Oggi a Roma, Legambiente ha presentato il dossier “Città Clima 2019 – il clima è davvero già cambiato”; secondo i dati che emergono la temperatura nel Lazio cresce, come in tutto il pianeta, e parallelamente i fenomeni atmosferici aumentano con sempre maggiore frequenza, violenza e intensità.
“Anche a Roma e nel Lazio il cambio di clima, scatenato dalle emissioni climalteranti è evidente, con una chiara accelerazione dei processi e l’intensificarsi degli impatti– commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio –. Tutte le azioni e le politiche presenti e future, devono avere al centro, misure di adattamento a un clima che già è cambiato e che cambierà ancora, per salvare le persone e ridurre gli impatti economici, ambientali e sociali dei danni provocati. Bisogna valorizzare il ruolo di parchi urbani e aree verdi, tutelare e riqualificare gli alvei fluviali e i corsi d’acqua, rafforzare le politiche a sostegno dei comuni piccoli o grandi delle aree interne, abbattere la dispersione idrica negli acquedotti, demolire l’edilizia abusiva lungo i litorali e i fiumi e non permetterne di ulteriore. Va messa in sicurezza la popolazione che, soprattutto a Roma, non solo vive anche in zone ad alto rischio idrogeologico, ma subisce maggiormente le emergenze per impatti e danni da eventi climatici estremi”. I danni alle infrastrutture provocati da eventi meteorici estremi dal 2010 ad oggi, sono avvenuti in 193 giorni con stop a metro e treni nelle principali città italiane: nel 35% dei casi è avvenuto anche o solo a Roma. Nella Capitale peraltro, oltre 100.000 persone vivono in aree a rischio idrogeologico e i beni storici immobili esposti a rischio alluvioni sono 2.204 anche nel centro storico, in zona Pantheon, Piazza Navona, Piazza del Popolo.
“Quanto stiamo vivendo è solo in parte ciò che accadrà se le scelte non vireranno tutte, e immediatamente, verso la tutela ambientale, lo sviluppo sostenibile e nell’abbattere completamente le emissioni climalteranti derivate da produzione di energia o mobilità – conclude Scacchi- . Non bisogna avere tregua fino a che non sparirà ogni grammo di anidride carbonica emessa dal settore industriale, a partire dalla dismissione della centrale a carbone di Civitavecchia, responsabile dell’ottanta per cento delle emissioni regionali da produzione energetica, e finché a tutti venga concessa la possibilità di muoversi su ferro e su mezzi pubblici efficaci, dignitosi e green, cancellando dalle strade milioni di autoveicoli inquinanti. La posta in gioco è troppo alta e la risposta deve essere all’altezza, quella di un Lazio a emissione zero”.
Come raccontato nel dossier di Legambiente, gli impatti peggiori che arriveranno comprendono l’innalzamento del livello del mare. Senza tagli alle emissioni di carbonio, entro la fine del secolo, l’oceano aumenterà tra 61 cm e 110 cm, 10 cm in più rispetto alla stima precedente, secondo IPCC; tra le 40 aree a maggior rischio inondazione in Italia, 3 sono nel Lazio: la piana Pontina, quella di Fondi e la foce del Tevere a Roma e Fiumicino.
I disastri avvenuti negli ultimi anni non si contano quasi più, sono sempre più frequenti come lo saranno le crisi idriche legate alla siccità: nel Lazio la crisi è già scoppiata nel 2017, ne ha pagato le conseguenze il Lago di Bracciano che ha avuto un abbassamento di 192 centimetri a dicembre 2017 a causa delle captazioni dell’acqua per riempire gli acquedotti Acea di Roma, e ne hanno pagato le conseguenze anche la quasi totalità dei comuni della Città Metropolitana di Roma che hanno avuto, capitale a parte, l’acqua razionalizzata per un’intera estate.
Le ondate di calore arrivano e arriveranno con maggior violenza determinando gravi conseguenze sulla salute delle persone, secondo una ricerca del progetto “Copernicus european health”, su 9 città europee nel periodo 2021-2050 vi sarà un incremento medio dei giorni di ondate di calore tra il 370 e il 400%, con ulteriore aumento nel 2050-2080 fino al 1100%: Questo porterà a Roma, da 2 a 28 giorni di ondate di calore in media all’anno, la conseguenza sul numero di decessi legati alle ondate di calore sarà estremamente rilevante, passando da una media di 18 annue a 47-85 al 2050, fino a 135-388 al 2080. La temperatura aumenta e nella Capitale la media nel periodo 1971-2000 è stata di 16,3°C, mentre nel periodo 2001-2018 si è alzata a 17,1°C con un incremento di 0,8°C. Le precipitazioni invece, anche se arrivano con violenza crescente, sono diminuite, secondo dati ISTAT sono state a Roma di 789,3 mm media annua tra il 1971 e il 2000, mentre tra 2002 e 2016 di 768,2 diminuendo del 2,7%.