Secondo l’analisi del PEFC i danni provocati dagli incendi possono diminuire del 50% nelle aree boschive gestite in modo attivo e addirittura i boschi certificati hanno una probabilità di essere interessati dal fuoco in misura fino a 9 volte inferiore rispetto a quelli non certificati. Lo scorso anno, solo in Italia, sono andati in fumo circa 75.000 ettari di territorio, di cui 11.000 di ecosistemi forestali, una gigantesca perdita per il nostro patrimonio naturale.
Lo studio ha analizzato 48.953 eventi per un totale di 999.482 ettari di area bruciata nel periodo di studio tra il 2007 e il 2017. I risultati suggeriscono che la governance attiva del territorio – a partire dalle politiche previste dal Programma di Sviluppo Rurale, passando per le certificazioni forestali come quella PEFC, fino ai programmi di conservazione della biodiversità come previsto ad esempio nel Programma Life – ha contribuito a costruire negli ultimi decenni in Italia paesaggi resistenti e resilienti agli incendi.
Il cambiamento climatico che sta interessando in maniera complessa e drammatica il Pianeta è purtroppo sempre più spesso causa o concausa di incendi difficilmente controllabili e disastrosi ed è dunque evidente come siano necessarie attività che aiutino a regolare e contenere le perdite di servizi ecosistemici e di copertura forestale – spiega Marco Bussone, Presidente PEFC Italia – In Italia, la disattenzione per il patrimonio boschivo e pascolivo ci ha indebolito, lasciando moltissimi ettari di foresta abbandonati ad uno stato selvaggio e rischioso. È urgente intervenire: dei 100 milioni di euro di risorse stanziate dal Decreto incendi nel settembre 2021, il Ministero della Coesione ai Territori deve ancora ripartire circa 40 milioni. Queste risorse – conclude Bussone – sono più che necessarie, perché devono essere spese per la prevenzione con investimenti mirati in attività sui territori e dentro i boschi stessi.
Incendi, come gestire le aree
I dati sulla diminuzione dei danni tengono conto anche di quanto emerso dallo studio “Una governance attiva delle aree agro-pastorali, forestali e protette mitiga gli impatti degli incendi boschivi in Italia” , firmato dai principali attori del settore tra cui Antonio Brunori, Segretario generale PEFC Italia.
Necessarie azioni di prevenzione come le attività programmata di diradamento per limitare la quantità di materiale incendiabile, la pulizia del sottobosco e il controllo della quantità di legno morto a terra oltre a un maggiore presidio da cui consegue una minore frequenza di incendi dolosi.
I dati raccolti e analizzati nello studio coordinato dal Prof. Davide Ascoli (Università di Torino) non fanno che confermare in maniera decisa come le strategie europee del Green Deal siano l’unica strada da percorrere – ha commentato Antonio Brunori, Segretario Generale PEFC Italia – Ci troviamo a un punto cruciale, dove risulta urgente l’adozione di un sistema di governance che riconosca il ruolo chiave della gestione del territorio per garantire la protezione civile e la conservazione degli ecosistemi in presenza di cambiamenti climatici e di uso del suolo.
Incendi, i fattori che li determinano
I boschi non sono utili solamente a produrre ossigeno e a mantenere l’equilibrio idrogeologico ma anche a immagazzinare CO2 che, però, viene rilasciata nel momento in cui gli alberi vanno a fuoco, insieme a grandi quantità di polveri sottili. Gli incendi hanno maggiore capacità di propagazione se il clima è caldo secco e se il suolo è infiammabile. Concorre anche l’abbandono delle aree forestali perché la mancanza di gestione del territorio e l’assenza di attività umane può aumentare esponenzialmente il rischio, riducendo l’eterogeneità del paesaggio e lasciando aumentare il carico di materiale combustibile.
Essenziale poi adattare modelli di governance a seconda delle peculiarità dei territori coinvolti per ottenere risultati efficaci e privi di effetti collaterali. Le strategie di gestione del territorio che portano risultati soddisfacenti in paesaggi caldi, secchi e infiammabili possono avere effetti limitati in condizioni metereologiche estreme, ormai sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico.