti di revisione e 6636 commenti di 47 governi (21 Paesi sviluppati, 22 in via di sviluppo, 2 economie in transizione, 2 Piccoli stati insulari).

Con l’Agenda 2030, questo Rapporto è pietra miliare della transizione.

di Walter Ganapini, membro onorario Comitato scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente

Immagine di Antonio Guterres tratta dal sito delle Nazioni Unite.