Debutta Slow Nature per conquistare il pubblico con la moda eco-friendly

La crescita globale del fenomeno fast fashion e il progressivo abbassamento del livello qualitativo di un’ampia fetta delle produzioni hanno fatto dell’industria tessile una tra le più inquinanti al mondo.

Anche se in molti parlano dell’intenzione di imboccare una strada più sostenibile, siamo ancora a livello di semplici annunci. Secondo Slow Nature, aziende di e-commerce milanese, un settore di moda sostenibile già esiste ed è rappresentato da 300 start up che in Europa propongono abiti ed accessori eco-friendly, prodotti rispettando i diritti dei lavoratori.

“La nostra piattaforma di e-commerce vuole essere uno strumento che consenta ai consumatori responsabili di potersi vestire in maniera sostenibile dalla testa ai piedi”, spiega Olga Yanovska Bianchi, fondatrice di Slow Nature. “Spesso le buone intenzioni dei consumatori, infatti, si scontrano con la difficoltà di individuare i produttori e i brand che seguono una filosofia ispirata alla sostenibilità”.

È di fronte a questo preoccupante scenario che debutta oggi il progetto Slow Nature, il nuovo e-commerce per la moda sostenibile ideato per riunire in un’unica piattaforma brand accomunati fra loro dall’impegno per la sostenibilità.

Nato in Italia nel 2019 per iniziativa dell’imprenditrice Olga Yanovska Bianchi, Slow Nature prende originariamente il via come collezione di Lounge e SleepWear in cotone biologico certificato, ma si evolve ben presto in un più ampio progetto: una piattaforma multimarca dedicata allo shopping multibrand di moda sostenibile.

“Ho ben presto capito che combattere una battaglia solitaria contro il mercato della moda convenzionale sarebbe stata un’impresa troppo ardua per una start up. Ecco perché abbiamo iniziato a cercare marchi sostenibili per invitarli a unirsi a noi”, aggiunge la fondatrice di Slow Nature.

Grazie ad un’accurata opera di scouting di marchi, selezionati con scrupolosi criteri, la piattaforma Slow Nature è riuscita ben presto a raccogliere mille prodotti con un’offerta completa di abbigliamento, intimo, sportswear e accessori per un total look all’insegna della sostenibilità.

I criteri di valutazioni sono rigorosi: oltre all’elevato standard qualitativo, ogni prodotto non solo deve essere realizzato con tessuti ecologici di origine organica (cotone, lino, canapa, ecc.), riciclata o innovativa, ma deve anche esibire certificazioni che attestino l’effettivo utilizzo di pratiche sostenibili nella produzione.

Ultimo requisito, ma non meno importante, il rispetto etico delle condizioni di lavoro di chi ha contribuito alla sua creazione. Il messaggio di Slow Nature promuove una moda attuale e responsabile, attenta non solo al profitto, ma anche alla collettività all’insegna del motto “People, Planet, then Profit”.

Il progetto Slow Nature si ripropone di contribuire concretamente a cambiare le abitudini di consumo e rendere il pubblico più sensibile e consapevole nei propri acquisti.

A confortare l’esordio della piattaforma sono i dati 2019 che descrivono un’attenzione crescente dei consumatori nei confronti della sostenibilità. Il 75% dei fashion shopper, infatti, mostra interesse verso capi d’abbigliamento eco-friendly, sebbene mediamente più costosi, perché di maggiore qualità.

Un nuovo orientamento virtuoso del mercato che Slow Nature supporta concretamente: da un lato facilitando il consumatore nella ricerca di abbigliamento rispettoso dell’ambiente, dall’altro garantendo la visibilità su scala internazionale dei singoli marchi, spesso di dimensione artigianale.

“L’Italia è un Paese con una grande tradizione nel settore e la presenza di molti importanti produttori di tessuti sostenibili, pionieri della moda eco-friendly. Vogliamo ispirare gli Italiani, grandi amanti dello stile, a vestirsi in modo più sostenibile per l’ambiente e contemporaneamente vogliamo far conoscere le eccellenze italiane su mercati come Gran Bretagna, Germania e Paesi Scandinavi, dove il pubblico è già sensibile e alla ricerca di proposte sostenibili di alta qualità”, conclude Olga Yanovska Bianchi.