Un’impresa che non nasce green, che non ha nel suo DNA una produzione a basso impatto può trasformarsi in un’azienda sostenibile? Ne parla approfonditamente in questo testo, Fulvio Rossi economista, manager e consulente, una lunga esperienza da Responsabile della sostenibilità in un grande gruppo e otto anni alla guida dell’associazione Sustainability Makers, oggi advisor per diverse organizzazioni e imprese.
Rossi, esperto nello sviluppo di programmi di corporate sustainability nelle impresa e delle difficoltà connesse con il cambiamento più o meno radicale che comportano, apre un dibattito sulle connessioni possibili su La sfida inevitabile, ed. Il Mulino; si occupa anche di chiarire, nel testo, le motivazioni per cui le aziende dovrebbero seriamente occuparsi di CSR e sulle implicazioni gestionali e strategiche.
Imprese sostenibili: le opportunità e i rischi
I mutamenti climatici, la presa di coscienza che le risorse della terra non sono infinite e le disuguaglianze tra classi sociale e territori influenzano non solo i pubblici decisori (non quanto dovrebbero forse) ma anche la finanza sostenibile e le scelte dei consumatori, aumentando per le imprese i rischi del “non fare” e le opportunità di ridurre gli impatti e sviluppare prodotti ecologici. Un meccanismo, quello della valutazione delle linee di produzione e delle ricadute sul nostro habitat ormai imprescindibile e che non può essere rimandato.
Tra ambiente, diritti umani, stakeholder, capitali intangibili, catena di fornitura, rischi emergenti, la materialità è un faro per manager e amministratori, chiamati a scelte che producano valore anche nel lungo periodo e a far fronte ai nuovi obblighi europei di reporting e due diligence. Accrescere la consapevolezza è fondamentale per il futuro della stessa impresa.
Imprese sostenibili dunque fino al momento in cui l’aggettivo non avrà più ragione di esistere perchè conosceremo solo un modello di business: quello che porta benessere non esclusivamente agli azionisti ma a tutto il pianeta.
