Dalle battaglie degli anni ‘80 contro gli scarichi selvaggi in mare, alla legge sulle aree protette e sulla conservazione degli ecosistemi e della biodiversità, passando per la prima commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, le battaglie contro i condoni edilizi e gli abbattimenti degli ecomostri, termine coniato da Legambiente nell’avviare la grande battaglia contro gli abusi, molti dei quali realizzati a picco sul mare e in aree di pregio. Infine la legge tanto attesa sugli ecoreati, il collegato ambientale e l’approvazione – avvenuta proprio qualche giorno fa – della norma sulle agenzie ambientali, che rappresenta il terzo anello di una serie di riforme ambientali indispensabili per avviare una riconversione ecologica dell’Italia.
Il tutto è accaduto negli ultimi trent’anni, nel corso dei quali è stato scritto un grande pezzo di storia in difesa del mare e delle coste nel nostro Paese. Una vicenda che ha registrato un rinnovato protagonismo dei cittadini ed una crescita di sensibilità ambientale fra gli amministratori locali, la società civile e il Paese in generale.
Importanti traguardi raccontati attraverso una mostra che è stata presentata oggi alla Casa del Mare – Borghetto dei Pescatori di Ostia in occasione del passaggio della Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente a difesa dei mari e delle coste italiane, che sarà ormeggiata da domani a Ostia.
La mostra, dal titolo “30 anni dalla parte del Mare” – realizzata con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare e la collaborazione di RomaNatura, dell’area marina protetta di Secche di Tor Paterno e di Ferderparchi – racconta in ventidue pannelli come sia cresciuta l’attenzione e la sensibilità del Paese verso le azioni di tutela e valorizzazione della risorsa mare.
“L’Italia – afferma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – ha uno straordinario patrimonio marino e costiero di cui le Aree Marine Protette rappresentano la punta di diamante. Un tesoro da difendere, far conoscere, valorizzare. A 30 anni dall’istituzione del nostro ministero e dalla prima missione di Goletta Verde, è evidente a tutti quanto sia cresciuta in Italia l’attenzione e la tutela per i nostri litorali, ma anche quanto sia importante la presenza assidua dello Stato e della società civile contro le violazioni ambientali, dall’abusivismo edilizio agli scarichi che inquinano le nostre acque. E oggi la risposta più dura verso chi danneggia l’ambiente sono gli ecoreati nel codice penale, una vera conquista di civiltà giuridica. Sono sempre stato favorevole a un controllo ‘terzo’, quale quello svolto da Goletta Verde, sugli standard ambientali: solo dal confronto e dall’assoluta trasparenza può scaturire un’adeguata tutela della nostra biodiversità marina e costiera, che è vera risorsa culturale ed economica, oltre che ambientale, di questo Paese”.
La conclusione dell’iter per istituire il Parco nazionale di Pantelleria, il cui schema di decreto è stato approvato dall’ultimo Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell’Ambiente Galletti ed ora è all’attenzione del Capo dello Stato, rappresenta un segnale importante e atteso, un ottimo modo per festeggiare i 30 anni e sperare in un Paese che investa e creda nel territorio protetto, sinonimo di qualità ambientale, controllo del territorio e, in questo caso, anche di legalità.
Oggi al taglio del nastro erano presenti Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio; Giampiero Sammuri, Presidente Federparchi; Domenico Vulpiani, Commissario Municipio X di Roma; Fabrizio Ratto Vaquer, Comandante della Capitaneria di Porto e Compartimento Marittimo di Roma; Rossella Muroni, Presidente Nazionale Legambiente; Roberto Scacchi, Presidente Legambiente Lazio; Maurizio Gubbiotti, Commissario Straordinario di RomaNatura – Ente gestore dell’Area Marina Protetta Secche di Tor Paterno; Giuseppe Migliore, Presidente della Cooperativa di pescatori Calafuria; Egidio Trainito, autore RAI e consulente per la conservazione nelle aree marine protette.
“Ogni tanto è utile voltarsi indietro, guardare a questa storia, misurare quanta strada è stata fatta per ricordare le battaglie vinte e affrontare con determinazione le tante sfide ancora da giocare – dichiara Rossella Muroni, presidente di Legambiente -. È una storia che traccia un buon inizio per la difesa dell’ambiente in Italia, anche se la strada è ancora lunga e i pericoli di attacco al mare e alle coste italiane sono tutt’altro che debellati. Occorrono iniziative che ristabiliscano la sostenibilità di pesca, del turismo e dei trasporti. È necessario un nuovo approccio nell’utilizzo del mare e delle coste, quel modello virtuoso che ci è imposto dall’Europa e per il quale la regione Lazio ha tutti i numeri, le idee e le infrastrutture per diventare un modello a livello nazionale, riconvertendo la sua economia in maniera blue e green”.
“Sono stati anni entusiasmanti che ci hanno permesso di proteggere luoghi unici al mondo, e per quest’isola sotto al mare che sono le secche di Tor Paterno sono stati fondamentali – dice Maurizio Gubbiotti, commissario di RomaNatura -. Oggi stiamo proseguendo il nostro lavoro puntando sulla collaborazione con il mondo dei diving, delle associazioni del territorio e delle comunità di pescatori artigianali, con iniziative di pescaturismo e promozione della filiera corta, maschere Granfacciali che permettono anche in superficie di vivere queste bellezze. Vanno promossi i prodotti di qualità del mare attraverso percorsi di tracciabilità, valorizzazione della filiera corta e delle produzioni legate al territorio”.
“Trent’anni fa il nostro Paese poteva contare su appena due piccole riserve marine – aggiunge il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri – quella attorno all’isoletta di Ustica e la riserva di Miramare, nel golfo di Trieste. Oggi l’Italia ha il sistema di aree marine protette più ricco e solido del Mediterraneo, con ben 29 siti tutelati (se si considerano anche i due parchi sommersi di Baia e Gaiola) per un totale complessivo di circa 228mila ettari di mare e 700 chilometri di litorale protetti, quasi un decimo dello sviluppo costiero nazionale. Un ottimo risultato figlio dell’iniziativa del Ministero dell’Ambiente e dell’attività di stimolo e di creazione del consenso messa in atto da Federparchi, dagli enti locali e dalle associazioni ambientaliste. Si tratta di un lavoro che si traduce in strategiche azioni di tutela e conservazione della biodiversità, ma anche in attività di promozione del territorio e di sperimentazione e messa a punto di buone pratiche in materia di turismo sostenibile che sono diventate modello di riferimento per il resto del Paese”.
L’esperienza della tutela del mare, in Italia, ha origine nel 1982 con la legge n. 979 per la “difesa del mare”, che introduce il concetto di inquinamento marino, oltre a procedure e organi per la salvaguardia di mari e coste. Una legge avveniristica, per quel periodo, che infatti trova ancora oggi applicazione in molti campi. Negli anni successivi, le politiche di tutela del mare in Italia hanno avuto un impulso crescente, a partire dall’istituzione di aree marine protette (AMP), che si è affermata come la strategia più funzionale, nel breve e medio periodo, per la protezione degli ecosistemi costieri e marini. A distanza di 30 anni dall’istituzione delle prime due aree marine prottete, il nostro paese si è guadagnato un ruolo importante nella protezione marina a livello europeo e di bacino del Mediterraneo, soprattutto in termini numerici. L’Italia è il paese europeo con più AMP e più ettari di mare e fondali difesi che ha saputo associare alle finalità di tutela, proprie di un’area protetta, il principio della fruizione sostenibile, ancorandosi saldamente alle comunità locali, sia in fase istitutiva che gestionale. Quasi un’anomalia, per un Paese che ha stentato, in questi ultimi decenni, a tenere il passo dei paesi europei più sviluppati nel campo delle politiche ambientali.
Ovviamente non mancano i terreni di confronto per le prossime sfide: con l’ultimo Rapporto sulla biodiversità italiana infatti, Legambiente ha rilevato che il 60% delle specie e il 77% degli habitat sono minacciati dall’innalzamento delle temperature, da un uso sconsiderato del suolo e da un eccessivo prelievo delle risorse. Necessario è dunque creare nuovi modelli di sviluppo che puntino sulle energie rinnovabili, sulle pratiche agricole sostenibili e sulla salvaguardia del nostro patrimonio naturalistico.
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