CAPITALE NATURALE: Una mappa per la nostra ‘giungla’ urbana, di Antonio Barone, Responsabile Comunicazione WWF Italia

Il lockdown ci ha aperto gli occhi su città più verdi e piene di vita. Proviamo a dare un nome alla natura con cui condividiamo gli spazi urbani.
Il COVID, dunque, ha messo in luce la dimensione “naturale” delle nostre città, attirando la nostra attenzione spesso distratta da una quotidianità sempre più caotica e veloce sulla natura che si nasconde dietro l’angolo delle nostre case o dei nostri uffici.
Abbiamo scoperto città più verdi e più vive. Abbiamo realizzato che lo spazio che consideriamo ‘tutto nostro’ è in realtà condiviso con tanti esseri viventi che, in nostra assenza, hanno riacquistato spazi invasi dalle nostre auto o dalle nostre attività quotidiane.
Allora proviamo a scoprire insieme tutto quello che ci circonda in modo da dare un nome alla natura che ci circonda. Non in molti sanno che il granchio di acqua dolce si nasconde nei canali sotterranei dei Mercati di Traiano a Roma o che tra i rami di olmi e magnolie che abbelliscono strade e parchi della capitale fanno il ‘pieno’ di bacche e semi centinaia di pappagalli di due specie ormai ambientate, il parrocchetto dal collare e il parrocchetto monaco.
Il falco pellegrino nidifica tra grattacieli e campanili di città storiche come Roma e Bologna mentre a Milano una decina di coppie di un altro piccolo falco, il gheppio, abitano tra la Stazione Centrale e la torre di San Siro o sui tetti dell’Ospedale di San Paolo.
Quello appena descritto rappresenta solo un piccolo frame, nulla di più di un fotogramma per riprodurre la ‘giungla urbana’ di casa nostra: un mosaico di incredibile interesse composto da centinaia di specie animali che, ormai, sono diventate “cittadini”. Il WWF Italia ha provato a disegnare una mappa di questa biodiversità cittadina riunendo i ‘big 5’ (una classificazione che solitamente identifica i 5 simboli della fauna africana: leone, elefante, rinoceronte, leopardo e bufalo) della fauna italiana che popolano 10 città italiane, da nord a sud.
Ognuna delle nostre città racchiude specie ormai tipiche degli ambienti urbani e limitrofi, ma anche animali ‘selvaggi’ che si possono avvistare a breve distanza dalle città, insieme ad alcune arrivate da ambienti lontani (specie ‘aliene’), ormai adattate alle nostre metropoli. Tra le più frequenti ci sono le volpi, facilmente osservabili all’alba o al crepuscolo alla ricerca di cibo, o i gabbiani abituati a vivere sui tetti dei nostri palazzi (anche la sede del WWF Italia ospita ogni anno una coppia) e poi scoiattoli, rondoni, pipistrelli, ricci e tanti altri.
Ma se in natura tra le rocce assolate è normale osservare il passero solitario, questo bellissimo uccello blu scuro ‘dipinto’ dalle parole di Giacomo Leopardi ha scelto molte città come ambiente alternativo per vivere tranquillamente tra rovine e ruderi.
Sono, infatti, molti gli animali di ambienti selvaggi ad aver preso la ‘residenza’ cittadina: istrici, gufi comuni e gufi reali, aironi cenerini, testuggini palustri, upupe, rondini montane, gruccioni, rospi smeraldini, tassi, faine e nibbi reali.
L’elenco della ‘giungla cittadina’ riserva anche molte sorprese: è il caso di città costiere come Palermo, dove al largo dell’area portuale si può avvistare il tursiope (la specie di delfino più costiera), avvistato anche lungo il fiume Arno a Pisa dopo aver risalito il corso d’acqua. Il simbolo delle lagune naturali, il fenicottero, ormai vive e si riproduce negli stagni di Cagliari dove è presente un’altra specie estremamente rara, il coloratissimo e cangiante pollo sultano. Ci sono poi specie della fauna selvatica che vivono nei territori limitrofi delle grandi città e che possiamo considerare in qualche modo residenti della periferia. Un abitante particolarmente ‘nobile’ è infatti l’aquila reale, diffusa su Alpi e Appennini, che è possibile avvistare nei cieli delle aree limitrofe a Trento. Anche l’orso bruno è tornato ad abitare il Trentino e, dopo un  progetto di ripopolamento, si può avvistare non lontano dai centri urbani. Lo stesso dicasi del più mansueto orso bruno marsicano, spesso in visita ai piccoli centri urbani abruzzesi, e ormai vera e propria superstar del turismo abruzzese.
Anche il lupo frequenta ormai zone periurbane seguendo le sue prede naturali, come il cinghiale e il capriolo: è stato visto nelle colline a ridosso di Bologna, ma anche non lontano da Torino, Parma, Forlì, Lucca, Roma, Ascoli e Matera. E proprio Matera ospita una delle colonie più importanti di un falco molto raro e scomparso altrove, il grillaio, il più piccolo rapace d’Europa che si nutre di cavallette, coleotteri e insetti vari. La popolazione materana rappresenta un caso singolare della fauna urbana, dove nidificano almeno 600 coppie. Sempre a Matera il capovaccaio, una specie di avvoltoio venerata dagli Egizi per il suo compito di ‘spazzino naturale’, nidifica non lontano dalla città ed è facile osservarlo nei cieli delle aree limitrofe alla città insieme ad un’altra specie rara, la cicogna nera.

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