Alessandro Messina è Direttore generale di Banca Etica dal 2015. Si è laureato in Economia aziendale e poi specializzato in Finanza presso la Luiss di Roma. Ha ricoperto vari ruoli sia in ambito pubblico che privato, sempre favorendo la crescita delle piccole imprese e lavorando all’inclusione finanziaria: in Fedecasse, Abi, al Ministero della Solidarietà sociale e al Comune di Roma. E’ stato anche Presidente dell’Associazione Finanza Etica.
L’INTERVISTA
1) Lo scorso anno Banca Etica ha compiuto 20 anni: vuole raccontarci le tappe principali di questo percorso?
Banca Etica ha aperto il suo primo sportello a Padova l’8 marzo 1999. Negli anni precedenti si era costituita la Cooperativa verso la Banca Etica che – grazie alla mobilitazione di migliaia di persone e organizzazioni della società civile (Acli, Arci, Agesci, CGM e tante altre) – aveva raccolto il capitale sociale necessario per costituire una banca popolare. Pensiamo che, a metà anni ‘90, ci si prefiggeva l’obiettivo di raccogliere 12,5 miliardi di lire da cittadini e terzo settore. Un vero e proprio progetto di crowdfunding ante-litteram. Sembrava un’utopia, e invece ha funzionato! In questi 21 anni Banca Etica è cresciuta moltissimo: oggi ha filiali e sportelli in tutta Italia (20, e 30 uffici territoriali) e anche in Spagna (a Bilbao, Madrid e Barcellona), controlla una società di gestione del risparmio (Etica sgr) e un’istituzione specializzata nella microfinanza verso il sud del mondo (CreSud). I clienti sono oltre 80 mila e continuano a crescere ogni anno.
2) Chi sono i proprietari?
I proprietari sono i 44mila soci e socie di Banca Etica: persone e organizzazioni della società civile che hanno scelto di acquistare alcune azioni della banca e che ne usano i servizi finanziari a condizioni vantaggiose, come appunto avviene in una cooperativa. Molti di questi soci partecipano attivamente alla vita della banca, non solo in occasione delle assemblee e delle elezioni degli organi di governo, ma anche frequentando i Gruppi di Iniziativa Territoriale che in decine di città italiane promuovono la finanza etica. Un’attività fondamentale che circa 200 di essi svolgono è la valutazione di impatto sociale e ambientale dei finanziamenti, su base volontaria e a seguito di specifica formazione, che accompagna l’istruttoria economico-finanziaria delle richieste di prestito.
3) Da poco è stato approvato il bilancio 2019, con un risultato record. Ci dà qualche dato significativo?
Lo scorso anno si è chiuso con l’utile più alto realizzato da Banca Etica dalla sua nascita, pari a 6 milioni e 268 mila €. Il bilancio consolidato – comprensivo dei risultati della società di gestione del risparmio del Gruppo, Etica sgr e della società attiva nel settore della microfinanza, Cresud S.p.A. – ha visto un utile di 10 milioni e 95 mila euro, anch’esso record. Molto positivi anche tutti gli altri indicatori:
● i crediti sono cresciuti dell’8% e hanno raggiunto i 1.004 milioni € (a fronte di un calo dello 0,4% registrato dalla media del sistema bancario italiano);
● la raccolta di risparmio diretta è cresciuta del 10% e ha raggiunto i 1.708 milioni €;
● la raccolta di risparmio indiretta (ossia il collocamento dei fondi ESG di Etica Sgr) è cresciuta del 19% toccando i 705 milioni €.
Più che soddisfacenti anche gli indicatori di efficienza e solidità patrimoniale, tutti in crescita.
Il credito che eroghiamo cresce ininterrottamente da 20 anni, eppure restano contenute le sofferenze nette, pari allo 0,64% (a fronte di una media del sistema di 1,69%).
4) Quali sono gli ambiti settoriali e progettuali che finanziate?
I fondatori di Banca Etica volevano una banca che escludesse dal credito tutte le attività dannose o controverse (armi, gioco d’azzardo, fonti fossili, sfruttamento dei lavoratori, eccetera) e che finanziasse esclusivamente organizzazioni con una missione di cambiamento sociale e del modello di produzione. Ciò, per i primi anni, si è tradotto in una preferenza quasi esclusiva per le realtà del terzo settore. Nel tempo, con il cambiare del contesto economico e sociale attorno a noi, in particolare dalla crisi Lehman in poi, ci siamo gradualmente aperti anche al credito alle persone fisiche e alle imprese anche non esclusivamente nonprofit purchè con impatto positivo su società e ambiente. Quest’anno abbiamo misurato con precisione i risultati conseguiti grazie al denaro che ci viene affidato da soci e clienti, realizzando il nostro primo Report di Impatto. Ne è emerso che con i crediti erogati nel solo 2019 Banca Etica ha finanziato imprese sociali e organizzazioni nonprofit che hanno:
● creato 9.800 nuovi posti di lavoro
● inserito a lavoro 4.000 persone fragili
● organizzato 4.100 eventi culturali, cui hanno partecipato 885.000 persone
● offerto una dignitosa accoglienza a 8.300 migranti
● erogato servizi socio-assistenziali di cui hanno beneficiato 38mila persone
● reso disponibili alloggi in social housing per 474 nuclei familiari
● permesso a 107.000 persone di partecipare a corsi di istruzione/formazione e di portare avanti 540 progetti di ricerca
● garantito a 138.000 persone di ricevere assistenza in progetti di cooperazione internazionale
● coltivato quasi 5000 ettari a biologico producendo oltre 18.000 tonnellate di cibo biologico
● riciclato 204.000 tonnellate di rifiuti e recuperato 87.000 tonnellate
● prodotto 1 milione di m3 di acqua potabile
● assistito 13.000 pazienti
● recuperato 11 imprese che stavano per fallire salvando 425 posti di lavoro
● avvicinato allo sport 58.000 persone
● installato 6MW di impianti ad energia rinnovabile
● evitato emissioni per 4900 tonnellate di CO2
Il 28% delle imprese finanziate da Banca Etica nel 2019 è rappresentato da imprese femminili, che hanno creato 1000 nuovi posti di lavoro. Tra i prestiti a favore di persone fisiche il 44% ha riguardato donne e il 20% ha riguardato cittadini di origine straniera.
5) Microfinanza e microcredito: qual è il vostro posizionamento?
Sul microcredito regna parecchia confusione: non è beneficenza, altrimenti non può riprodurre i suoi effetti nel tempo. E non è (solo) credito alle imprese, che invece dovrebbe essere il tipico lavoro delle banche. La riforma del Testo unico bancario (articolo 111) avrebbe dovuto favorire lo sviluppo di operatori alternativi a quelli bancari, più attenti alla finanza di relazione, ma purtroppo ha fallito. Il principale strumento agevolativo pubblico, la sezione dedicata del Fondo centrale di garanzia, è diventata più un’illusoria panacea per tutte le microimprese sempre più escluse dal credito bancario, che uno strumento di vero sviluppo, emancipazione e inclusione finanziaria di soggetti ai margini economici (e sociali). Sono i dati della Banca d’Italia a confermare che dal 2012 il credito alle piccole imprese (quelle con meno di 20 addetti) ha continuato a scendere. Complessivamente il credito alle imprese (tutte) in Italia si è contratto del 27% tra 2011 e 2019 (giugno), perdendo circa 267 miliardi di euro. Una tendenza che sembra destinata a perdurare, considerando la crescente concentrazione del mercato (-80% il numero di banche negli ultimi 20 anni, +35% l’attivo detenuto dai primi 5 gruppi negli ultimi 8 anni), la permanenza della fase di tassi piatti (che non rendono conveniente il credito), la pressione regolamentare fortemente asimmetrica sugli assorbimenti patrimoniali da credito rispetto a quelli da finanza.
Insomma, c’è ancora bisogno di lavorare – molto – per l’inclusione finanziaria e per lo sviluppo delle persone e dell’economia virtuosa. È quello che Banca Etica fa da sempre: +60% gli impieghi tra 2014 e 2019, +8% nell’ultimo anno. Ed è quello che ancor meglio continueremo a fare insieme a PerMicro, vero operatore specializzato nel microcredito in Italia (e non è un 111!) di cui siamo diventati soci a fine 2019, insieme a CreSud, entrata da poco nel Gruppo Banca Etica e che da vent’anni opera nel campo della microfinanza nel sud del mondo, insieme ad Avanzi Etica Impact Fund, il nuovo strumento che abbiamo appena lanciato con Etica Sgr per intervenire nel capitale di rischio e nella finanza straordinaria delle imprese sociali e di impatto.
6) Cos’è Etica Sgr?
Etica sgr è stata la prima società di gestione del risparmio in Italia a proporre fondi di investimento ispirati ai principi della finanza etica: questo significa che interi settori industriali nocivi sono esclusi dagli investimenti (armi, tabacco, fonti fossili, etc) e che tutti i titoli emessi da società quotate che non operano in questo settori sono comunque sottoposti a una accurata analisi ESG (Environmental, Social, Governance). Alla fine dell’analisi possono entrare nei fondi di Etica sgr esclusivamente i titoli di società con una solida responsabilità sociale d’impresa dal punto di vista degli impatti ambientali; dei diritti dei lavoratori e delle altre comunità toccate dall’azione della società; della governance che include ad esempio la correttezza verso il fisco, la promozione della parità di genere negli organi direttivi, etc.
Un’analisi simili è applicata anche per i Titoli di Stato (ad esempio escludendo gli Stati che applicano la pena di morte, o violano i diritti umani etc).
Etica sgr è controllata da Banca Etica. La società propone agli investitori fondi comuni di investimento con diversi profili di rischio (si va dai meno rischiosi (che investono prevalentemente in titoli di stato) ai più rischiosi (che investono prevalentemente in azioni di società). I fondi comuni sono uno strumento molto utile perché permettono a ogni investitore di differenziare il rischio (ogni fondo comprende un mix di titoli permettendo di bilanciare le eventuali perdite di un titolo con gli altri titoli presenti); inoltre nei periodi di forte incertezza, come quello che stiamo vivendo, è possibile investire nei fondi comuni poco alla volta attraverso i cosiddetti PAC (piani di accumulo) in modo da non investire i propri risparmi tutti in una volta.
Etica sgr è nata 20 anni fa ed è ancora oggi l’unica in Italia a proporre esclusivamente fondi etici.
Da qualche anno c’è un grande interesse in tutto il mondo per la finanza sostenibile, con molte società finanziarie che provano a elaborare prodotti responsabili, ma Etica sgr resta l’unica in Italia a proporre esclusivamente investimenti etici con criteri di selezione che potremmo definire radicali.
Anche durante la drammatica crisi innescata dalla pandemia è emerso chiaramente come i prodotti finanziari etici e sostenibili siano tra l’altro capaci di reggere meglio durante le tempeste che ciclicamente travolgono le borse mondiali.
7) Ci indica le finalità principali della Fondazione Finanza Etica?
Fondazione Finanza Etica è la nostra fondazione culturale: si occupa prevalentemente di ricerca sui temi della finanza etica e di iniziative per promuovere l’educazione critica alla finanza in Italia e in Spagna (con la sua omologa Fundacion Finanzas Eticas). Le due fondazioni – inoltre – svolgono interventi di azionariato critico acquistando piccoli pacchetti di azioni di società controverse (Eni, Enel, Acea, generali, Leonardo-Finmeccanica) al solo scopo di acquisire il diritto ad andare nelle assemblee generali di queste società per portare la voce della società civile. Ad esempio all’assemblea di generali siamo intervenuti con Greenpeace per chiedere lo stop agli investimenti sul carbone; a quella di Acea siamo andati con i comitati per l’acqua pubblica, a quella di Finmeccanica con le ONG che testimoniano il dramma delle armi prodotte in italia e usate nei Paesi in guerra, etc.
8) Siete presenti anche in Spagna. L’internazionalizzazione è tra gli obiettivi del Gruppo?
In Spagna operiamo da cinque anni con la nostra succursale estera. La nostra presenza nella penisola iberica è frutto della forte collaborazione con movimenti e associazioni della economia solidale che oggi ci aiutano a promuovere la finanza etica in una società assai dinamica come quella spagnola, con forti componenti cooperative e di attenzione ai diritti e all’ecologia.
9) Oggi stiamo andando verso una società sempre più smart. Cosa state facendo in termini di digitalizzazione?
Il 2020 segnerà il definitivo salto tecnologico di Banca Etica. Spinta anche dalle misure di contenimento sanitario, in Italia e Spagna, la banca ha raggiunto una quasi completa operatività sui canali digitali, che aumenterà nei prossimi mesi fino a giungere al 100%. Anche nell’accesso ai servizi di credito: oggi un cliente di Banca Etica può richiedere e ottenere un prestito personale on line e avere una risposta (e il denaro sul proprio conto) in tempo brevissimo e a ottime condizioni (trasparenti e senza sorprese), ancor migliori se si è soci. La banca crescerà investendo in nuove aree self service, nelle città dove sono presenti le filiali, consentendo ai clienti di compiere tutte le operazioni in sicurezza e autonomia. Ma continuerà anche un moderato rafforzamento della presenza nei territori: sarà aperta una nuova succursale a Reggio Emilia, che si aggiunge alle ultime aperte in Italia (Varese, Sassari, Verona) e alla nuova sede della delegación di Barcelona.
10) Banca Etica come sta intervenendo rispetto all’emergenza Covid-19?
La gestione dell’emergenza è stata pronta. In un tempo rapidissimo il 100% dei dipendenti ha potuto lavorare da casa. Le filiali sono state chiuse per mettere in sicurezza clienti e dipendenti senza mai far venire meno la cura della relazione e la qualità delle risposte a persone e imprese in difficoltà. La banca da subito ha consentito ai clienti di fare la richiesta di interventi collegati all’emergenza Covid esclusivamente on line, senza alcuna necessità di visitare le filiali. Una prontezza ed efficacia che – dalle notizie che tutti abbiamo letto sulla stampa – anche molte grandi banche non hanno avuto. Nel solo periodo tra il 14 aprile e l’8 maggio abbiamo ricevuto circa 2.200 richieste di interventi collegati alla pandemia. Di esse, il 95% è stato relativo alla richiesta di sospensione dei pagamenti (moratorie) o proroghe di fidi in essere, il 4% per mutui fino a 25mila euro, il resto per operazioni di nuova liquidità. Delle misure citate, il 75% è collegato a provvedimenti di legge (moratoria imprese o mutui casa), il resto (25%) a misure messe in atto dalla banca per propria iniziativa, a supporto della clientela in difficoltà. Il ritmo di lavorazione è cresciuto fino ad arrivare ad una stabilizzazione in cui le pratiche ancora da lavorare non sono mai più del 10% del totale.
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