combustibili fossili New York

Combustibili fossili, New York sfila e chiede ai Governi azioni concrete. Il vertice ONU

A New York un lungo corteo composto da 100.000 persone ha sfilato contro i combustibili fossili e gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Domenica 17 le strade della Grande Mela hanno accolto gli attivisti in t-shirt arancione che hanno dato il via ad periodo cruciale per la protezione dell’ambiente. I leader del mondo, insieme ai CEO di alcune aziende, alle istituzioni finanziarie e ai rappresentanti della società civile, infatti, nel vertice di questa settimana, faranno il punto sugli obiettivi dell’Agenda2030.

Fra i manifestanti anche la deputata Alexandria Ocasio-Cortez. Netto il suo orientamento: gli Stati Uniti hanno tutte le carte in regola, ha sempre sostenuto, per diventare 100% rinnovabili entro il 2035. La parlamentare ha conquistato il suo seggio nelle elezioni di metà mandato nel novembre 2018, diventando la più giovane donna eletta al Congresso e da allora si è sempre spesa in favore dell’ambiente, dell’abolizione dell’Immigration and Customs Enforcement, delle cure mediche per tutti i ceti, della restrizioni sull’uso delle armi, per i diritti delle donne definendo se stessa “socialista” termine che negli USA non è amato.

I combustibili fossili al centro dei lavori

La marcia sul clima si è conclusa nei pressi del quartier generale della Nazioni Unite dove oggi iniziano i lavori del Climate Ambition Summit, appuntamento che può considerarsi la vigilia della Cop28 di Dubai prevista dal 30 novembre al 12 dicembre 2023. Obiettivi primari invitare i paese più in ritardo ad accelerare i dovuti provvedimenti in favore del clima e mostrare i progetti in corso, presente per gli USA anche John Kerry, inviato speciale del presidente, che non dovrebbe però pronunciare nessun discorso.

Al centro delle discussioni l’eliminazione progressiva dei combustibili fossili ma come Direttore Editoriale di un magazine sull’ambiente mi auguro fortemente che accasa entro questo secolo, perché i proclami sono facili ma le azioni sono alla base dei cambiamenti radicali.

Gli Accordi di Parigi del 2015 che dovevano portare a provvedimenti immediati, impegnando i Paesi a limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2° C rispetto ai livelli preindustriali e limitare l’aumento a 1,5 °C, non si sono rivelati una priorità nelle agende politiche dei capi di governo e lo stesso António Guterres, Segretario generale ONU, ha bacchettato i leader del mondo senza mezze misure rimanendo però ottimista.

Tutti ambientalisti i leader, che dovrebbero essere i protagonisti della transizione ecologica, nella teoria ma poi le azioni vere sono poche e a macchia di leopardo spesso, parlo dell’Italia, lasciate alle decisioni di alcuni sindaci più lungimiranti, penso, ad esempio, alle città dei 30 km/h come Bologna e Torino.