Il preoccupante stato di salute di Villa Gregoriana

L’ultimo episodio di dissesto idrogeologico al parco di Villa Gregoriana di Tivoli è passato quasi sotto silenzio. Nei giorni scorsi, in prossimità della riapertura al pubblico, prevista, secondo il calendario, proprio a marzo, si è verificato uno smottamento di terreno che ha interessato il versante della parete verticale della forra, la profonda gola nelle quale scorre il fiume Aniene.
Il Fai, che ha avuto la Villa in concessione circa vent’anni fa e che, dopo averla restaurata con cura, l’ha aperta al pubblico nel 2005, esegue in maniera consueta monitoraggi sullo stato di salute dell’area.

La fragilità dell’assetto idrogeologico è un dato che accompagna da sempre la storia della Villa, nata per volontà di Papa Gregorio XVI. In particolare, prima che nel 1832 l’architetto e ingegnere Clemente Folchi si distinguesse con una grandiosa opera di ingegneria idraulica per contenere le continue esondazioni dell’Aniene, si ricorda la disastrosa ondata di piena del 1826, in seguito alla quale le acque del fiume furono deviate in un doppio traforo scavato nel monte Catillo, dando vita ai 120 metri di salto della Cascata Grande.
Quello della Villa è, quindi, un ecosistema estremamente fragile e delicato, che richiede da parte del Fai una supervisione costante e una tempestività negli interventi di manutenzione e prevenzione. Il riscaldamento globale, con i suoi periodi di siccità estiva sempre più prolungati, le piogge autunnali sempre più frequenti e intense e le improvvise gelate invernali, ha però accelerato quel processo naturale che in una forra carsica porta al collasso.

I lavori per mettere in sicurezza il parco sono stati avviati nell’immediato e occorre registrare che lo smottamento non ha causato danni, in quanto, in attesa degli interventi programmati, l’area era stata interdetta ed era sgombra da qualsiasi movimentazione del personale.
Viene così confermata l’importanza di un costante intervento, inclusa una continuativa cura del verde, per garantire la sicurezza dei visitatori e per arginare un destino di precarietà che coinvolge circa un quinto dei nostri beni culturali.
Cercare un giusto equilibrio tra artificiale e naturale è il segreto della sopravvivenza della Villa, che è diventata un vero luogo del cuore, con i suoi boschi, sentieri, antiche vestigia, grotte naturali e la sua spettacolare cascata, a pochi chilometri da Roma.

di Elena Sofia Midena