Una giraffa che passeggia per le nostre strade cittadine difficilmente la vedremo a meno che non sia fuggite da un circo che ancora, anacronisticamente, pensa che intrattenere vuol dire sfruttare gli animali. Innegabile che sia uno degli essere viventi più simpatici e affascinanti delle Terra con i suoi colori unici e la sua svettante altezza. Perché parlarne in un magazine come Eco in città dedicato al rapporto tra ambiente e aree urbane? E perché il 21 giugno le dedichiamo una giornata?
Perché è un simbolo dei danni che stiamo procurando al pianeta (certo uno dei numerosi simboli): tra le principali minacce per la sopravvivenza di queste specie (due secoli fa erano 1 milione) i cambiamenti climatici (siccità e desertificazione possono limitare la disponibilità di cibo e acqua), la perdita di habitat, le attività umane come quelle estrattive, il bracconaggio e infine le poche conoscenza relative alle esigenze di conservazione della specie. Oggi ne restano solo circa 117.000 questo significa che in Africa vive una sola giraffa ogni quattro elefanti secondo le stime del WWF.
Il WWF in campo per la protezione della giraffa
Recenti studi ci informano che le quattro specie di giraffa (settentrionale, reticolata, masai e meridionale) vivano in un “isolamento riproduttivo” che a causa della selezione di comportamenti o meccanismi specifici non possono incrociarsi.
Per proteggere le giraffe e altre specie iconiche, il WWF collabora da oltre 20 anni con i governi, le comunità locali e le organizzazioni ambientaliste di 5 nazioni dell’Africa meridionale. I progetti principali nei territorio del KAZA, l’area di conservazione transfrontaliera Kavango-Zambesi che copre parti contigue di Angola, Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabwe, in cui vive il 10% delle popolazioni di giraffe. Oggi possiamo dire che l’incremento delle nascite di questa specie è al 20%, un’ottima notizia che dimostra quanto le buone pratiche possano portare risultati incoraggianti.
Nuovi metodi di censimento
In passato i ricercatori censivano le popolazioni di giraffe dagli aerei con il rischio di sottostimarne il numero in determinate aree dove gli erbivori rimangono nascosti dalla vegetazione. Un nuovo e più efficiente approccio di ricerca prevede invece rilievi fotografici e l’uso di software che scansionano le immagini e riconoscono gli individui sulla base del disegno unico delle macchie del mantello. Vediamo nel dettaglio la situazione per ogni specie:
- giraffa settentrionale, classificata come “in pericolo critico” nella lista rossa IUCN, vive in popolazioni isolate in Africa centrale e occidentale, oltre che in Uganda e in alcune parti del Kenya. Questa specie conta oltre 5.900 individui, mostrando un aumento rispetto ai 4.780 del 2015;
- giraffe reticolate, anch’esse “in pericolo critico”, si trovano nel nord del Kenya e ammontano a circa 16.000 esemplari, quasi il doppio rispetto al 2015. L’apparente crescita numerica è probabilmente dovuta a migliori metodi di raccolta dati sul campo e non ad un reale incremento della popolazione;
- giraffe masai, anch’esse in pericolo critico, sono presenti principalmente in Tanzania e nel sud del Kenya, con una popolazione stimata di 45.000 individui, che rappresenta un aumento del 44% rispetto al 2015;
- giraffa meridionale, la specie più abbondante, conta circa 48.000 individui e ha mantenuto una popolazione stabile dal 2015 al 2021.