È l’IA l’alleato che attendevamo per vincere la battaglia per la salvaguardia del pianeta? La risposta a questa domanda sarà il Santo Graal dei prossimi anni. Da un lato l’urgenza-emergenza che non possiamo più minimizzare o nascondere sotto il tappetto, ovvero la necessità di adottare pratiche e azioni socialmente responsabili per l’ambiente, dall’altra una tecnologia in grado di poter stravolgere il corso delle cose, nel bene e nel male, che però ha un costo anche in termini di impatto ambientale.
Pensiamo ai nuovi modelli previsionali basati proprio sull’IA che consentono di prevedere fino a sei ore di anticipo le alluvioni da fiumi, torrenti e corsi d’acqua, i più difficili da gestire per via della rapidità del deflusso delle acque piovane che aumenta il rischio di piene improvvise.
L’IA potrà prevedere con largo anticipo i grandi fenomeni atmosferici
Uno studio specifico sul tema è stato condotto dall’Università di Pisa e dal Consorzio di bonifica Toscana Nord (pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature). Hanno utilizzato dati pluviometrici e idrometrici, forniti del Servizio idrologico della Toscana, per addestrare modelli predittivi basati sull’IA che permettono di prevedere con congruo anticipo fenomeni atmosferici dirompenti. Il passo successivo sarà sviluppare software di facile utilizzo per anticipare le criticità e mitigare, addirittura prevenire, i danni. Non solo. L’IA è (e lo sarà sempre di più) un supporto tecnologico irrinunciabile –se non il principale– cui le aziende dell’industria ricorreranno per ottimizzazione i processi e le lavorazioni più inquinanti.
Moda sempre più green: chi compra pretende
Nel settore della moda è in atto una vera e propria rivoluzione green. E se da un lato lo impone l’Europa e l’Agenda 2030, dall’altro le aziende necessitano oggi di qualificarsi agli occhi di un consumatore sempre più intransigente e attento a ciò che indossa, anche per lavorazioni a basso impatto, a basso consumo e tramite certificazioni di sostenibilità e responsabilità ambientale.
Ma quanto impatta l’Intelligenza Artificiale?
E’ indubbio insomma che l’IA stia accelerando la transizione verde e sarà di grande aiuto nella sfida per la salvaguardia del pianeta. Tuttavia mentre fa tutto questo, l’IA deve anche lavorare per minimizzare i propri consumi, soprattutto in termini di consumo di risorse naturali: una ricerca condotta da alcuni ricercatori americani e pubblicata dalla Cornell University ha dimostrato che soltanto per addestrate ChatGpt 3 sono evaporati 700.000 litri di acqua. E questo è solo un numero.
Dunque quale risposta possiamo dare alla domanda da cui siamo partiti? L’IA ha il potenziale per impattare positivamente e magari (chissà) risolvere anche tante delle criticità che oggi non riusciamo a gestire o a prevenire. Però occorre fare in modo che l’impatto sia esclusivamente positivo. Occorre rendere sostenibile la stessa IA. Studi in tal senso sono già avviati.
La chiave per un’IA sostenibile probabilmente risiede in un approccio equilibrato, che consideri non solo l’innovazione tecnologica, ma anche la responsabilità ambientale. Solo così potremo sfruttare al meglio il potenziale di questa straordinaria tecnologia per il bene del pianeta.
di Giulia Rafanelli, giornalista e responsabile comunicazione Agenzia Future