Nei giorni scorsi si è aperta la COP29, ossia la Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Fino al 22 novembre, a Baku, si incontreranno oltre 50mila rappresentanti degli stati aderenti all’ONU per rinnovare gli impegni nel contenere il riscaldamento globale. Come ogni anno saranno affrontati molte questioni critiche, tra cui la finanza, l’energia, l’innovazione, la mobilità, la biodiversità.
Bisognerà rafforzare le ambizioni di ciascuno e favorire l’azione comune verso un percorso più responsabile.
Gli ultimi Rapporti dell’ASviS mostrano che il nostro Paese non ha ancora imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità.
Ciò non vuol dire che in questi anni non si siano fatti alcuni passi avanti o che non siano state assunte decisioni che vanno nella giusta direzione, o che non ci siano delle eccezioni positive ma la mancanza di un impegno esplicito, corale e coerente da parte delle forze politiche in primis, ma anche di molti ambiti della società, ci sta conducendo su un sentiero senza futuro, a meno di una brusca inversione di rotta. Per recuperare il terreno perduto è indispensabile adottare un approccio sistemico che consideri la sostenibilità non un settore, o un di cui, ma il fulcro di tutte le nostre scelte e azioni, pubbliche e private.
Le imprese come motori del cambiamento
In questo scenario, le imprese possono avere un ruolo fondamentale, addirittura di guida, abbracciando però un nuovo paradigma rigenerativo del mercato: non più solo il profitto, ma il raggiungimento di uno o più benefici comuni. Diventando così un soggetto ‘politico’, nel senso di attore del cambiamento sociale, abilitatore di un impatto positivo su territori e stakeholder in cui opera.
A tal proposito, nel dicembre 2015, con la Legge n. 208, è stato promosso un progetto politico e giuridico dall’allora senatore (oggi deputato) Mauro Del Barba che ha fatto diventare l’Italia il primo Stato sovrano ad introdurre una normativa sulle Società Benefit, imprese che oggi hanno superato la quota delle 4.000 unità, producendo sin qui quasi 60 miliardi di euro.
Secondo una recente Ricerca nazionale, condotta da Nativa insieme ad Assobenefit e ad altri prestigiosi partner, il 32,5% delle SB ha come finalità il Capitale Sociale, a evidenziare il forte legame con il contesto produttivo e umano in cui sono inserite: un approccio che, riprendendo il motto olivettiano, si può tradurre con il principio che ‘L’Impresa è Comunità’.
Gli incontri
Questi, e tanti altri, i temi al centro degli eventi, incontri e riflessioni che nelle scorse settimane ho avuto il piacere di condividere con numerosi e validi protagonisti nel Salone della CSR organizzato da Rossella Sobrero di Koinetica, al Sdgs Annual Forum promosso dalla Fondazione Global Compact Italia presieduta da Marco Frey, alla Festa del Cinema di Roma e durante la Fiera Ecomondo di Rimini diretta da Alessandra Astolfi.
Nonostante le tante ombre che vedo in giro per l’Italia, percepisco e spesso tocco con mano una forza ancora troppo timida e latente ma che, se ben gestita e accompagnata, potrà cambiare le carte in tavola assicurando un benessere più diffuso, giusto ed equo. Bisognerà agire su tanti fronti, e a vari livelli, cercando di fare ‘rete’ nella triplice accezione: centrando i goals dettati dall’Agenda 2030, costruendo infrastrutture digitali, sviluppando collaborazioni e partenariati tra istituzioni, imprese e società civile.
Abbiamo poco tempo, e l’aspetto culturale è tra le priorità da affrontare (e risolvere).
Io ho fiducia che Insieme, con una spinta ‘gentile’, ce la faremo.
di Massimiliano Pontillo, Direttore Responsabile Eco in città