Centri urbani Daniela Bernacchi

Centri urbani più sostenibili e comunità più resilienti, l’impegno delle aziende, di Daniela Bernacchi

Il Network italiano dell’UN Global Compact ha avviato una riflessione sul contributo delle imprese nella creazione di centri urbani più sostenibili e comunità più resilienti. Tutto ha avuto inizio nel 2022, in occasione della settima edizione dell’SDG Forum di Torino. Secondo le stime delle Nazioni Unite, riportate nel Sustainable Development Goals Report 2022, attualmente circa la metà della popolazione mondiale vive nelle città, dove si concentra oltre l’80% delle attività economiche globali. È evidente, quindi, che gli agglomerati urbani sono al centro dello sviluppo della società.

Tuttavia, i dati relativi all’impatto dell’urbanizzazione su infrastrutture, servizi e risorse naturali sono tutt’altro che positivi. Dallo stesso report, infatti, si evince che, nonostante le città occupino soltanto il 3% della superficie terreste, consumano fino all’80% delle risorse energetiche e sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni di gas serra.

Centri urbani e sfide sociali

Alle sfide ambientali, si aggiungono poi quelle sociali. Secondo il World Cities Report 2022 di UN Habitat, l’aumento della povertà e l’acuirsi delle disuguaglianze sono due delle problematiche più urgenti che le città si ritrovano ad affrontare: ad esempio, oggi oltre il 20% della popolazione mondiale, vive in alloggi inadeguati, affollati e non sicuri.

Per quanto riguarda la situazione nelle città italiane, stando al Rapporto SDGs 2022 dell’ISTAT, c’è ancora un ampio margine di miglioramento: quasi un quinto della popolazione vive in abitazioni con problemi strutturali; è crollato l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici nelle aree urbane; i livelli d’inquinamento da polveri sottili sono in graduale miglioramento, ma restano ancora elevati rispetto agli standard di riferimento fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il contributo del settore privato allo sviluppo di un nuovo paradigma urbano

Innanzitutto, è cruciale per le imprese acquisire maggiore consapevolezza del ruolo che possono ricoprire nei territori e nelle comunità in cui operano in quanto agenti responsabili e propulsori del cambiamento. Investendo sul capitale umano, ovvero sulle competenze sociali, ambientali e digitali di dipendenti e collaboratori, ma anche di studenti di Istituti di formazione e Università del territorio e delle categorie fragili a rischio di emarginazione, un’azienda contribuisce a promuovere nelle comunità di riferimento una maggiore partecipazione della popolazione alle attività economico-produttive e, quindi, a contrastare la povertà.

Allo stesso modo, intervenendo con le proprie competenze e risorse finanziarie in iniziative di rigenerazione urbana e riqualificazione dei luoghi, le imprese promuovono, tra le altre cose, la creazione di quartieri più verdi, sicuri ed inclusivi e contribuiscono a dare una nuova vita a spazi in stato di rovina e abbandono. Nella realizzazione di una città più sostenibile, le aziende operanti nel settore del trasporto pubblico locale possono generare un impatto positivo, attivandosi, ad esempio, per garantire l’erogazione di questi servizi essenziali in modo meno inquinante, più efficiente e, nel complesso, più accessibile per tutta la popolazione.

Infine, le realtà imprenditoriali possono sensibilizzare i propri dipendenti, i consumatori e la comunità in generale, indirizzandole verso modelli di consumo responsabili e spingendole ad assumere comportamenti più virtuosi. Basti pensare all’uso più efficiente delle risorse, alla raccolta differenziata o alla riduzione delle emissioni anche a livello privato. In questo modo, diventano essi stessi cittadini più consapevoli e integrati nel processo di sviluppo sostenibile del proprio territorio.

La conoscenza dei centri urbani da parte delle imprese

Per affrontare queste sfide, è importante che le imprese abbiano una profonda conoscenza del territorio in cui operano, sia da un punto di vista sociale che ambientale. Inoltre, è necessario adottare un approccio nuovo, orientato al superamento degli individualismi e alla creazione di “alleanze efficaci”, che possono declinarsi sia in azioni collettive fra imprese, che in partnership pubblico-privato-non profit. In particolare, lo stimolo è ad attivare sinergie e collaborazioni su priorità e obiettivi condivisi, in cui vengano messi a fattor comune gli elementi di forza di ogni attore coinvolto.

Ad esempio, il contributo delle Università è fondamentale in quanto serbatoi di visioni innovative e conoscenza; le organizzazioni del Terzo Settore, dal canto loro, sono più vicine alle esigenze della popolazione e spesso già attive in iniziative volte alla creazione di valore condiviso.

È importante sottolineare anche il supporto imprescindibile della pubblica amministrazione, che è chiamata a creare un contesto favorevole e a ricoprire il ruolo di acceleratore finanziario e burocratico per l’avanzamento di progettualità di rigenerazione e riqualificazione.

Attori fondamentali sono, inoltre, i cittadini stessi, poiché nessuna iniziativa di valorizzazione dei luoghi urbani può essere efficace senza che questi siano pronti a recepirla e, se possibile, attivamente coinvolti nella sua progettazione. Un’attenzione specifica va, infatti, riservata al rapporto tra l’impresa e il territorio in cui opera, dove bisogna tenere in considerazione non solo la dimensione economica, ma anche quella ambientale, sociale e culturale, soprattutto nei casi in cui le attività produttive si svolgono in contesti urbani e periferici già permeati da criticità, quali, ad esempio, la presenza di sacche di povertà, l’elevata densità abitativa e le disuguaglianze diffuse.

Buone pratiche di sviluppo sostenibile

Come rete nazionale a cui partecipano circa 550 imprese impegnate sui temi dello sviluppo sostenibile, possiamo affermare che nel nostro Paese si registrano già delle buone pratiche avviate da diverse realtà imprenditoriali per contribuire all’avanzamento dell’SDG 11 – Città e Comunità Sostenibili. Allo stesso modo, siamo consapevoli di quanto potenziale resti ancora inespresso. Da qui, il nostro auspicio è che le imprese rafforzino il loro impegno e la loro azione.

È in questo contesto che abbiamo lanciato il Manifesto “Imprese per le Persone e la Società”, invitando tutto il settore privato – aderente e non aderente all’UN Global Compact – a firmarne i suoi 10 punti, per un nuovo e più ambizioso impegno nella dimensione sociale della sostenibilità, che comprenda anche i territori, i centri urbani e le comunità. Attraverso il Manifesto, l’impresa dichiara la propria intenzione di agire ancor più efficacemente per la riduzione delle disuguaglianze sociali e di genere, e di offrire il proprio supporto ad azioni finalizzate al benessere della collettività, anche attraverso investimenti in formazione e sensibilizzazione e tramite la collaborazione con altre realtà.

di Daniela Bernacchi, Executive Director, UNGCN Italia