EcoDesign – Un’altra faccia della plastica, di Irene Ivoi

Sono diversi anni che conosco Izmade. Nel 2017 furono da me e Conai selezionati per un’indagine, finalizzata ad un focus sull’upcycling. Era uno dei loro principali asset; riuscivano cioè ad inventare arredi, singoli o combinati, per interni privati e pubblici impiegando oggetti e componentistica di risulta.

Fino a qualche anno fa queste pratiche erano molto di nicchia. Oggi lo sono ancora ma appaiono ben più diffuse e collaudate.

Negli anni a seguire abbiamo continuato a creare sinergie e tra il 2018 e il 2019 scopro che loro, tra i primissimi in Italia, hanno adottato Precious Plastic. Quest’ultimo, nato in Olanda con logica open source, veniva considerato (per fortuna solo da alcuni) un progetto troppo “ Yeah Yeah”, perché nella comunicazione era quasi aggressivamente allegro e forse troppo ottimista sul futuro della plastica.

Eppure ha avuto negli anni abbondanti proseliti, specie nel nord Italia, in quanto finalizzato ad attività educational.

Questa esperienza di mutualizzazione del modello Precious Plastic ha generato in Izmade una fertile confidenza con la plastica, materiale oramai chiacchieratissimo. Stiamo parlando ovviamente di plastica raccolta differenziatamente e quindi post consumo da avviare a miglior vita.

Nasce così nel 2021 un nuovo corollario: Plastiz !

Esso include, oltre a Izmade, anche 3 nuovi soci: Luca Beruto, Andrea Sirianni e Marco Concione che arrivano da percorsi professionali diversi.

Plastiz macina plastica, proveniente alcune volte da flussi pre o post consumo, intercettati con modalità differenti (donazioni spontanee di cittadini o enti noprofit ovvero acquistati come sottoprodotti da imprese). Ne deriva un semilavorato, realizzato da termopresse, che consiste di un pannello di 250 x 125 cm con spessori variabili (da 3 a 30 mm) in fase di brevetto.

Questi pannelli possono essere sezionati in profili, tagliati e fresati (anche a controllo numerico), termoformati e incollati.

Le applicazioni in allestimenti e design d’interni diventano quindi ampie e questo sarà uno dei compiti di Izmade, che nel suo core ha sia il product design che le attività educational da portare nelle scuole per sensibilizzare i più giovani.

Dimenticavo …. Tutto questo avviene a Torino ma con obiettivi di espansione anche oltre il confine cispadano.

E allora buon viaggio Plastiz e Izmade!!

Poi un bel giorno mi spiegheranno anche perché tutte queste ZETA.

di Irene Ivoi

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