BENI CULTURALI: La “luce” etica ed estetica di Leonardo Sciascia, di Valentina Dell’Aira, Mareamico

Su un altopiano nella zona interna della provincia di Agrigento, a 445 metri s.l.m., si erge Racalmuto, Rahal-Maut, Villaggio morto, considerati gli esiti dell’epidemia della peste ai tempi della presenza araba nel territorio.

Il centro del paese si sviluppa intorno al duecentesco Castello Chiaramontano, del periodo della conquista normanna, dichiarato nel novecento monumento nazionale; il maniero passò da Federico d’Aragona a Federico II Chiaramonte, che trasformò la dimora in un’imponente fortezza connotata da una forte impronta strutturale sveva, e diede il La allo sviluppo dei successivi insediamenti feudali ed al nuovo assetto urbano, che si evolse grazie alle antiche famiglie Del Carretto, Gaetani, Requanans fino ai Tulumello. Indubbia l’influenza culturale degli ordini religiosi sul territorio, testimoniata dai numerosi edifici di elevato valore architettonico e dalla forte impronta mariana, traccia profonda nelle tradizioni sacre del comprensorio sin dal 1500.

Il Castello di Gibellini, fondato agli inizi del XIII secolo, a pochi chilometri dal paese, su un picco di 700 metri, offre al visitatore un panorama a perdita d’occhio, che nelle giornate più nitide, regala la suggestiva visione dell’Etna. Le miniere di salgemma di contrada Sacchitello, poi, disvelano una necropoli e la più nota grotta sicana dell’eretico Frà Diego la Martina, che ispirò Sciascia nel romanzo “Morte dell’inquisitore”.Il Teatro Regina Margherita, è un gioiello di fine ottocento, ideato dall’architetto Dionisio Sciascia di scuola basiliana e voluto dal sindaco del tempo, Gaspare Matrona; la conformazione ripropone magnificamente in miniatura la bellezza del Massimo di Palermo, grazie agli stucchi ed al sipario che riecheggia delle gesta dei Vespri Siciliani, dell’illustre pittore e scultore siciliano Giuseppe Carta. Il novecento racalmutese vedrà il considerevole sviluppo delle attività minerarie e dell’industria del sale, oggi soppiantate da attività agricole. E’questo territorio, questa radice forte, mista di luci ed ombre alternanti che darà i natali alla fulgida penna racamultese,una delle più importanti figure letterarie del novecento europeo, che ha reso questo angolo di Sicilia una metafora della Trinacria intera e quindi dell’intero Stivale. Leonardo Sciascia nasce nel 1921 da Pasquale e Genoveffa Martorelli, nel cuore pulsante del paese, fra la chiesa di Santa Maria del Monte ed il teatro comunale; nella casa delle tre zie paterne, Sciascia trascorre quell’infanzia fondante per la sua formazione culturale che lo vedrà appassionato di cinema e letteratura internazionale, in quegli ambenti scriverà il romanzo “Le parrocchie di Regalpetra”, racconterà l’humus siciliano in tutte le sue sfaccettature più intense, avendone assorbito l’essenza, visto l’imprescindibile vissuto nei luoghi della sua infanzia, della sua adolescenza e della sua maturità. Casa Sciascia, abitata dallo scrittore anche da adulto e che lì ha visto muovere i primi passi delle sue figlie, è stata acquistata nel 2019 da Pippo Di Falco, un sensibile mecenate cultore della letteratura siciliana e collezionista di libri, che impegnandosi onerosamente nel rilevare l’immobile, annesso ad un palazzo storico ottocentesco, ne ha ristrutturato la facciata, assicurandolo alla memoria,insieme ai cimeli liberty,agli oggetti appartenuti allo scrittore ed alle testimonianze letterarie e le innumerevoli riviste e risorse cartacee che vivono in questo sito, di cui Sciascia parla ne ” Gli zii di Sicilia” e “La Sicilia come metafora”.

La casa-museo con la finestra dello studio dello scrittore che si affaccia sullo scorcio dell’attuale Fondazione che prende il suo nome e con una scrivania sulla quale troneggia l’antica macchina da scrivere, regala ai visitatori un viaggio vertiginoso, non solo per le ripide scale tipiche degli edifici siciliani di fine ottocento, ma anche e soprattutto per quella cascata di libri e quel risuonare di voci che sbucano da ogni dove, dai Quaderni di Galleria in cui emergono le opere di Pier Paolo Pasolini e Franco Fortini, all’antologia Americana di Elio Vittorini, ai testi di Giuseppe Antonio Borgese; la letteratura, oggi come ieri, abita Casa Sciascia, donando al visitatore una emozione evocatrice vibrante. Questo sito, gestito dall’Associazione “CasaSciascia Racalmuto”, è stato inserito nel 2014 tra i Luoghi della Memoria e dell’Identità siciliana (LIM). L’abitazione fa anche parte del percorso della “Strada degli scrittori”, dedicata a Pirandello,Sciascia, Cammilleri, che unisce in un circuito culturale e turistico i luoghi siciliani in cui i maggiori riferimenti culturali, quali anche Tomasi di Lampedusa, Russello, Rosso di San Secondo ed altri ancora, hanno operato e comprende il territorio che va da Racalmuto, a Porto Empedocle, a Favara, passando per Agrigento e Caltanissetta. C’è un excursus materiale di luoghi e riferimenti logistici reali in tutte le opere di Sciascia, personaggi ed atmosfere intrise di salgemma e zolfo, nell’infinita iperbole della vita miscelata alle miniere locali, ecco quindi la Lega dei “Zolfatai Salinai, Pensionati”, che era il circolo dei minatori de “Le Parrocchie di Regalpetra” mentre le disquisizioni accese ed appassionate, intrise di “sicilitudine” sembrano riecheggiare ancora nelle stanze del Circolo Unione dei nobili, fondato nel 1836 e di cui lo scrittore stesso fu socio. Anche il “piccolo Massimo”, simbolo dell’opulenza ottocentesca contrapposta agli stenti dei minatori, fu un luogo della memoria molto amato da Sciascia e correlato alle sue ispirazioni letterarie. C’è sempre una trasposizione fra i luoghi di Racalmuto ed i libri di Sciascia,Contrada Noce,per esempio,dove sorgeva l’amata casa di campagna in cui lo scrittore fu portato per la prima volta all’età di sette mesi e che fu per tutta la sua vita il suo buon retiro, rappresenta il simbolo netto, essenziale della sua esistenza, fatta di sentimenti autentici, di riti semplici, di un’arguzia tagliente, di un pessimismo che in realtà era una precognitiva visione delle cose, della sua gente, della sua terra. Il parcours sciasciano è sempre guidato dalla ricerca della verità ed era questa attitudine che rendeva Sciascia e lo rende ancor oggi così profondamente carismatico nella sua essenza, nella semplicità disarmante che è un tutt’uno coerente con il paesaggio inaridito dal sole delle campagne racalmutesi, della sua Noce, dove la ruvidezza dei tronchi d’ulivo è ingentilita dal frinire delle cicale nelle stellate notti d’estate siciliana. La sua nettezza intellettuale gli imponeva un’atteggiamento critico verso il quadro socio-politico del suo tempo, e ciò traspariva dai suoi articoli sulle testate giornalistiche quali l’Ora, il Corriere della Sera, La Stampa, ma è dalle riflessioni dei contributi su Malgrado Tutto, il periodico cittadino di commento e cultura racalmutese, diretto magistralmente da Egidio Terrana, con collaboratori quali lo studioso Salvatore Picone o lo scrittore Gaetano Savatteri,che troviamo il pathos a cui il grande racalmutese ci ha abituato. Sciascia amava questo giornale, dalla visione illuministica e diderotiana,e si sarebbe compiaciuto davvero che a distanza di 40 anni dalla sua fondazione, che verrà celebrata a luglio, la rivista non si sia lasciata inquinare da quelli che lui definiva “episodi di sottocultura, trascurando i veri problemi della comunità”.

La memoria aveva per Sciascia un ruolo avvalorante del vissuto, tanto che la Fondazione venne istituita in piena sinergia fra il Comune di Racalmuto e lo scrittore. Sciascia ha donato a questo scrigno culturale testimonianze pregevoli che annoverano corrispondenze epistolari riguardanti mezzo secolo di attività letteraria e di scambi intellettuali con fari della cultura e dell’arte del novecento: più di 2000 volumi della sua biblioteca personale,collezioni di ritratti di scrittori, edizioni italiane e straniere dei suoi testi; un patrimonio letterario,pittorico,illustrativo ed umano caparbiamente destinato al paese di Racalmuto, alla gente del cuore dello scrittore che declinò senza indugio sia l’offerta della biblioteca Sormani di Milano, che di un centro culturale di Lugano, consapevole certamente della marginalità territoriale della sua donazione incastonata in una terra troppe volte sorda e cieca rispetto alle “fortune” che le fioriscono in grembo, ma da siciliano “di scoglio”quale lui fu fino all’ultimo, riteneva snaturante ogni scelta che portasse troppo lontano dalla sua Regalpietra le memorie custodi della sua intera vita.
Risulta interessante ed innovativo il recupero architettonico della centrale elettrica dell’Enel di Viale della Vittoria, in cui oggi sorge la sede della Fondazione,acquistata dal Comune di Racalmuto nel 1987:

lo stabile degli anni ’20 è riadattato su progetto dell’arch. Antonio Foscari dell’Università di Venezia e conserva all’esterno la tipica forma di architettura industriale con tetti a falde inclinate ed a capriate,la struttura si compone di due edifici adiacenti uniti da zone destinate al verde. Il corpo principale consta di tre elevazioni: il piano terra in cui spicca una bellissima pavimentazione in marmo è stato destinato ad una sala convegni di ca 200 posti, le pareti sono adornate dalle foto in bianco e nero della mostra permanente “La Sicilia, il suo cuore”, interamente dedicata a ritratti d’autore di Sciascia firmati da fotografi di fama internazionale come Henri Cartier-Bresson, Ferdinando Scianna, Giuseppe Leone, Enzo Sellerio, Melo Minnella, Fausto Giaccone, Elisabetta Catalano.

Al terzo piano dello stabile, nell’ambiente in cui originariamente era collocata la sala turbine della centrale elettrica, con una pavimentazione a base di resine e cemento, che si sposa perfettamente con il tetto a capriate, si scorge una panoramica suggestiva sul castello, le chiese, i tetti del paese, la miniera e la vallata. In questa area museale si può ammirare la collezione di Leonardo Sciascia di oltre duecento ritratti di scrittori eseguiti da artisti italiani e stranieri.

Le pareti perimetrali sono arricchite da bacheche che mostrano traduzioni delle opere di Sciascia. Negli imponenti tavoli che a mò di teca si slanciano lungo la pinacoteca, sono custoditi diversi cimeli, quali i registri di classe del maestro racalmutese,le prime edizioni dei suoi libri,raccolte di medaglie commemorative e tanti altri reperti di notevole interesse. La Fondazione risulta essere come un prolungamento della vita di Sciascia, con l’imponente collezione degli oltre duecento ritratti di Clerici, Guccione, Guttuso, Caruso, Tranchino e Chagall,con la magnifica raccolta di lettere a testimonianza della fulgida corrispondenza con i maggiori intellettuali e personalità del mondo politico e culturale del dopoguerra, che insieme ai 2000 volumi della sua biblioteca personale e 27 mila unità bibliografiche e donazioni, costituiscono una incommensurabile tranche de vie siciliana e mondiale,che obbliga ad una divulgazione più ampia, internazionale ed istituzionalmente inclusiva. La Fondazione ha promosso nell’ultimo trentennio convegni, dibattiti, pubblicazioni, con il fine, come affermato dal neo Assessore alla Cultura del Comune di Racalmuto,Dott.Enzo Sardo, di fornire alle future generazioni,uno Stato Etico e Solidale.

Ma bisogna recarsi a Racalmuto per cogliere l’essenza di Sciascia è solamente in quel luogo che possiamo assistere alla trasfigurazione della letteratura attraverso il vissuto dello scrittore,che è conoscenza del mondo, dentro e fuori di noi.

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