L’intervista a Tommaso Campanile, Presidente CONOE – Consorzio nazionale raccolta e trattamento oli e grassi vegetali ed animali esausti per capire a che punto siamo con la transizione, come raccogliere l’olio, qual è il percorso dopo il conferimento, come si comportano gli Enti Locali e il sostegno del Governo.
Il Consorzio nasce con la funzione di organizzare, controllare e di monitorare la filiera degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti a fini ambientali, a tutela della salute pubblica e, allo scopo di ridurre la dispersione del rifiuto trasformando un costo ambientale ed economico in una risorsa rinnovabile.
Nel corso degli anni, l’adesione è cresciuta costantemente, oggi partecipano al sistema consortile 12 Associazioni di categoria in rappresentanza di oltre 300 mila produttori di olio esausto (principalmente attività commerciali ed artigianali per la ristorazione), un’Associazione di categoria in rappresentanza di oltre 500 aziende di raccolta e stoccaggio, un’Associazione e oltre 60 aziende di rigenerazione per il riciclo del rifiuto in materie prime seconde, 4 Associazioni di categoria in rappresentanza dei produttori.
L’intervista al CONOE
Si parla di transizione ecologica, ma a che punto siamo?
Per transizione ecologica, si deve intendere una strada percorsa da tutta la società: istituzioni, imprese, cittadini, per portare il paese ed anche L’Europa ad avere un ambiente carbon free, e contrastare in maniera efficace i cambiamenti climatici portatori di catastrofi e danni alle persone e alle attività economiche.
L’Unione europea sta marciando abbastanza bene con l’adozione di provvedimenti che appaiono coerenti con la strategia del green deal.
Naturalmente non mancano iniziative a mio avviso non troppo approfondite o troppo inclini al compromesso con gli interessi di qualche potente lobby o qualche Stato ancora incerto sulla strada da percorrere.
In tal senso possiamo fare due esempi: il nuovo regolamento sulla produzione e uso degli imballaggi: poco attento alle reali esigenze della produzione, in specie agroalimentare; e il regolamento che vorrebbe privilegiare la produzione e uso del biocarburante sintetico a base di idrogeno a scapito dell’uso di oli vegetali e soprattutto dell’olio usato che viene prodotto dalle nostre cucine.
Ovviamente non si può comprendere come si possa immaginare di poter promuovere un prodotto di sintesi costosissimo e con il suo carico di CO2 rispetto all’UCO ovvero un biocarburante che origina da una operazione di disinquinamento del territorio e delle acque, e quindi a saldo positivo in termini di CO2 risparmiate per tradursi in biocarburante vegetale altamente performante e sostituivo delle corrispondenti quantità di petrolio prima utilizzato per la produzione del gasolio.
In altri ambiti dobbiamo riconoscere l’accelerazione dell’Unione Europea per promuovere l’energia da fonti rinnovabili, l’utilizzo e la conservazione delle acque e la qualità dell’aria.
In Italia facciamo ancora fatica a reggere il passo e a produrre risultati apprezzabili soprattutto nel settore della green economy e del riciclo dei rifiuti.
L’occasione per recuperare il ritardo può venire in primis dall’aggiornamento del codice dell’ambiente che semplifichi le procedure per la gestione e il riciclo dei rifiuti, e dia ai consorzi già previsti dal codice il ruolo istituzionale che consenta di organizzare e guidare l’economia del riuso e riciclo per l’affermazione dell’economia Green e la decarbonizzazione della società.
Quando è nato il Conoe, e come ha sviluppato la sua attività nel corso degli anni?
Il CONOE è il consorzio ex lege istituito dall’art. 223 Dlgs 152/2006 e, già costituito ai sensi del precedente art. 47 del Dlgs 22/1997 il 1° ottobre 1998, ha iniziato la sua attività fin dal 2001.
La sua funzione primaria è di organizzare, controllare e monitorare la filiera degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti a fini ambientali, a tutela della salute pubblica e allo scopo di ridurre la dispersione del rifiuto, trasformando un costo ambientale ed economico in una risorsa rinnovabile.
Partecipano al Consorzio le imprese che detengono o producono oli e grassi vegetali ed animali esausti; le imprese che effettuano operazioni di raccolta di trasposto e di stoccaggio di oli e grassi vegetali ed animali esausti, e le imprese che rigenerano e recuperano oli e grassi vegetali ed animali esausti.
Ad oggi fanno parte del sistema consortile:
12 associazioni di categoria aderenti in rappresentanza di oltre 300 mila produttori di olio esausto,
1 Associazione di categoria in rappresentanza di oltre 450 aziende di raccolta e stoccaggio,
1 Associazione e oltre 40 aziende di rigenerazione per il riciclo del rifiuto in materie prime seconde,
4 Associazioni di categoria in rappresentanza dei produttori di oli alimentari.
Dopo aver proceduto a organizzare un sistema di governo e di gestione appropriato nel rispetto dei vincoli normativi previsti, il Consorzio è attualmente impegnato in un’attività di sensibilizzazione sul tema della raccolta degli oli e grassi vegetali ed animali esausti di provenienza urbana, che rappresentano circa i due terzi dei rifiuti prodotti a livello nazionale, promuovendo attività di supporto ai Comuni nella realizzazione di progetti dedicati alla raccolta e alla comunicazione.
Dopo la raccolta, qual è il percorso dell’olio?
Gli oli e i grassi usati prodotti dalle attività professionali e dalle famiglie sono stoccati in impianti autorizzati e dal Conoe, dove avviene una prima lavorazione del rifiuto che viene “pulito” da scorie e acqua, successivamente trattato in impianti industriali che trasformano il “rifiuto” in sottoprodotto destinato alla produzione di cere e saponi, ma principalmente alla produzione di biodiesel. Oggi oltre il 90% di oli e grassi raccolti, circa 100.000 tonnellate ogni anno, diventa biodiesel sostituendo una analoga quantità di prodotto fossile, con risparmio di 300.000 t/anno di CO2, considerando l’intero ciclo di vita del rifiuto da oli, e dei prodotti fossili.
Una perfetto modello di economia circolare con una ineguagliabile performance economica, ambientale e sociale.
Quali sono le possibili criticità sanitarie? Che uso migliore se ne potrebbe fare?
Nel passato gli oli e i grassi esausti non raccolti comportavano enormi problemi di inquinamento ambientale e grandi problemi di gestione delle condutture fognarie e dei sistemi di depurazione, che tuttora permangono per le quantità di rifiuto prodotte dalle famiglie e non raccolte dal consorzio, che secondo le stime più recenti si aggira sulle 200.000 t/anno.
Ma altrettanto grave è la questione illegale del rifiuto, sottratto al circuito controllato dal Conoe, che aziende di malaffare legate anche alla criminalità organizzata con trattamenti a dir poco fraudolenti riconduce nella catena alimentare umana e animale.
La lotta alle attività illegali è un ulteriore impegno del Conoe a tutela della salute pubblica e della qualità della vita.
Gli enti locali come si stanno comportando? Quali i più virtuosi?
Se, come si presume con buona approssimazione, ad oggi ancora 200.000 tonnellate di oli e grassi vengono dispersi in ambito domestico, affidando al lavandino o al water sia gli oli di frittura che quelli delle confezioni di prodotti ittici o vegetali, per poter garantire la tutela dell’ambiente e della salute pubblica serve un grande impegno degli amministrazioni comunali che hanno l’obbligo di raccogliere tutti i rifiuti e che ancora non sentono tale responsabilità per quanto riguarda il “rifiuto“ da oli e grassi, ed impegnarsi in collaborazione con il Conoe a varare progetti di raccolta e riciclo che il consorzio sta proponendo da anni, progetto che ancora aspetta di trovare usbergo in un atto fondamentale rappresentato dall’accordo quadro Anci-Conoe, in analogia di quanto avviene con altri consorzi nazionali.
Ad oggi abbiamo avviato progetti con i comuni più consapevoli e sensibili, molti piccoli comuni, ma anche ambiti cittadini metropolitani come Pordenone, Genova, Torino.
Una buona politica nazionale cosa dovrebbe fare?
Il Conoe è il consorzio previsto dal codice ambientale e controllato dai ministeri competenti MASE (ambiente), MIMIT (imprese), MASAF (agricoltura), abbiamo sensibilizzato e abbiamo ricevuto da loro un consenso non formale per garantire al Conoe le condizioni necessarie per svolgere le funzioni istituzionali che gli sono assegnate. Ciò significa modificare la legislazione di riferimento per avere le prerogative che consentano di agire ai sensi della legge e della previsione costituzionale di tutelare ambiente e salute, anche dal punto di vista organizzativo ed amministrativo.
La pagina web del CONOE.