Il riciclo degli imballaggi in bioplastica trattati con i rifiuti organici vola al 60,7%, cinque punti in più rispetto all’obiettivo di fine decennio. È quanto si evince dalla relazione di gestione 2022 di Biorepack – Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile.
Le imprese consorziate, di cui sono parte produttori, trasformatori, utilizzatori e riciclatori, hanno raggiunto quota 218 (+8% rispetto all’anno precedente). Inoltre, al 31 dicembre scorso, sono arrivate 353 richieste di convenzionamento che portano a 3777 i Comuni serviti (47,8% di tutti i Comuni italiani) dove risiedono oltre 38 milioni di persone, pari al 64,4% della popolazione nazionale (3 punti percentuali in più rispetto al 2021).
Questo risultato è motivo di grande orgoglio per tutta la filiera – ha commentato il presidente di Biorepack, Marco Versari – Essere riusciti già oggi a raggiungere e superare l’obiettivo 2030, peraltro dopo appena 18 mesi dall’inizio delle attività del nostro consorzio, dimostra l’impegno della nostra organizzazione e la sinergia virtuosa che siamo riusciti a innescare con le pubbliche amministrazioni e i soggetti deputati alla raccolta dei rifiuti.
Imballaggi in bioplastica, perchè fare la raccolta differenziata
Ottimi i risultati che però potevano essere ancora migliori se la frazione umida raccolta fosse stata qualitativamente più pura. La presenza di materiali non compostabili, soprattutto prodotti e imballaggi in plastiche tradizionali, vetro e metalli, erroneamente conferiti nell’umido domestico, oltre a costituire un grave problema per la raccolta, rimane un fattore di penalizzazione dei risultati di riciclo. L’eliminazione di questi materiali estranei, infatti, comporta sempre uno scarto anche delle bioplastiche compostabili in ingresso negli impianti, che nel 2022 si è attestato intorno al 14%.
Dalla relazione 2022 emerge infatti che, a livello regionale, le performance migliori sono in ordine:
- Valle d’Aosta (100% della popolazione coperta);
- Emilia-Romagna (99%);
- Veneto (97%);
- Toscana (94%);
- Puglia (93%).
La percentuale di Comuni convenzionati con Biorepack oscilla tra l’81% del Nord Est e appena il 23% delle Isole. Allo stesso modo, le convenzioni coprono il 90% della popolazione delle regioni nord-orientali mentre nelle regioni meridionali si fermano al 53% e nelle isole scendono addirittura al 30%. Grazie alla convenzione con il consorzio riconosciuti corrispettivi economici pari a 9,3 milioni di euro, a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti organici (1,8 milioni di euro in più rispetto al 2021).
Questi numeri, indubbiamente positivi, devono però rappresentare solo un punto di partenza per raggiungere rapidamente ulteriori traguardi – ammonisce Versari – Le differenze di copertura regionale sono ancora troppo marcate, nonostante la raccolta differenziata dell’umido urbano (con all’interno le bioplastiche) sia obbligatoria in tutta Italia dal 1° gennaio 2022. Stiamo lavorando quotidianamente per colmare questo gap nelle regioni meridionali. Va infatti ricordato che convenzionarsi significa poter accedere a risorse economiche importanti, che possono aiutare molte realtà territoriali a migliorare la qualità e quantità della raccolta differenziata della frazione umida.
Errori e illegalità
Per aiutare i cittadini nella corretta raccolta dei rifiuti organici da porre in sacchetti compostabili Biorepack ha avviato, su vari canali, sia tv sia social, una campagna di comunicazione che con modi simpatici cerca di insegnare ai cittadini come differenziare correttamente.
Resta però serio il problema delle truffe e il loro impatto negativo sull’ecosistema, ancora oggi, infatti, sono facilmente reperibili gli imballaggi in plastica tradizionale (buste della spesa in primis) o contraffatti senza le caratteristiche tecnico-ambientali richieste dalla legge. Biorepack ha sviluppato una piattaforma in collaborazione con l’associazione di categoria Assobioplastiche che i cittadini e le imprese possono utilizzare per segnalare i fenomeni illeciti e permettere al Consorzio, dopo i doverosi controlli e l’istruttoria giuridica, di presentare denuncia alle autorità competenti.