Per i Lunedì d’Autiore “La social innovation: una rivoluzione sostenibile dal basso” di Carlo Maria Medaglia, Capo Segreteria Tecnica Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Direttore Dipartimento Ricerca Link Campus University
Nella situazione in cui versa il territorio italiano, sopraffatto dalla scarsità delle risorse e dalla profonda crisi economica, emergono esperienze inedite interessanti: parlo di iniziative promosse da cittadini appassionati e competenti che hanno saputo dare nuove funzionalità a territori, saperi e tradizioni, riorganizzando al tempo stesso le relazioni e anche il lavoro. Non parliamo di cambiamenti strutturali, ma di vere e proprie rivoluzioni sociali. La storia ci dimostra, infatti, che i veri cambiamenti e le evoluzioni sono il frutto di fenomeni sociali guidati dall’innovazione culturale, economica e tecnologica. La necessità di progresso diventa il bene comune intorno al quale, gli attori sociali, mettono in atto progetti ed iniziative tese a migliorare le nostre città, i territori e la qualità della nostra vita.
Proprio per questo il termine social innovation non rappresenta un concetto univoco, ma racchiude in sé una serie di pratiche, strategie politiche, provvedimenti e azioni che nascono dal basso. Non è facile tracciare i confini di questo fenomeno che è stato oggetto di vari programmi di ricerca già a partire dalla fine degli anni ‘80. Una delle definizioni più efficaci è contenuta nel Libro bianco sull’innovazione sociale, scritto da Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan: “Definiamo innovazioni sociali le nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che soddisfano dei bisogni sociali (in modo più efficace delle alternative esistenti) e che allo stesso tempo creano nuove relazioni e nuove collaborazioni. In altre parole, innovazioni che sono buone per la società e che accrescono le possibilità di azione per la società stessa”.
Questi processi si basano sulla trasformazione di idee innovative in servizi e prodotti in grado di creare valore economico e valore sociale per il territorio e la comunità e di produrre un impatto misurabile su problematiche sociali che interessano gli individui e lo spazio in cui essi si muovono e interagiscono. Sono innovazioni sociali, quindi, le idee e le soluzioni in grado di soddisfare, in maniera efficace e sostenibile, bisogni sociali più o meno complessi. L’innovazione sociale può essere per definizione considerata un nuovo modo di fare impresa. Ogni nuova idea dà avvio ad un progetto che ha l’obiettivo di colmare una mancanza e di creare discontinuità rispetto allo stato dell’arte.
Sono molteplici i modi in cui è possibile abilitare un cambiamento sociale, ma sicuramente il maggiormente discusso è quello che vede protagoniste le nuove tecnologie. L’innovazione tecnologica ha, infatti, dimostrato di essere uno dei più grandi strumenti di cambiamento.
Oggi il tema dell’Innovazione Sociale è entrato a far parte del vocabolario pubblico ed è stato spesso affiancato ai concetti di Smart City e Smart Community, poiché ha interessato numerosi settori quali quello della mobilità, dell’ambiente, della sanità. In tutti i casi, l’obiettivo comune è stato quello di intraprendere un nuovo approccio e avviare nuovi interventi in grado di sviluppare modelli innovativi finalizzati a dare soluzioni a problemi di scala urbana, metropolitana e più in generale territoriale, tramite un insieme di tecnologie, applicazioni, modelli di integrazione e inclusione.