L’intervista ad Antonio Cianciullo, giornalista della Repubblica, è contenuta nelle Guide Eco in città
L’informazione ambientale in Italia ha assunto la dignità e l’attenzione che merita da parte dei grandi editori?
L’informazione ambientale è molto cresciuta nel Paese, basti guardare la differenza con quello che succedeva vent’anni fa: si nota chiaramente che il passaggio è stato netto. Ci sarebbe bisogno, però, di un giornalismo di settore più moderno, cioè più capace di cogliere l’elemento di attualità, che è la sua connessione con le questioni economiche. Al momento, l’ambiente tende ad essere spettacolarizzato in maniera eccessiva e a non essere colto nelle forti attinenze con il sistema produttivo. In altre parole, si vedono molte denunce sui guasti prodotti dall’inquinamento, ma c’è ancora un’attenzione molto scarsa alle soluzioni che sono tecnologicamente possibili e vantaggiose.
Quanto i social network possono aiutare la riconversione ecologica? Le ritiene delle piazze adatte a trattare il tema e a cercare di fare opera di sensibilizzazione?
I social network possono avere un’influenza determinante, perché sono senz’altro uno dei canali attraverso i quali passano forme di democrazia avanzata, matura. Ma questa, al momento, è solo una potenzialità. Quello che il web può fare è dare potenza, profondità e scambio all’informazione ambientale. Poi, però, ci sono altri aspetti: la sua qualità, cioè la capacità di selezionare le notizie in base alle conoscenze delle questioni che si vanno affrontando, e anche le dinamiche più generali dell’informazione e della comunicazione, tipiche del giornalismo professionistico. In altre parole, credo che i due percorsi, quello del citizen journalism e quello professionale, siano particolarmente efficaci quando riescono ad incrociarsi sommando il meglio delle due potenzialità. E’ un errore vivere le due realtà in antitesi.
Nello scegliere le notizie a cui dare spazio, quali sono i criteri con cui valuta le sollecitazioni provenienti dal mondo aziendale, come distingue le operazioni cosiddette di green washing dall’impegno in un percorso serio verso la sostenibilità e l’innovazione sociale?
Non sempre è così facile. Ci si può avvicinare il più possibile ad un’informazione corretta, però, esaminando alcuni parametri fondamentali. Il primo: l’incrocio tra ciò che un’azienda dice e ciò che poi realmente realizza. Il secondo: misurare anche il suo percorso nel tempo. Un orientamento importante è la scelta verso l’abbattimento delle emissioni inquinanti. In tal senso ci sono aziende che hanno già raggiunto livelli di eccellenza, avviate verso percorsi di produzione sostenibile. Bisogna diversificare questi vari ambiti e verificare che quello che l’azienda dichiara corrisponda effettivamente alla realtà.