impianti a biomassa

Lombardia: stop all’inquinamento da biomassa, nuovi limiti stringenti

In Lombardia nuovi requisiti emissivi per l’installazione e l’esercizio degli impianti termici civili alimentati a biomassa con potenza termica al focolare superiore a 35 kw. Si tratta di tre nuovi livelli di prestazione rispetto alla precedente Decreto 186 del 2017.

Con l’approvazione di una Delibera di Giunta Regionale (DGR 3649) i livelli ammessi scendono a 2,5 mg e 1 mg (valore significativo in quanto confrontabile con le emissioni degli impianti a gas di ultima generazione, ma senza alcuna distinzione di combustibile) secondo le tecnologie applicate: un importante passo avanti nella lotta all’inquinamento da particolato.

I nuovi impianti di medie e grandi dimensioni in Lombardia saranno estremamente performanti e contribuiranno a ridurre l’impatto ambientale del settore termico – ha dichiarato Giorgio Maione, assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia – La delibera è il frutto di un lungo lavoro di confronto con le associazioni di categoria dei produttori di impianti termici, da anni impegnate a sviluppare tecnologie sempre più avanzate per contribuire al miglioramento della qualità dell’aria. Nel frattempo, in due anni abbiamo investito 35 milioni di euro per consentire a migliaia di famiglie lombarde di sostituire impianti obsoleti con quelli di ultima generazione. La sostenibilità si ottiene con gli investimenti in innovazione, non con l’ideologia.

Impianti a biomassa: superamento degli ostacoli

La vera novità sta nel fatto che anche alcuni moderni impianti a biomassa sono in grado di raggiungere già i nuovi livelli di prestazione. Grazie all’applicazione di misure primarie e secondarie di abbattimento delle emissioni, infatti, esistono oggi impianti che emettono appena 0,2 mg di particolato, esattamente come le migliori tecnologie a gas già disponibili. Il ricorso alle biomasse non conosce più ostacoli.

Una scelta strategica per una Regione come la Lombardia, che a causa delle sue caratteristiche orografiche e dell’elevata densità di attività umane (tra le più alte in Europa per abitanti e industrie per km quadrato), soffre sensibilmente il problema dello smog da particolato – commenta Paolo Giarda, Responsabile Relazioni Istituzionali di Carbotermo, azienda leader nella realizzazione e gestione di centrali termiche e caldaie alimentate a biomassa – Si tratta anche di una scelta lungimirante che noi player del settore accogliamo con soddisfazione: in un contesto di crisi energetica e sfida climatica come quello attuale è indispensabile poter contare su un ventaglio più ampio possibile di soluzioni da fonti rinnovabili, nessuna esclusa.

Come funziona l’energia da biomassa

La domanda di energia elettrica è destinata a crescere in modo esponenziale, anche per via dello sviluppo di settori ad alta intensità energetica come quello dei data center per l’intelligenza artificiale (in Lombardia sono già 26 le richieste di costruzione di nuovi data center, per un fabbisogno complessivo di 12 gigawatt).

In questo scenario il contributo della biomassa può rivelarsi prezioso: proviene dagli scarti della lavorazione agricola o da residui boschivi; si può produrre in autonomia senza ricorrere a importazioni e quindi senza dipendere dalle fluttuazioni del mercato internazionale. Una considerazione non da poco in un momento in cui la sicurezza degli approvvigionamenti energetici è tornata a essere una priorità strategica.

La criticità

La nuova DGR si allinea alla normativa nazionale (D.Lgs. 28/2011) che promuove le energie rinnovabili. Tuttavia, a causa dei problemi di qualità dell’aria, la biomassa non contribuisce al raggiungimento della quota obbligatoria del 60% nelle nuove costruzioni lombarde.

Resta poi da capire come il Comune di Milano adatterà il proprio Regolamento per la qualità dell’aria alla nuova DGR regionale che introduce limiti ancora più stringenti sulle emissioni da biomassa. Il divieto generalizzato proposto dal Comune, pur non avendo ricevuto osservazioni dalla Commissione Europea, potrebbe ora dover essere rimodulato alla luce dei nuovi standard regionali.