C’erano una volta i cavalli di legno a dondolo, le bambole con il viso di porcellana o il corpo di panno Lenci, le giostrine artigianali, i soldatini e le scatole di latta in cui si riponevano pochi, preziosi oggetti che arrivavano spesso solo nelle mani dei bambini borghesi. Oggi, lo sappiamo, l’offerta è pressoché infinita e le fasce di prezzo diversificate permettono a tutti i genitori di acquistare giocattoli. Ma quanto ne sappiamo della sicurezza di questi oggetti? L’informazione è carente, aggiungerei inesistente, nessuna pubblicità “progresso” in televisione, pochissime le pagine dedicate su quotidiani e riviste (e mi riferisco anche a quelle indirizzate specificatamente alle mamme), eppure i danni che può provocare un utilizzo errato del giocattolo, un malfunzionamento o un difetto di fabbrica possono essere terribili.
Periodicamente e ormai da parecchi anni, le grandi aziende ritirano dal mercato i loro prodotti a causa delle segnalazioni dei consumatori: sono state rilevate eccessive quantità di piombo nelle vernici, piccole parti facilmente staccabili, problemi meccanici, sostanze tossiche in grado di provocare gravi problemi respiratori, gelatine puzzolenti pericolose in caso di ingestione, etichette incomplete e la lista potrebbe continuare per un bel pò. Giochi ritirati dal commercio in fretta e furia, che non costringono chi li ha prodotti a pagare penalmente per i danni causati: stiamo parlando di colossi internazionali i cui nomi sono noti a tutti, non di piccole imprese sconosciute, ma ditte che producono famose bambole, storiche costruzioni, popolari figurine, divertenti peluche. Un panorama desolante che dovrebbe non solo far rabbrividire ma obbligare il Governo ad emanare leggi decisive che riguardano sia la fase dei controlli prima dell’immissione sul mercato sia severe punizioni per chi produce oggetti pericolosi per l’infanzia.
Accusiamo di negligenza la Cina dove ormai quasi tutte le aziende delocalizzano la loro produzione? O diamo direttamente la colpa alle aziende che dimenticano di esportare anche diritti e sicurezza? O attribuiamo tutti gli errori al legislatore troppo tenero? E come deve comportarsi un adulto responsabile che decide di comprare un giocattolo? Un decalogo che aiuta i genitori negli acquisti dei giochi sicuri è stato, in verità, stilato dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti e dall’Istituto Italiano Sicurezza dei Giocattoli (www.giocattolisicuri.com). Si tratta di consigli generici che spaziano dalla verifica della presenza delle avvertenze che devono comparire in maniera leggibile, indelebile e soprattutto in lingua italiana, della marcatura CE con cui il fabbricante attesta la conformità del giocattolo alle prescrizioni di legge (marchio apposto dalle aziende però in forma di autocertificazione e non di verifica esterna), delle indicazioni relative all’età per cui il giocattolo è ritenuto adatto, del nome e/o la ragione sociale e/o il marchio, nonché l’indirizzo del fabbricante o del responsabile dell’immissione sul mercato. Si aggiungono anche semplici suggerimenti: eliminare eventuali sacchetti di plastica che confezionano il giocattolo, insegnare al bambino a riordinare i giochi considerando che molti incidenti sono causati da cadute accidentali su oggetti lasciati disordinatamente sul pavimento, prevenire danni all’udito verificando in negozio il livello del rumore. Controllare che occhi, naso e bottoni dei pupazzi siano resistenti allo strappo. Verificare periodicamente lo stato di usura del giocattolo e non ripararlo in modo inadeguato.
Evitare, aggiungerei, di comprare sulle bancarelle giochi da pochi euro, preferire oggetti in legno piuttosto che in plastica, scegliere le produzione del commercio equo e solidale, acquistare libri.
Tutto, come sempre, lasciato al buon senso del genitore che per ogni gioco che dona al proprio figlio è costretto ad assumersi la responsabilità delle eventuali conseguenze. E’ ormai divenuta urgente e necessaria una profonda riforma del settore.
Un noto pay-off di qualche anno fa recitava “giocattoli, cibo per la mente”, e se da una parte il concetto è sacrosanto, perché i bambini sviluppano le loro capacità anche grazie ai giochi, è vero pure che considerati i danni provocati da fabbriche che si disinteressano della sicurezza meglio sarebbe farli giocare con oggetti che abbiamo già in casa: pentole e coperchi, terra e vasi, contenitori e travasi, abiti e travestimenti, fantasia e immaginazione ai piccoli non mancano. Più che il giocattolo per il bimbo è importante il gioco, inteso come attività, meglio ancora se svolta almeno in parte insieme al genitore.
di Marzia Fiordaliso