L’8 febbraio 2022 la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi entra in Costituzione. L’Aula della Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge costituzionale che modifica in tal senso due articoli della Carta; il 9 che diventa: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”; e il 41 che così ora recita: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
Leggendo la rassegna stampa che analizzo, grazie al lavoro costante dell’Osservatorio Ambiente e Sostenibilità nei Media promosso da Pentapolis (pubblica annualmente il Rapporto Eco-Media), di quella che certamente è una notizia storica mi accorgo che i media mainstream, e non solo, sono rimasti molto “freddi” nell’accoglierla e a darle una giusta dignità e rilevanza, salvo qualche positiva eccezione.
Per la prima volta nella storia della Repubblica si interviene su uno dei primi dodici articoli della Costituzione che, voglio ricordare, rappresentano il cuore e quindi sono un po’ la Carta d’identità del nostro Belpaese da un punto di vista giuridico, politico, sociale, etico.
Mattarella, nel discorso di insediamento, ha parlato di ambiente e sostenibilità
L’ambiente diventa così uno dei Principi fondamentali che guiderà tutti noi, a prescindere dalla nostra condizione, cultura e religione. Un balzo in avanti senza alcun dubbio, un atto pure simbolico che aspettavamo da tempo che ci riporta all’Agenda 2030 e ai suoi 17 Goals di cui l’ecologia integrale è uno degli asset prioritari: principio e messaggio chiave delle due encicliche di Papa Francesco, Laudato Sì e Fratelli Tutti. Certo, in effetti sarebbe stato molto meglio inserire la “sostenibilità” che contempla e unisce le dimensioni economiche, sociali e ambientali delle attività umane riconducendole a unità. La visione integrata dovrebbe abbracciare anche quella della responsabilità istituzionale, come ci ha ricordato il nostro riconfermato Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel discorso di insediamento ha fatto più volte riferimento all’ambiente e alla sostenibilità.
Diciamo pure che entrambi i concetti rispondono alle giuste e insistenti istanze di una sempre maggiore opinione pubblica e dei giovani, quelle future generazioni di cui molto più spesso parliamo ma che poco tuteliamo. Nel plauso per l’iniziativa parlamentare che così cambia e inserisce un altro principio fondamentale che regola la convivenza civile, vorrei sottolineare però che non basta: adesso sono necessarie leggi e regolamenti atti a tutelarlo e a renderlo praticabile nell’agire quotidiano a tutti i livelli, servono politiche integrate e un diverso approccio alla complessità, azioni concrete e misurabili sia nella sfera pubblica che in quella privata.
Ma occorre anche un cambio culturale, in grado di guidarci e superare con successo le attuali gravi criticità per rigenerare una società “malata” e portare a compimento il modello di sviluppo sostenibile sottoscritto nel 2015 a Parigi dai Paesi dell’ONU. In tutto ciò l’informazione ha e avrà un ruolo principale, è uno dei passaggi fondamentali nella transizione ecologica dell’intero sistema, e deve essere all’altezza del compito.
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