Ecorubrica: “Una casa più efficiente anche per salvare il pianeta” di G. Onufrio

Consueto appuntamento del lunedì dedicato agli approfondimenti firmati dai “protagonisti della sostenibilità”. E’ la volta di Giuseppe Onufrio – Direttore Greenpeace Italia

Quando, nel 1996, venne introdotta l’etichettatura energetica obbligatoria per gli elettrodomestici, un frigocongelatore da 300 litri a due porte, quello più comune nelle famiglie, consumava in media 650 kWh all’anno. La “classe A” – quella più efficiente allora – per quel tipo di frigorifero consumava circa la metà della media. Oggi i frigocongelatori di quella taglia più efficienti (A+++) consumano 150 kWh, meno di un quarto dei modelli di 20 anni fa.

La progressione è stata continua e ha dimostrato una cosa importante: un grande sviluppo di innovazione è possibile anche in un settore come quello dei frigoriferi, un elettrodomestico che abbiamo tutti a casa e il cui mercato è, come si dice, “di sostituzione”. Oltre ai consumi di energia, nell’”industria del freddo”, un’altra grande innovazione si è fatta largo, grazie a una campagna internazionale di Greenpeace: la sostituzione dei fluidi refrigeranti con sostanze di origine naturale e a basso impatto. Per sostituire i famigerati CFC – gas “buca-ozono” – infatti l’industria chimica aveva sviluppato delle alternative senza il Cloro – gli HFC – che però rimenavano potentissimi gas a effetto serra. L’alternativa lanciata ai primi anni ’90 da Greenpeace – il Greenfreeze, che usa sostanze naturali sia per i fluidi che per le schiume isolanti – si è progressivamente fatta strada. Oggi oltre l’80% dei frigoriferi in commercio in Europa e oltre il 70% di quelli prodotti in Cina è basato sullo standard “greenfreeze”. E rappresentano una speranza per aiutare a combattere i cambiamenti climatici: se non si eliminano gli HFC , questi nel 2050 potrebbero rappresentare il 27% delle emissioni globali di gas a effetto serra.

Dunque, nelle nostre case facciamo delle scelte che hanno una rilevanza che vanno ben al di là di un semplice atto di “consumo intelligente”. Dalla coibentazione degli edifici alla scelta dei sistemi di illuminazione, dai sistemi di riscaldamento all’uso delle fonti rinnovabili ove possibile, le scelte che facciamo a casa nostra hanno un grande rilievo: circa il 40% dei consumi energetici avviene proprio negli edifici.

La crescita della quota di fonti rinnovabili nella produzione di elettricità, che in questi mesi ha superato il 35% del totale dei consumi, rende ancora più convenienti dal punto di vista ambientale (e anche economico) alcune tecnologie innovative come le pompe di calore. In una città come Milano, ad esempio, un appartamento da 90 mq riscaldato da pompe di calore implica emissioni annuali di CO2 più che dimezzate rispetto al consumo convenzionale di un impianto a gas (ed evita emissioni locali di inquinanti prodotti dalla combustione come gli NOx migliorando l’aria delle città).

Un’altra scelta che diventa progressivamente più interessante dal punto di vista ambientale è quella delle cucine a induzione: il vantaggio rispetto al gas è ancora lieve (specie alla sera quando il contributo del solare si riduce) ma, con la crescita della quota da rinnovabili lo sarà di più. Lo stesso impatto del condizionamento dell’aria è oggi “mitigato” oltre che dalla crescita dell’efficienza dei modelli a inverter anche dal fatto che il picco di richiesta – estiva a mezzogiorno – corrisponde anche alla maggiore produzione di energia solare.

La coibentazione degli edifici, la scelta di materiali e soluzioni sempre più sostenibili è oggi un elemento di innovazione anche in questo caso per un settore “maturo” come quello dell’edilizia. Grazie all’esperienza del programma Casa Clima della Provincia di Bolzano che la tematica degli “edifici a consumo quasi zero” si è progressivamente diffusa nel Paese, tanto che, quest’anno anche a Roma sono state presentate le prime esperienze di edifici in Classe A secondo lo schema di Casa Clima.
Perché queste esperienze continuino a svilupparsi occorre che la parte più sensibile e informata dei cittadini si faccia parte attiva, a partire dall’esempio e dai messaggi che manda al mercato con le sue scelte di acquisto.