Il design può cambiare le città soltanto quando diventa patrimonio condiviso dell’intera comunità. Il lancio del Nuovo Bauhaus Europeo da parte della Commissione europea sta aprendo in tutta Europa il dibattito su come la sostenibilità ambientale possa diventare motore di crescita dei contesti urbani a partire da spazi e strutture di prossimità. Non c’è dubbio che la connessione tra attuazione del Green Deal europeo e rilancio delle città nel post-pandemia rappresenti una necessità a tutti i livelli di governo, ma la condivisione delle prime esperienze sulla piattaforma creata ad hoc dalla Commissione europea (https://europa.eu/new-european-bauhaus/index_en) lascia già intravedere spiragli interessanti di connessione tra mondi diversi.
La connessione tra operatori del mondo dell’arte, della scienza, della tecnologia e della cultura pone una sfida interessante e inedita soprattutto alle amministrazioni locali, ovvero dimostrare che la sostenibilità può diventare la chiave di volta di un nuovo modello di governance dei territori con le istituzioni pubbliche chiamate a diventare acceleratori di cambiamenti già in atto nei territori.
La rigenerazione del piccolo villaggio ungherese di Gyermely a partire dal recupero delle sue strutture dismesse o l’adattamento di un sito industriale abbandonato a Bratislava sono alcuni degli esempi di un movimento di pensiero e d’azione che le istituzioni europee puntano a rendere trasversale ed aperto, ma soprattutto accessibile anche a quei centri di piccole e medie dimensioni tradizionalmente meno coinvolti nelle grandi iniziative di innovazione europea.
Le attività di confronto promosse su scala nazionale ed europea hanno fatto emergere finora un focus molto forte sugli aspetti culturali, capaci di unire campi diversi (dall’urbanistica all’innovazione digitale) per immaginare forme di recupero di prossimità. Tuttavia, con l’avvicinarsi del lancio dei primi bandi che promuoveranno la rigenerazione di strutture fisiche da trasformare in hub culturali in cui sperimentare soluzioni innovative, è necessario che dalle città emergano idee e proposte capaci di mettere la sostenibilità ambientale al centro delle diverse fasi del Nuovo Bauhaus Europeo, ovvero dalla progettazione condivisa fino alla realizzazione e alla divulgazione.
L’Italia può giocare un ruolo decisivo in questo senso, dimostrando come la leva ambientale possa rappresentare uno dei principali elementi di innovazione per progetti che a partire da risorse europee ingaggiano mondi diversi, dalla ricerca alla partecipazione civica. È il caso dei progetti Urban Jungle di Prato e UPPER di Latina, entrambi finanziati dal programma Urban Innovative Actions, ma anche dei centri per l’economia circolare promossi nel corso delle sperimentazioni del progetto Urban Wins, finanziato da Horizon 2020, a Cremona, Torino, Albano Laziale e Pomezia.
Al di là dell’esito dei bandi, che proseguiranno fino all’autunno 2021, Il Nuovo Bauhaus Europeo può rappresentare l’elemento di partenza per un ripensamento significativo delle nostre città a partire da nuove forme di collaborazione tra mondi diversi. L’istituzione di tavoli progettuali che vedano designer, creativi, artisti e architetti al fianco di esperti di tematiche ambientali, associazioni e terzo settore può dar vita a idee di lungo respiro, su cui basare la risposta locale alle diverse crisi del post-pandemia e a strutturare azioni di rete con centri di ricerca, fondazioni, istituti finanziari e diversi livelli istituzionali pronti a investire sul legame tra innovazione e sostenibilità.
di Simone D’Antonio, giornalista urbano, responsabile Anci/Urbact