Massimiliano Pontillo, Direttore Responsabile Eco in città, intervista Andrea Passoni, Amministratore Delegato Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop costituito ai sensi della legge n. 59 del 31 gennaio 1992 per la promozione e lo sviluppo della cooperazione: un circuito virtuoso in grado di sviluppare la forma cooperativa con risorse generate al suo interno.
L’intervista ad Andrea Passoni, Coopfond
Quali sono oggi i numeri più rappresentativi di Coopfond?
Ci sono tre numeri che complessivamente possono descrivere bene che cos’è il Fondo mutualistico di Legacoop. 600 sono i milioni raccolti nei 30 anni di attività, grazie alle cooperative aderenti a Legacoop che ogni anno versano il 3% dei propri utili a Coopfond. Sono risorse che vanno a sostenere in forma rotativa altre imprese, in fase di decollo, che devono investire o che stanno attraversando un momento di difficoltà. Grazie al principio di rotatività – e questi sono gli altri due numeri – Coopfond ha potuto mettere a disposizione di oltre 1.200 cooperative più di 1,2 mld di euro.
Avete presentato da poco il Piano strategico del triennio 2024-2026, ci può raccontare le priorità?
L’obiettivo fondamentale di Coopfond è contribuire a costruire, insieme a Legacoop e agli altri suoi stakeholder, un mercato più equo e una società più giusta. Il nostro Piano strategico mette in fila una serie di azioni, concrete e misurabili, che ci impegneremo a realizzare nei prossimi tre anni. Azioni che si muovono rispondendo a tre priorità: contribuire con i nostri interventi a promuovere e sviluppare una cooperazione solida, sostenibile e innovativa; selezionare progetti sostenibili in cui intervenire, monitorandone nel tempo l’andamento; essere utili alle cooperative, a Legacoop e alle sue articolazioni, giocando un ruolo attivo nelle politiche di sistema.
Cos’è il programma Coopstartup?
Coopstartup è stata in questi anni la principale iniziativa di Coopfond per sostenere la nascita di nuove imprese cooperative, favorendo l’imprenditorialità giovanile e l’innovazione, anche in ambito sociale. Si articola in una serie di bandi che vengono aperti sui territori coinvolgendo le articolazioni locali di Legacoop ma anche tanti altri soggetti, a partire dalle Università. In poco più di dieci anni abbiamo promosso, con più di 40 bandi territoriali, la nascita di oltre 100 nuove cooperative.
Che significa essere un player economico sostenibile?
Vuol dire non limitarsi a perseguire l’interesse individuale ed immediato, ma aprire la propria azione al bene della comunità, dell’ambiente e delle persone che arriveranno domani. Per la cooperazione è un impegno costante, che contraddistingue la nostra storia, da quando siamo nati, e oggi sempre più viene riconosciuta come una necessità per tutti. Dobbiamo superare un’economia che si dimentica delle persone e dell’ambiente. Insieme vogliamo costruire un’economia più giusta e inclusiva, in cui ci sia spazio per il futuro di ciascuno.
Viviamo da qualche anno una ‘rivoluzione digitale’: che ruolo ha l’innovazione per voi?
È uno dei tre assi del nostro Piano strategico, ed è una necessità costante per la cooperazione. Siamo nati per rispondere ai bisogni delle persone e delle comunità e questo obiettivo, per essere perseguito con efficacia, spinge ad innovare sempre. Anche la rivoluzione digitale deve però essere governata. Come ogni cambiamento il rischio è che provochi – come del resto sta già facendo – anche problemi e conseguenze negative: è fondamentale che tutto questo non si scarichi sulle categorie più fragili, e che l’innovazione non diventi un modo per massimizzare il profitto di pochi a spese di molti. In questo la cooperazione può fornire un aiuto importante, innanzitutto grazie alla proprietà comune e indivisibile dell’impresa e ai principi di democrazia economica di cui è portatrice.