L’intervista di Massimiliano Pontillo, Direttore Responsabile Eco in città, a Simone Gamberini, Direttore generale di Coopfond, fondo mutualistico di Legacoop.
Quali sono state nel 2021 le iniziative particolarmente meritorie e green da voi finanziate?
All’inizio del 2021 abbiamo presentato il primo Bilancio di sostenibilità, con cui abbiamo riclassificato in questa chiave tutti i nostri interventi. Una direzione che ha portato Coopfond verso nuovi finanziamenti e nuove partecipazioni. Sempre all’inizio dell’anno, sono entrati nel vivo i progetti finanziati con il bando Coop2030. Nel mese di febbraio, poi, il Fondo è entrato nel capitale della cooperativa Piazza Grande, per sviluppare un progetto di economia circolare e di sostenibilità ambientale e sociale. Per superare le difficoltà legate alla pandemia, inoltre, abbiamo offerto il nostro sostegno a sette teatri cooperativi lombardi, che hanno messo in scena la prima stagione teatrale on demand. Con questa stessa finalità, Coopfond ha sottoscritto un nuovo Protocollo di intesa con CNS per da-re supporto a progetti di sostenibilità, innovazione e riposizionamento della cooperazione. Sempre grazie al sostegno del Fondo, con Fairbnb ha preso il via a Bologna anche il primo ‘booking’ etico made in coop. Senza dimenticare, poi, che il finanziamento dei progetti che si sono aggiudicati il bando Coopstartup Rigeneriamo Comunità ha cominciato a dare i suoi primi frutti proprio nell’anno in corso, grazie all’apertura di una bottega nel borgo di Vaccarizzo e all’inaugurazione dell’Ecovillaggio a Pietrelcina. In questi nove mesi del 2021, per finire, non abbiamo tralasciato di dare il nostro supporto anche a due nuovi workers buyout.
Accanto agli interventi per sostenere innovazione, sostenibilità e nuove imprese, il nostro Fondo ha sviluppato tutta una serie di attività per aiutare le cooperative esistenti a ripartire, lasciandosi alle spalle la crisi. Abbiamo sostenuto il Piano industriale 2021-23 di Cmb, gli investimenti di AltroMercato insieme a Sefea Impact, gli sforzi di capitalizzazione di Doc Servizi, il piano di sviluppo di Terre dell’Etruria e il progetto per l’internazionalizzazione del consorzio Pangea.
Eco in città si occupa di sostenibilità urbana. Quali le ultime startup legate ai grandi agglomerati che più vi hanno colpito?
Il Fondo sta accompagnando il settore della cooperazione di abitanti e il settore welfare/sociale verso una transizione, rivolta a rispondere alla domanda per le nuove forme dell’abitare. La domanda di casa è infatti in rapida evoluzione e cambiamento, con un’ovvia accelerazione legata alla pandemia. Le cooperative, in una strategica alleanza tra settori abitanti/sociale/cultura, stanno lavorando per posizionarsi con un’offerta di servizi complessa, che includa sia la gestione di servizi sociali e di comunità alle nuove forme di abitare comune (Social e Senior housing, studentati, temporary, ecc.), sia la rigenerazione di luoghi degradati o abbandonati (rigenerazione urbana con offerta culturale evoluta e basata sulla domanda delle comunità locali). Alcune operazioni sostenute dal Fondo hanno visto interventi di studentati nella città di Milano, social housing in alcune zone dell’area circostante Firenze (Sesto Fiorentino, Prato) e un’iniziativa altamente sperimentale nella città di Bologna (Salus Space) che coniuga obiettivi sociali, di integrazione al lavoro di soggetti fragili e di rigenerazione urbana, in co-progettazione con l’ente pubblico.
Altromercato, la principale organizzazione in Italia nel commercio equo e solidale, è tra le realtà da voi sostenute. Ci racconta delle principali motivazio-ni che vi hanno convinto a sceglierli?
Sostenibilità ambientale, sociale ed economica sono da sempre concetti inscindibili della mission di Altromercato, guidata ed orientata fin dalle origini dai principi del WFTO, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio Equo e Solidale.
I trent’anni di storia di Altromercato attestano che fare commercio mettendo sempre al centro le persone, le comunità, il pianeta, creare valore e contemporaneamente distribuirlo, non sono mai state solo dichiarazioni, ma un vero agire, un fare quotidiano per costruire un’economia sostenibile.
Altromercato grazie soprattutto al contributo dei propri soci, circa 100 tra cooperative ed organizzazioni non-profit che gestiscono la rete delle botteghe del mondo, offre ai produttori marginalizzati delle economie internazionali e nazionali la concreta opportunità di entrare nel mercato con soluzioni innovative, rispettose dell’ambiente, economicamente sostenibili e funzionali, favorisce il cambiamento sociale, promuove una maggiore e migliore equità delle regole e delle prati-che del commercio internazionale.
Gestisce ad oggi rapporti con 155 organizzazioni di produttori in oltre 45 paesi, nel Sud e nel Nord del mondo, 60.000 artigiani e 430.000 contadini, il cui lavoro viene rispettato ed equamente retribuito basandosi su una filiera trasparente e tracciabile, che tutela i produttori, l’ambiente e garantisce la qualità dei prodotti.
Negli ultimi tempi ha avviato un progetto per una piattaforma che si rivolge ad altri produttori del commercio equo e solidale.
In cosa consiste il programma Coopstartup?
Coopstartup è un’iniziativa che abbiamo sviluppato attraverso una serie di bandi locali (oggi sono 20 in tutto il Paese) per la promozione, da parte degli under 40, di nuove cooperative. Coopstartup, a partire dal 2013, ha visto il coinvolgimento di 3.269 persone che hanno fatto nascere 72 progetti di impresa, di cui 48 già operati-vi. Quello che abbiamo notato positivamente, e che è diventato uno dei nostri elementi fondanti, è che 3/4 dei progetti promossi erano già orientati, in modo consapevole, al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030. Questo ci ha portato a caratterizzare sempre di più il bando sui temi della sostenibilità, che oggi ne rappresenta uno degli elementi distintivi. L’altro elemento caratterizzante è il target di riferimento che proviene prevalentemente dal mondo universitario e della ricerca. La dimostrazione che con questo strumento è stato possibile intercettare risorse ‘vive’, che prima probabilmente non riuscivamo ad attrarre attraverso i canali tradizionali. Va inoltre detto che, per natura, il processo di accompagnamento alla costituzione e all’avviamento di startup cooperative è caratterizzato da un obiettivo diverso rispetto a quello classico: le startup cooperative infatti non nascono con l’ambizione di moltiplicare il proprio valore per cederlo, ma per mantenerlo e renderlo sostenibile nel tempo – a beneficio dei soci cooperatori, presenti e futuri. Questo implica un processo di crescita essenzialmente diverso perché centrato sulla sostenibilità nel tempo e non sulla accelerazione veloce rivolta alla cessione sul merca-to.
Cosa significa oggi essere un player economico mutualistico sostenibile?
La nostra interpretazione di sostenibilità si spiega lungo due direttrici parallele ma intimamente legate, anche per la storia che ci contraddistingue. Da un lato, ci rendiamo conto che abbiamo bisogno di una transizione culturale che porti il nostro mondo ad interloquire con il mondo esterno sui temi della sostenibilità in modo comprensibile ed attuale: i principi cooperativi devono essere capiti e trasmessi con il linguaggio della sostenibilità oggi, della hybrid economy in modo da far rientrare le imprese cooperative a pieno titolo nel movimento delle imprese purpose-driven. Questo dovrebbe risultare nell’incremento dell’interesse degli operatori della finanza ad impatto verso le imprese cooperative.
Dall’altro lato, abbiamo bisogno di un accompagnamento tecnico che porti le cooperative ad integrare la gestione dell’impatto nella gestione ordinaria. A partire dalle scelte strategiche di sviluppo industriale, fino alla rendicontazione dei dati non-finanziari ed alla misurazione attendibile degli impatti generati sulle persone ed il pianeta, le cooperative dovranno sempre più orientarsi verso l’Agenda 2030: e non per adeguarsi ad una tendenza, ma perché sarà l’unico modo per produrre valore nel nostro ecosistema. Questa transizione ha bisogno di tempo, competenze tecniche e fonti finanziarie, risorse che il Fondo, da missione statutaria, può e deve mettere a disposizione delle cooperative di Legacoop.