Greenpeace a Bologna contro la carne prodotta da allevamenti intensivi

Greenpeace a Bologna contro la carne prodotta da allevamenti intensivi

Nella giornata di lunedì 14 giugno 2021 volontarie e volontari di Greenpeace sono stati a Bologna per chiedere di cambiare il nostro sistema di produzione di cibo e dire addio per sempre al sistema degli allevamenti intensivi.

Dei gruppi di persone che fanno parte dell’associazione ambientalista hanno allestito un punto informativo davanti alla Pam in via Marconi con “carrelli parlanti” per far vedere a tutti le conseguenze ambientali e sanitarie della zootecnia intensiva, mentre allo stesso tempo dei finti spot promozionali invitavano a scoprire le “offerte sconvenienti” del sistema degli allevamenti intensivi.

Cosa fare?

“La produzione intensiva di carne – ha dichiarato Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – è uno dei principali motori di deforestazione e perdita di biodiversità, due importanti fattori di rischio per il verificarsi di epidemie, perché possono favorire nuovi salti di specie (spillover) di virus e batteri dagli animali agli esseri umani. Negli allevamenti intensivi, inoltre, tanti animali sono costretti a vivere in spazi ristretti: un ambiente ideale per il proliferare di agenti patogeni come i Coronavirus e i virus dell’influenza. Anche se non compare in etichetta, il rischio di nuove epidemie è un prezzo troppo alto da pagare per continuare a produrre sempre più carne a basso costo”.

Cambiare è possibile: Greenpeace chiede al governo di utilizzare i fondi pubblici per modificare il settore, aiutando economicamente le aziende che producono su piccola scala e gli allevatori che vogliono uscire dal modello intensivo riducendo anche il numero degli animali allevati. Questo dovrebbe essere un pilastro delle politiche agricole che il nostro Paese è chiamata ad adottare entro il mese di dicembre di quest’anno.

Nei giorni scorsi gli attivisti e le attiviste di Greenpeace sono invece andati di fronte al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), riuscendo a strappare un incontro con il ministro Stefano Patuanelli, che si è mostrato favorevole al confronto per superare questo problema (clicca qui per la petizione).