FIBL (The Research Institute of Organic Agriculture) e IFOAM (International Federation of Organic Agriculture Movements), durante la Biofach di Norimberga, la Fiera internazionale annuale del bio appena terminata, hanno comunicato i positivi numeri legati all’agricoltura e al consumo di cibo senza pesticidi. Crescono i guadagni, il numero delle aziende e le superfici coltivate.
Per il CCPB (ente di certificazione specializzato nell’agricoltura sostenibile sempre presente al consueto appuntamento in terra di Germania) si tratta di un fenomeno ormai stabile che riesce, di anno in anno, a conquistare una fetta sempre più grande di pubblico. Una clientela che vuole sapere cosa mangia, da dove viene quel cibo che porta in tavola e com’è stato prodotto.
L’Italia, almeno in questo, detiene grandi primati: 300 mila ettari coltivati ovvero il 14,5% di aree seminate sono destinate alla produzione verde (secondo l’ultimo Rapporto Bio Bank la Lombardia, l’Emilia–Romagna e la Toscana si confermano come regioni leader del biologico per numero di operatori). Gran parte del risultato viene esportato ed è lì che forse bisognerà lavorare di più, dando la possibilità ad un numero sempre maggiore di persone di acquistare cibo buono, cibo bio che rispetti la nostra salute, le stagioni e il suolo.
Non solo la GDO deve essere protagonista proponendo, per ovvie ragioni, biologico a prezzi contenuti (ma forse sarebbe anche il caso che, almeno nel comparto ortaggi, non regnassero regimi di monopolio come avviene ora); anche i piccoli produttori devono poter essere gli attori principali di questo interesse da parte dei consumatori, visto che sono loro a sporcarsi le mani direttamente hanno diritto ad avere più occasioni possibili per vendere la loro merce (ed eventualmente godere di sgravi fiscali).
Il cibo biologico stuzzica, sempre di più, l’appetito delle persone attente ma incuriosisce anche coloro che sono attratti da un menu diverso dal solito e dalla garanzia di un pasto senza veleni. I prodotti bio provengono da un’agricoltura che esclude l’utilizzo di elementi chimici di sintesi, una sorta di ritorno al passato quando nelle campagne l’unico concime possibile era quello…naturale, riavvicinando così il consumatore, anche a livello spirituale, alla madre terra.
Maggiori informazioni sul sito dell’AIAB – Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica: www.aiab.it, sul sito di FederBio feder.bio e sulle pagine della Bio Bank www.biobank.it.
di Marzia Fiordaliso