Non sempre le belle notizie hanno risvolti totalmente positivi. I risultati di una recente ricerca, frutto della collaborazione fra la Sapienza Università di Roma, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e altri enti di ricerca, hanno riscontrato la ricolonizzazione di alcuni territori da parte di linci, lupi e orsi. Un fenomeno, in atto in parte in Italia ma soprattutto in altre zone d’Europa, che ci riporta indietro nel tempo.
A testimoniare l’avvenimento sono i sempre più frequenti avvistamenti di tali animali o, più raramente, gli incontri degli stessi con gli uomini e il loro sconfinamento in centri abitati alla ricerca di cibo.
La notizia fa sicuramente piacere a tutti gli animalisti, perché testimonia come questi animali non siano più a rischio di estinzione in tali zone, ma non può essere affatto confusa con l’idea di un generalizzato miglioramento delle condizioni ambientali e di una corretta politica di difesa della biodiversità.
In realtà, lo studio, pubblicato sulla rivista Diversity and Distributions, individua, come fattori determinanti, i cambiamenti della copertura del suolo e della densità della popolazione umana.
In sostanza, gli animali ricompaiono quando diminuisce la presenza dell’uomo. Il dato sembra, quindi, indicare una sostanziale inconciliabilità tra i comportamenti dell’uomo e la difesa degli habitat delle diverse specie.
Questo esito condanna necessariamente l’antropocentrismo della nostra epoca, ma, paradossalmente, indica anche il percorso da seguire per ottenere un miglioramento delle condizioni degli ecosistemi: un mutamento dell’uso del suolo, che non può consistere nell’abbandono delle zone montuose e delle aree rurali, che comporterebbe altri tipi di problematiche, una politica di allargamento ed estensione delle aree protette in Europa e, infine, una diversa distribuzione della popolazione umana. Il tutto a dimostrazione di come, ogni giorno, diventi sempre più necessario riuscire a realizzare un’effettiva convivenza tra i viventi, soprattutto in un’epoca di cambiamenti climatici.
di Elena Sofia Midena