Secondo il monitoraggio riportato da Coldiretti gli effetti della crisi climatica sono ormai evidenti soprattutto nel settore dell’agricoltura. La natura è letteralmente in tilt e se prima potevano esserci per lo più episodi meteorologici isolati fuori dalla norma, ora si susseguono stagioni impazzite. Le temperature anomale da Nord a Sud preoccupano gli agricoltori.
Il 2021 è stato bollente e si è classificato al decimo posto tra gli anni più caldi dal 1800, con una temperatura superiore di ben 0,71 gradi rispetto alla media storica.
Crisi climatica: gli effetti sulla natura
La natura a causa delle temperature alte è impazzita. Siamo a febbraio in pieno inverno e mentre sbocciano le gemme sugli alberi, fioriscono le primule nei prati e anche le mimose già si vedono tutte fiorite, nella pianura padana le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto, iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità.
Lo spettacolo della natura al quale stiamo assistendo, è in largo anticipo. Tra i danni provocati dall’innalzamento delle temperature c’è anche la prolungata mancanza di precipitazioni nei boschi, dove si moltiplicano gli incendi favoriti dal vento con la dichiarazione dello stato di massima pericolosità in molte aree del Nord.
La crisi climatica comporta danni anche ai fiumi come per esempio il Po in secca. Il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3 metri; un dato più basso che a Ferragosto. Stessa difficoltà anche per i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 15% dell’Iseo al 18% di quello di Como fino al 24% del Maggiore.