“Etica, Estetica, Sostenibilità”, di Walter Ganapini, membro onorario Comitato scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente

Il pessimismo della ragione ha molto di cui nutrirsi, nel tempo corrente di una cultura prevalente dell’egoismo e dell’indifferenza: molto si è operato per il corrompimento delle coscienze in tal senso e le crisi che gravano su Pianeta e Umanità, Climatica – Finanziaria – Pandemica, mostrano quanto avanti i fossili dominanti si siano spinti.
Da decenni, ormai, sapevamo che la società complessa in cui viviamo implica forti problemi di governabilità in quanto dominata dall’incertezza cui si associa la nozione di rischio: sappiamo che l’Umanità non potrà liberarsi dalle catastrofi naturali, ma il modello di sviluppo basato sulla dissennata crescita quantitativa a carico di un sistema finito (la Terra) aggrava il rischio naturale, rendendolo molto più oneroso sia in termini economici che sociali ed ambientali. Rispetto al rischio naturale, l’unica possibilità di azione da parte dei sistemi umani è sviluppare l’adattamento; rispetto al rischio “innaturale” – cui è assimilabile il rischio tecnologico – le risposte possibili sono l’adattamento e la mitigazione delle pressioni. La capacità di adattamento diventa un fattore fondamentale per fare fronte al rischio associato al cambiamento climatico, come la capacità di mitigazione da parte di insediamenti antropici diventa determinante per ridurre/contenere il rischio futuro. Sia la capacità di adattamento, sia la capacità di mitigazione sono funzione dei sistemi sociali e dipendono, dunque, a titolo esemplificativo, dalle risorse economiche, dal livello di istruzione, dalla coesione sociale, dal livello delle strutture sanitarie, dalla capacità di risposta istituzionale, dal livello tecnologico, dal livello di informazione: un sano sviluppo della vita e dei sistemi sociali e di quelli ecologici è possibile solo all’interno dei vincoli posti dall’ambiente naturale. Queste sono le basi della sostenibilità che le tre crisi sistemiche citate ci impongono di perseguire in tempo breve attraverso una Transizione orientata dal Green Deal verso i Sustainable Development Goals articolati nella Agenda 2030 dell’ONU. L’approccio della sostenibilità introduce al principio della responsabilità ecologica per la sopravvivenza futura del nostro pianeta ed a quello di equità intra- e inter-generazionale, che implica la necessità di migliorare il tenore di vita delle popolazioni più povere della terra e quello delle generazioni future. La questione ambientale solleva così il tema della responsabilità etica: l’essere umano è il solo soggetto morale chiamato ad essere responsabile per l’umanità, la natura e le generazioni future e l’antropocentrismo responsabile chiama persone e comunità alla responsabilità di azioni, decisioni, scelte a favore della Terra casa comune.
La responsabilità umana per l’ambiente trova nella cultura dei diritti umani i principi e i criteri che guidano la riflessione etica; uno dei principi fondamentali che caratterizza tale approccio è quello dell’interdipendenza e dell’indivisibilità di tutti i diritti umani, secondo cui lo sviluppo della persona richiede il contemporaneo esercizio di diritti civili, politici, economici, sociali, culturali, individuali e collettivi.
Sostenibilità richiede trasformazioni etiche ed istituzionali tramite azioni rispettose dei principi democratici e grazie alla formazione di un ampio consenso fondato sulla partecipazione di tutti i soggetti ai processi decisionali: in tale ottica la politica è chiamata ad elaborare ragioni di valore e economiche a favore della sostenibilità. Comunicare valore e bellezza della sostenibilità con ogni strumento e linguaggio della creatività e dell’estetica è pilastro, a questo punto, essenziale: etica ed estetica si devono coniugare in modo sinergico per diffondere la cultura della Ecologia Integrale postulata da Papa Francesco con la sua Enciclica ‘Laudato Sì’, a maggior ragione nell’epoca dei ‘social media’ e dello ‘storytelling’, ove si rischia che il prodotto ‘comportamento ambientalmente favorevole’ venga ‘venduto’ ai consumatori dagli ‘spin doctors’ del ‘marketing/green washing’ al più come un ‘must trendy&sexy’. Occorre perciò una azione capillare ed estesa di contaminazione trasversale tra: – discipline, che chiami i ‘saperi’ a dialogare in ottica sistemica e con spirito aperto alla innovazione verso la decarbonizzazione/defossilizzazione di economia e società – linguaggi, che chiami ogni campo dell’arte a comunicare con potenza icastica e ricchezza evocativa di emozioni l’urgenza e la natura del cambiamento necessario. Apprezzamento grande devo perciò esprimere per la provocazione in tal senso che viene da un recente intervento della Presidente della CE, Ursula Von der Leyen:

Ecco perchè abbiamo messo il Green Deal europeo al centro della nostra azione. Dobbiamo essere il primo continente a impatto climatico zero nel 2050. Questo ci richiederà ben più che una semplice riduzione delle emissioni. Serve un modello economico che restituisca al pianeta ciò che gli sottrae basato su una economia circolare alimentata da energie rinnovabili.
Ma questo progetto deve andare oltre i puri aspetti ambientali o economici. Bisogna fare in modo che il Green Deal europeo rappresenti anche e soprattutto un nuovo progetto culturale per l’Europa. Ogni movimento ha la propria estetica e il proprio stile. Il cambiamento sistemico che ci attende deve essere caratterizzato da un’impronta estetica distintiva che faccia convergere stile e sostenibilità.

Apprezzamento, a maggior ragione se viene da chi così apriva nel 2004 il suo libro ‘Ambiente made in Italy:

Un Made in Italy di alta qualità ambientale esige una nuova stagione di ambientalismo competente, radicale, europeo

1) Coniugare etica ed estetica della sostenibilità, nuovi stili di vita e nuove politiche integrate di prodotto

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