Effetti collaterali dell’acqua minerale

La brocca in tavola, anche in presenza di un ospite è ormai un must per coloro che amano l’ambiente ma vivono con stile. Pochi in verità, perché la stragrande maggioranza degli italiani è grande estimatrice dell’acqua minerale, anche se vive in zone dove quella del rubinetto non ha nulla da invidiare all’altra.
Beviamo a testa quasi duecento litri all’anno di acqua imbottigliata. Nella classifica dei consumatori siamo i primi nel mondo, tallonati da Spagna e Francia, con un incremento del 313% dal 1980 ad oggi; neanche l’attuale crisi economica è riuscita ad impedire questo amore, evidentemente il messaggio pubblicitario giunge laddove non arriva il buon senso. Non si vuole qui demonizzare, è chiaro, la pubblicità, soprattutto quando è democratica e non imperiosa, quando i prodotti consigliati appartengano ad una gamma varia, quando non obbliga a guardarla.
Contro l’acquisto della minerale nulla hanno potuto nemmeno le campagne che assicurano gli avvenuti monitoraggi delle falde acquifere, controlli che negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante.
Eppure ormai sappiamo tutti che la plastica è dannosa per l’ambiente, le bottiglie sono prodotte in polietilene tereftalato (PET) monouso, un derivato del petrolio; e petrolio si utilizzerà per portarle a destinazione, visto che le merci in Italia continuano a essere trasportate su gomma e non su rotaia. Anche l’acquirente, visto il peso di una confezione standard, immetterà nell’aria CO2, ossido di azoto e polveri sottili per portare a casa il suo fardello, contribuendo all’effetto serra. Sosterrà inoltre un costo, il 60% del quale è costituito dall’imballaggio.
E’ però giunto il momento di ragionarci su prima di acquistare, di mostrarci flessibili nei confronti dei cambiamenti, anche se vanno a sconvolgere le abitudini più collaudate. E bene porsi alcune domande, chiedendosi in primis se di quel bene abbiamo un imprescindibile bisogno.
Non ultimo va considerato il problema dello smaltimento. Secondo Corepla, il consorzio per il recupero degli imballaggi in plastica, nel 2006 di circa 2,2 milioni di tonnellate di imballaggi plastici immessi al consumo 409.000 tonnellate erano in Pet; 350.000 tonnellate di queste sono state utilizzate per la produzione di bottiglie di acqua minerale, di cui 124.000 ovvero il 35%, avviate al riciclo.
Chiariamo un concetto: l’acqua che sgorga dai nostri rubinetti ha mille vantaggi, è a km zero, ha un costo minimo. L’acqua di Roma, per esempio, è ricca di calcio, ottima per le donne in stato interessante e per chi soffre di osteoporosi.
Se però, per motivi medici, ci viene chiesto di bere una particolare acqua in bottiglia, cerchiamo di preferire almeno quella contenuta nel vetro.
Al ristorante o in mensa cominciamo a pretendere acqua in brocca, come già in uso in quasi tutti i paesi europei. Mostriamo una certa insofferenza per quella servita in bottiglia etichettata, inizialmente il nostro interlocutore rimarrà spiazzato ma il tempo è dalla parte di chi dice No alla plastica: appellarsi ai propri diritti di utenti attenti è un dovere nei confronti della sostenibilità!
Non sottovalutiamo l’enorme fortuna che abbiamo nei Paesi industrializzati, quel gesto che compiamo ogni giorno senza rendercene conto, ovvero aprire un rubinetto, è impossibile in altri luoghi della Terra. L’acqua potabile è un bene indispensabile, la sua mancanza uccide ogni giorno nel mondo trentaquattromila esseri umani, un miliardo e sei centomila persone non ha accesso all’acqua potabile, i numeri dovrebbero contribuire a scuotere le coscienze. Non può oggi l’acqua, elemento vitale, essere trattata come merce di scambio e avere un valore di mercato; tra l’altro altissimo.
Quest’anno sono state molte le iniziative e le campagne promosse in concomitanza con la Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo proclamata dall’Assemblea delle Nazioni Unite, che ha visto la partecipazione di alcune associazioni tra cui Legambiente, da sempre sostenitrice dell’uso oculato di un bene tanto prezioso e contraria all’utilizzo di acqua in bottiglia.
La stessa è inoltre partner dell’iniziativa “Imbrocchiamola”, promossa da Altraeconomia, che sostiene l’acqua di rubinetto e contrasta la privatizzazione delle fonti di acque minerali. Basterebbe impedire la pubblicità dell’acqua in bottiglia per contribuire agli obiettivi di Kyoto, una delle tante possibilità per ridurre le emissioni di CO2 del 60%.
Ricapitolando, che fare? Assumere un atteggiamento ecofriendly. Vivere con stile usando la brocca a casa e la vecchia, ma mai dimenticata, borraccia (ottima anche per soddisfare la sete dei piccoli) se siamo fuori. Ormai anche le “bellissime” delle copertine patinate amano farsi fotografare con una di queste bottiglie ecologiche moderne e colorate in mano, che proteggono i liquidi dai raggi solari, mantengono la temperatura e permettono di trasportare non solo acqua ma qualsiasi altra peccaminosa bevanda celandola agli sguardi indiscreti.

di Marzia Fiordaliso