Quinto lunedì dedicato agli approfondimenti firmati dai “protagonisti della sostenibilità”. E’ la volta di Carlo Infante Presidente di Urban Experience
Esistono parole chiave per interpretare quell’innovazione sociale urbana capace di indirizzare il cambiamento in atto. E’ il caso di smart community, così intesa per dare senso e sostanza al piano delle smart city, per cui l’intelligenza di sistema (grazie a infrastrutture che ottimizzeranno i consumi energetici e controlleranno i flussi della mobilità urbana) si attuerà solo grazie a comunità che riusciranno a tradurre in valore la loro intelligenza connettiva, basata sull’interscambio serrato non solo di informazioni ma di pratiche.
In questa innovazione di processo c’è il valore fondante della sussidiarietà che tende a ridisegnare l’assetto della governance territoriale, riconoscendo l’autonomia delle comunità senzienti che grazie alle reti potranno raggiungere straordinari risultati d’efficienza organizzativa, non ipotizzabili prima.
Viviamo in una Società dell’Informazione che deve inventare nuovi modelli produttivi e sociali, interpretando le possibilità in campo, a partire dall’uso strategico dei media come opportunità abilitante.
Avvicinare l’idea di azione alla comunicazione è un dato non scontato e rivela l’energia sociale delle straordinarie potenzialità che proprio in questa fase si stanno esprimendo e vanno monitorate e analizzate.
La parola chiave che considero strategica e vedo intimamente connessa a tutti i processi qui descritti è resilienza.
Dal latino resalio che significa saltare, rimbalzare ma anche danzare. Nella fisica dei materiali indica un’altra forma di resistenza ad una prova d’urto.
In psicologia sta a significare la capacità umana di affrontare e superare una crisi.
Quando si parla di smart city emerge spesso il concetto di ecosistema resiliente, lo si collega ad un’idea particolare d’intelligenza capace di rimodellarsi rispetto alla complessità degli eventi.
Associandola ad un’altra parola chiave come cittadinanza attiva la si può emancipare da una certa genericità per avvicinarla il più possibile ai nuovi modelli educativi, perché è decisivo coniugare l’“apprendimento dappertutto” (guardandosi intorno e non solo sui libri e sugli schermi) e responsabilità civile, innamorandosi dei propri territori.
Una coscienza culturale deve essere in grado di misurarsi con l’ambiente sociale, per comprendere il mondo che ci circonda e che sta cambiando.
E’ importante promuovere la smart community attraverso metodologie che fanno interagire il web con interventi nel territorio, come i walk show, esplorazioni urbane con radio e smartphone che permettono lo svolgersi di conversazioni nomadi che sollecitano partecipazione attiva. Momenti che si rivelano come palestre di cittadinanza e resilienza, per mettersi in gioco, con i piedi per terra e la testa nel cloud.