I LUNEDÌ D’AUTORE: ECO IN CITTÀ INTERVISTA Luca Mercallli “Il riscaldamento globale dipende da noi?”

Per il secondo “Lunedì d’autore” Eco in città ha intervistato Luca Mercalli – Presidente Società Meteorologica Italiana Onlus

Quali sono le cause dei cambiamenti climatici? Il riscaldamento globale dipende dalle attività umane?
Nella lunga storia della Terra il clima è cambiato ripetutamente, e in maniera spesso clamorosa (alternanza tra periodi glaciali e interglaciali), ma per cause naturali astronomiche, variazioni dell’attività solare o eruzioni vulcaniche, e per lo più in epoche lontane in cui l’uomo (evoluto con le attuali caratteristiche anatomiche circa 200.000 anni fa), non c’era ancora. La responsabilità del rapido riscaldamento dell’ultimo mezzo secolo – inedito
almeno per gli ultimi 2-5 millenni – invece è attribuibile ormai con certezza alle attività umane: bruciando petrolio, gas e carbone per alimentare i trasporti e la produzione di energia, cibo e tutti gli altri beni di consumo, ogni anno emettiamo in atmosfera oltre 30 miliardi di tonnellate di CO2. E nonostante il recente calo delle emissioni in Europa grazie al maggiore utilizzo di fonti rinnovabili, alla crescente efficienza energetica degli edifici e dei processi industriali, e al calo dei consumi dovuto alla crisi economica, le emissioni globali continuano per ora ad aumentare soprattutto con il contributo delle economie emergenti.

Cosa sta realmente accadendo?
I cambiamenti climatici sono già una realtà. In Italia le temperature medie sono cresciute di 1,4° nell’ultimo secolo, quasi il doppio della media globale di 0,8°; a bassa quota nevica sempre meno (in Val Padana la caduta di neve fresca si è ridotta di quasi due terzi negli ultimi decenni), dal 1850 la superficie dei ghiacciai alpini si è dimezzata, quasi tutte le estati più calde in due secoli si sono verificate dopo il 2000, con in testa i casi eccezionali ravvicinati del 2003, 2012 e 2015. Il livello degli oceani e anche del Mediterraneo è aumentato di una ventina di centimetri, e – sebbene non ovunque – vi sono evidenze di incremento dei fenomeni atmosferici violenti e concentrati (tempeste, uragani, nubifragi).
Gli scenari climatici futuri indicano per l’Europa meridionale probabili aumenti termici di 2°-4° entro il 2100, e in assenza di tagli delle emissioni soprattutto le estati mediterranee potranno riscaldarsi di 4°-7° con gravi effetti su agricoltura, foreste, salute umana e disponibilità idrica.
Per la prima volta nella sua storia l’umanità si trova ad affrontare cambiamenti epocali non solo del clima, ma in generale dell’assetto dell’ambiente e della società (eccesso di inquinamento e rifiuti, perdita di biodiversità, sovrappopolazione, sfide dell’alimentazione globale, crescenti conflitti per l’accesso alle risorse, migrazioni epocali…).
Per avere speranze di non scatenare cambiamenti climatici e ambientali irreversibili a lungo termine e deleteri per la stabilità della nostra civiltà, occorre avviare una pressoché completa decarbonizzazione dell’economia entro questo secolo, oramai auspicata da quasi tutti i governi del mondo ma di cui ancora non si vedono segnali convincenti.