Ieri a Milano Legambiente ha presentato il dossier “I migranti ambientali. L’altra faccia della crisi climatica”. Un dossier importante presentato in occasione di “Puliamo il Mondo dai Pregiudizi” la campagna di Legambiente organizzata anche quest’anno e che intende dare un aiuto concreto in diversi ambiti del sociali. Il dossier si concentra sulla figura dei migranti ambientali, le popolazioni costrette a scappare dalle loro terre a causa dei cambiamenti climatici.
Cambiamenti climatici: cos’è il dossier di Legambiente
Il dossier di Legambiente presentato ieri a Milano, intende attirare l’attenzione su una problematica ancora non messa a fuoco dall’Europa e sottovalutata; quella delle popolazioni che, in varie parti del mondo, sono costrette ad abbandonare la propria terra e quindi il proprio paese d’origine. Perché? I cambiamenti climatici non sono uguali per tutti e ci coinvolgono in maniera diversa.
Le criticità ambientali costringono le popolazioni di determinati paesi, piuttosto che altri, a doversi spostare. Le stime globali, molto variabili, ci dicono che entro il 2050, tra i 25 milioni e un miliardo di persone saranno costrette letteralmente a spostarsi a causa delle criticità ambientali indotte anche e soprattutto dai cambiamenti climatici.
A questo quadro per nulla roseo, si aggiungono diverse variabili che diventano la concausa di questi spostamenti di massa, come per esempio lo stress ambientale e l’impoverimento dei suoli, ma anche i conflitti e le persecuzioni etniche e religiose. Circa il 70% dei migranti giunti in Italia negli ultimi quattro anni, è arrivato nel nostro territorio per questi motivi.
Il dossier di Legambiente delinea un quadro abbastanza chiaro di come i flussi migratori giunti in Italia sono strettamente collegati, direttamente o indirettamente, alla crisi climatica che ci sta investendo. Per esempio quasi il 38% delle nazionalità dei migranti arrivati via mare nel nostro Paese negli ultimi quattro anni, è riconducibile all’area del Sahel. Questo paese è infatti attraversato da una tempesta ambientale e sociale: l’avanzare della desertificazione, l’accaparramento delle risorse e i conflitti anche di matrice terroristica. A questi migranti si aggiungono quelli provenienti dai paesi Costa d’Avorio, Guinea, Bangladesh e Pakistan.
Resta dunque chiaro come ad oggi in Italia ma anche in tutta Europa, non sia ben definita l’entità del problema dei migranti ambientali; non esiste ancora nella Comunità Europea un riconoscimento internazionale della figura dei “rifugiati ambientali”.