acqua agricoltura

Crisi idrica: per Coldiretti occorre un piano di prevenzione

Di fronte ai sempre più frequenti cambiamenti climatici secondo Coldiretti Lombardia, occorre fare un cambio di rotta netto.  Passare da una logica dell’emergenza, a quella della prevenzione e programmazione per quanto riguarda la crisi idrica. Questo è il nocciolo della questione affrontata durante il Tavolo regionale sulla crisi idrica. La tendenza per cui proseguono lunghi periodi di siccità, come è accaduto proprio in questi ultimi mesi, che comportano disagi enormi all’agricoltura, continua a far riflettere.

Come dichiarato da Coldiretti Lombardia:

stiamo assistendo a una tendenza alla tropicalizzazione del clima, che ha cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni. A livello nazionale il nostro resta un Paese piovoso nonostante i cambiamenti climatici, con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattiene solo l’11%.

Di pioggia dunque nel nostro paese ce ne sarebbe pure, il problema è trovare delle soluzioni, nel più breve tempo possibile, per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi e renderla disponibile nei momenti di difficoltà. A livello regionale qualcosa si sta muovendo. Quello che si sta pensando di fare, che già si fa in realtà, è recuperare delle cave dismesse, come bacino di accumulo di riserve idriche strategiche. Attualmente esistono 70 cave dismesse individuate da ANBI Lombardia, in collaborazione con la Regione.

Crisi idrica: il progetto per la raccolta dell’acqua piovana

A livello nazionale, Coldiretti ha proposto un progetto concreto che può partire nell’immediato. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di bacini di accumulo, con basso impatto ambientale, diffusi sul territorio. I bacini verrebbero realizzati dal recupero di strutture già presenti. Verrebbero costruiti dei veri e propri laghetti, in grado di conservare e distribuire l’acqua piovana in modo razionale. A beneficiare dei laghetti artificiali saranno i cittadini, l’industria e l’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.