Economia circolare

Economia circolare: le parole chiave del V corso Eco-Media Academy

Lo scorso 24 giugno si è tenuto il V corso Eco-Media Academy per i giornalisti, promosso e organizzato da Pentapolis Institute. Per questo appuntamento sull’economia circolare nei media abbiamo invitato a parlare docenti di riconosciuto valore che hanno raccontato il loro modo di interpretare l’ambiente e la sostenibilità.

Eco-Media Academy: perchè parlare di economia circolare

I media ricoprono un ruolo importante, decisivo e di accelerazione nel centrare i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dettati dall’Agenda 2030 dell’ONU, ecco perché la scelta di dedicare il V appuntamento dei corsi Eco-Media Academy (patrocinati dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e sostenuti da NextChemNovamont e Terna) ad un tema così importante ed attuale come l’economia circolare.

In una fase storica in cui da un lato aumenta la popolazione del pianeta e la conseguente richiesta di materie prime e, dall’altro, diminuiscono le risorse a disposizione, la transizione dall’economia lineare a quella circolare non è più rinviabile. Non è un comparto ma un orizzonte culturale.

E’ la strada principale per la salvaguardia di un futuro migliore, con cittadini più consapevoli e responsabili. E quale è – o risulta essere – il timbro narrativo scelto nel racconto generale dei media? Obiettivo del corso è stato quello di  fornire alcuni elementi utili, illustrare gli aggiornamenti normativi, enfatizzare le parole chiave, e focalizzare l’attenzione su potenzialità e criticità, in una cornice in continua evoluzione.

Le 10 R di un’economia a basso impatto

Tra i Goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile il numero 12 è quello vicino al corso del 24 giugno: “Garantire modelli responsabili di produzione e di consumo”. Ho dunque isolato, alla fine delle tre ore di lavori,  le 10 R dell’economia alternativa, assolutamente trasversali, riguardano tutti: noi come giornalisti e cittadini, Stato ed Enti Locali, Associazioni.

Il recupero è relativo soprattutto all’eliminazione dello spreco di cibo, quello che, ancora buono, finisce nella pattumiera e che ha cifre impressionanti. Un pò tutti ne siamo responsabili: famiglie, mense, ristoranti, negozi e supermercati. A tal proposito ottima l’app Too good to go, “troppo buono per essere gettato”. Con piccole cifre permette di acquistare piatti pronti o spesa varia, quell’invenduto di fine giornata che sarebbe convogliato nella spazzatura.

Riutilizzo, riciclo e rigenerazione: nulla è più green dell’evitare acquisti e dell’uso di ciò che è già in nostro possesso, eventualmente riqualificato e destinato ad altro utile scopo.

Riqualificazione degli spazi urbani ma anche di quelli privati: le aree comunali possono essere migliorate grazie all’azione dei Municipi ma anche grazie al grande lavoro di associazioni di ogni dimensione. Alle aree private, parlo di giardini e terrazzi, possiamo dare un nuovo volto: la siccità con l’aumento delle temperature sarà probabilmente la norma anche nelle prossime estati e piante che abbelliscono ma richiedono poca acqua saranno sempre più consigliabili: grasse, semigrasse, vegetazione spontanea (papaveri e fiordalisi).

Rifiuti: un argomento scottante vuoi perchè in molte città si assiste al collasso del servizio di raccolta vuoi perchè molti cittadini odiano la differenziata e la considerano una perdita di tempo mentre l’optimum sarebbe un sacco del non riciclabile vuoto.

Ogni nostra azione ha un’impronta ecologica e un sito interessante permette di calcolare la nostra. A seconda di quanto usiamo un auto a benzina o accendiamo la lavatrice di giorno o mettiamo nel carrello o rifiuti produciamo o saliamo su un aereo  “calpestiamo” la terra in malo modo: cambiare abitudini permette la riduzione dell’impatto.

Le riforme sono a carico del Governo, è gioco-forza, ma quanto abbiamo cambiato anche grazie alle nostre firme, alla nostra voce, alle nostre manifestazioni? Tanto anche se a volte non sembra noi contiamo e facciamo la differenza.

Un chiaro decalogo dei provvedimenti che porteranno all’abbattimento della co2 è la road map delle azioni che tutti i governi devono mettere in atto. La pena? Mutamenti climatici sempre più evidenti: dal caldo alla siccità, dalle piogge torrenziali ai venti devastanti.

E infine la ripresa: un miglioramento delle condizioni economiche e una distribuzione più giusta delle ricchezze basate entrambe sullo sviluppo sostenibile. Un progresso che non solo non sia a danno di nessuno ma che porti benefici sempre più diffusi. Ce lo auguriamo tutti.

Economia circolare le 10 R

I relatori sull’economia circolare

Anche i relatori hanno usato chiavi importanti per costruire la “carta della sostenibilità”: Massimiliano Pontillo, Presidente Pentapolis Group ha aperto il pomeriggio e ha parlato del nuovo ruolo del giornalista green, un inviato in grado di amplificare il messaggio che la sostenibilità non è un settore ma la rotta. Necessario un cambio di paradigma.

Stefano Martello, Coordinatore Eco-Media Academy, ha affrontato il concetto dell’ambiente come bene comune, verso cui tutti noi dobbiamo convergere i nostri sforzi.

Jacopo Giliberto, Giornalista de Il Sole 24 Ore, ha spiegato come sia importante decodificare la complessità. Ma anche come invece non si debba strumentalizzare l’ambiente per veicolare i messaggi più disparati.  No al richiamo per le allodole.

Giuseppe Milano, Segretario Generale di Greenaccord, ha detto “Non possiamo perdere l’ultimo treno che ci permette di cambiare il sistema; dobbiamo sempre coltivare il dubbio; sono rimasti solo 7 anni per invertire i processi negativi, poi sarà troppo tardi”.

Si al giornalismo costruttivo e utile e si all’ecodesign per un uso reale dell’economia circolare. Lo ha spiegato Marica Di Pierri, Direttore responsabile EconomiaCircolare.com, che con il suo gruppo di lavoro ha mappato 270 imprese etiche.

La voce delle aziende

Andrea Di Stefano, Direttore progetti speciali Novamont, ha affrontato il tema dei processi di produzione a basso impatto. Quelli che ogni azienda dovrebbe tenere presente ma anche la criticità di alcuni materiali cosiddetti biodegradabili che tali non sono.

Fondamentale ormai il ruolo educativo del divulgatore. Ne è convinta Ilaria Catastini, Direttore comunicazione NextChem – Gruppo Maire Tecnimont. Intervento sul riciclo dei materiali e sull’avere come obiettivo una plastica che torni davvero all’industria come materia prima e non solo destinata a diventare “altro”.

Siamo tutti chiamati a diventare soggetti responsabili del cambiamento: ogni cittadino, ogni professionista, ogni azienda, ogni ente locale, il Governo tutto.