Cinghiali alberi

Gabbie anti-cinghiali a Roma, gli ambientalisti: “Sono illegali”

I cinghiali a Roma non smettono di far discutere. Il crescente numero di segnalazioni nella Capitale sta portando prepotentemente alla ribalta il fenomeno, esponendo questi animali al di là delle loro effettive colpe. Come in molti casi a far discutere non sono soltanto i motivi per cui gli ungulati si sono “trasferiti” più a ridosso delle abitazioni, ma anche l’approccio migliore per riportare alla normalità la situazione.

Salvaguardare l’incolumità dei cinghiali deve essere chiaramente uno degli obiettivi auspicabili, come anche quello di tutelare i cittadini e le famiglie che risiedono nei quartieri della Capitale. Dopo quanto quanto vi abbiamo raccontato sull’avvistamento, e conseguente cattura, dei cinghiali a Villa Pamphilj, il dibattito ha messo nel mirino un gruppo di circa una dozzina di ungulati dalle parti di Montespaccato.

Ora l’attenzione si sposta nella zona dell’ospedale Gemelli, nel quartiere Trionfale, nei cui pressi sorge un’area verde piuttosto ampia e che si ritiene “a rischio”. Tanto da disporre delle gabbie anti-cinghiali nelle vicinanze del nosocomio, con lo scopo di catturare gli eventuali esemplari circolanti.

Cinghiali a Roma, gabbie illegali secondo il Partito Animalista Europeo

Secondo il Partito Animalista Europeo si tratterebbe di gabbie sprovviste di marchio CE, in violazione sia della direttiva 2001/95/CE (sicurezza generale dei prodotti) e della direttiva 2006/42/CE (relativa alle macchine). A risultare violato sarebbe, spiegano gli ambientalisti, anche il decreto legislativo 81/08 Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro:

Le gabbie trappola installate dall’Ente Regione Lazio sono illegali e rappresentano un pregiudizio per la sicurezza e l’incolumità pubblica e per la stessa tutela del benessere animale.

Il Partito Animalista Europeo ha dichiarato di aver allertato i Carabinieri Forestali affinché verificassero tali infrazioni. Secondo il PAE gli agenti avrebbero chiuso e disposto il sequestro dei prodotti e interdetto l’accesso all’area interessata. Non finisce qui però, poiché gli animalisti hanno annunciato di aver presentato un esposto alla Guardia di Finanza, ricordando che a costituire reato non sono soltanto la fabbricazione e la cessione in comodato d’uso, ma “anche l’utilizzo dei prodotti sprovvisti del marchio CE, nonostante fosse stata da noi diffidata la stessa amministrazione ospedaliera“.