La Polizia Municipale e la Capitaneria di Porto hanno chiesto ai chioschi di Capocotta di abbandonare tutta la zona costiera compresa tra Torvaianica e Castel Porziano. Il tratto che va dal km 7,600 al km 10,100 è famoso per le sue meravigliose dune e dal 1996 è inserito nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano con decreto del Ministero per l’Ambiente. L’area protetta più grande del Mediterraneo è divisa fra i comuni di Roma e Fiumicino ed è un immenso patrimonio degno di tutela.
Il Comune, al momento, non ha emesso un nuovo bando per gestire i punti ristoro e l’assistenza ai bagnanti e a non poter riaprire, perché considerati abusivi, saranno i popolari Dar Zagaia,Mecs Village, Mediterranea, Oasi Naturalista e Porto di Enea, chioschi che da anni mantengono le dune pulite e ben conservate e sono punto di riferimento per tanti romani interessati alle tematiche green e a quelle sociali.
Chioschi di Capocotta, le aree protette se rispettate si possono vivere
Secondo Legambiente i chioschi e la corretta gestione della zona sono un esempio di come anche un’area protetta, a cui oggi 24 maggio è dedicata la Giornata Europea dei Parchi, può diventare fruibile se si seguono le regole:
Capocotta ha un modello di gestione che invece andrebbe esportato come virtuoso, con il quale la Capitale si può fregiare di una grande porzione di litorale accessibile alla libera fruizione: senza quel Lungomuro che a Ostia non permette il raggiungimento e la vista stessa del mare; senza distruzione della fascia dunale provocata dal parcheggio selvaggio fino alla spiaggia come nella vicina Castel Porziano.
Sicuramente gli accessi dovranno essere contingentati per evitare che un’eccessiva pressione antropica possa creare danni ad una zona che ha già subito più volte l’erosione delle mareggiate, famose quelle del 2001 e del 2008 per cui la Regione Lazio ha stanziato 24 milioni di euro. Però dalla gestione accurata dell’affluenza alla scomparsa improvvisa dei chioschi che sono per i romani un pezzo di storia ce ne passa, chi se ne prenderà cura una volta tolta la licenza a coloro che li hanno gestiti con attenzione? E perché tutto è accaduto all’improvviso e non si sono presi in Comune provvedimenti adeguati per tempo?