Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde, candidato alla Camera dei Deputati con Alleanza Verdi e Sinistra intervistato da Massimiliano Pontillo, Direttore Responsabile Eco in città.
La scelta degli intervistati candidati delle prossime elezioni politiche del 25 settembre è caduta su coloro che, in ambiti diversi, si sono sempre occupati di ambiente e sviluppo sostenibile.
Qual è il Vostro programma per impegnare in modo efficiente ed efficace le ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa?
Non abbiamo un giudizio positivo del Pnrr. Lo abbiamo ritenuto inadeguato ad affrontare la sfida della transizione ecologica, per quanto riguarda gli investimenti sul trasporto pubblico, sull’elettrificazione, sulla dispersione dell’acqua nelle condutture dove vengono investiti solo 900 milioni di euro. Ci sono limiti anche nella parte dedicata all’economia circolare dove manca una visione strategica e un’insufficienza dei fondi e di carenza di temi fondamentali come quello degli imballaggi e del problema serissimo dell’uso dei fanghi di depurazione in agricoltura. Modificare il Pnrr porterebbe ad avere un rischio elevato di perdere i finanziamenti, noi proponiamo di utilizzare il fondo complementare del Pnrr da 30 miliardi di euro per investirli nel trasporto pubblico locale e regionale. In Italia ci sono 575 treni regionali di cui ancora la metà alimentati a gasolio, il Pnrr investe risorse solo per sostituire l’11% dei treni regionali, mentre avremmo bisogno di ripristinare le ferrovie dismesse.
In questo momento siamo in piena crisi energetica, con costi stratosferici delle bollette che stanno mettendo in seria difficoltà imprese e cittadini. Come pensate di affrontare e risolvere la situazione?
Le società energetiche in questi mesi hanno ottenuto utili o meglio extraprofitti stratosferici generati dalla forte speculazione sui prezzi del gas. Ad esempio Eni nel primo trimestre del 2021 ha conseguito un’utile del +3.870% e nel primo semestre del 2022 del +670%. Le società energetiche dal settembre 2021 ad oggi hanno accumulato 50 miliardi di euro di extraprofitti, mentre 4 milioni di persone si avvicinano nella fascia di povertà e 120 mila imprese rischiano di chiudere per il caro energia. Sugli extraprofitti, in seguito al nostro esposto, la procura di Roma ha aperto un’inchiesta e incaricato la Guardia di finanza di avviare le indagini. Prima proposta è tassare al 100% gli extraprofitti e restituirli direttamente a famiglie e imprese. Seconda: mettere un tetto al Prezzo dell’energia elettrica fissato per legge a 90 euro Mwh con un aumento di 5 euro per ogni mese fino al raggiungimento di 90 euro Mwh per imprese e utenze domestiche. Terzo: lavorare in Europa per un “Energy Recovery Fund” attraverso il quale aiutare famiglie e imprese in questa fase di caro energia e sostenere la transizione energetica verso le rinnovabili. Quarto: lavorare per sbloccare le autorizzazioni per energie rinnovabili pari a 150 Gw. In 3 anni possiamo installare 60 Gw di rinnovabili che sostituirebbero 15 miliardi di mc di gas. Le rinnovabili costano poco e abbassano il costo dell’energia. Quinto: favorire le comunità energetiche e sbloccare i decreti attuativi. La crisi climatica e il caro energia che stiamo subendo hanno un responsabile che si chiama idrocarburi, ovvero gas. Pianificare la rapida uscita dalla dipendenza dal gas significa costruire un’autonomia energetica basata sulle rinnovabili, lavorare per la pace e far pagare l’energia a basso costo e quindi coniugare giustizia climatica con quella sociale.
Che ne pensa di una legge per il clima?
Approvare una legge sul clima è fondamentale per rendere legalmente vincolanti e aggiornati gli obiettivi climatici, che dovranno coordinarsi con i principali settori economici: industria, trasporti, agricoltura ed edilizia, ed è necessario coinvolgere le Regioni e i Comuni per attivare nuovi strumenti economici e fiscali per sostenere la transizione climatica. Il piano di adattamento climatico, irresponsabilmente fermo al MITE, va sbloccato. Portare le rinnovabili a soddisfare l’80% del fabbisogno elettrico entro il 2030, insieme ad un nuovo Piano energia e clima che sostituisca quello inadeguato, e fuori target Ue, approvato nel governo Conte 1, su cui la commissione Ue ha mosso forti rilievi.
Come intendete sostenere alcuni comparti industriali, come l’automotive, nell’affrontare al meglio la transizione ecologica, necessaria e non più rinviabile?
Per realizzare la conversione ecologica industriale e renderla socialmente desiderabile è urgente adottare politiche industriali per le produzioni di componenti di veicoli elettrici, riconvertire filiere esistenti e favorire la nascita di filiere di recupero e riciclo delle componenti e dei materiali critici. Per realizzarla è necessario utilizzare i fondi europei dal Just transition fund, al Fondo sociale per il clima, e fare in modo che i lavoratori siano accompagnati nel processo di riqualificazione professionale a tutti i livelli, affinché possano acquisire quelle nuove competenze di base – in particolare digital e green – richieste dal mercato del lavoro. Dobbiamo dare una risposta all’emergenza rappresentata dallo smog che nel nostro paese, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, causa 56 mila decessi ogni anno. La svolta verso l’auto elettrica ormai è inevitabile e va accompagnata da forti investimenti nel processo di elettrificazione dell’Italia insieme al potenziamento del trasporto pubblico.
Un’altra questione sempre sul tavolo dei vari Governi, mai risolta in maniera adeguata: il salario minimo. Cosa propone?
Il lavoro è centrale nel programma dell’Alleanza Verdi-Sinistra. Servono politiche del lavoro per contrastare il precariato e proponiamo l’introduzione del salario minimo di 10 euro l’ora. Gli stipendi in Italia sono fermi da troppi anni, i lavoratori devono essere pagati in modo adeguato, va ridata loro fiducia, dignità e rispetto. Va restituita ai giovani la possibilità di progettare il proprio futuro creando lavoro e per questo bisogna riattivare gli investimenti. Una nostra proposta è quella di trasformare la Cassa Depositi e Prestiti in una banca per il clima, attraverso la quale finanziare le imprese nel settore dell’innovazione tecnologica legate alla grande sfida della transizione ecologica.
I giovani, sempre più attivi sulle questioni ambientali, chiedono risposte tempestive. Che ne pensate, per esempio, di far nascere un Istituto ad hoc per indirizzarli e supportarli nel loro futuro?
Per affrontare la crisi climatica dobbiamo costruire nuove politiche economiche, industriali, energetiche, di pianificazione urbanistica, agricole ed edilizie. La questione climatica deve entrare in tutte queste politiche e direzionarle. Riteniamo sia questa la strada migliore anche dal punto di vista formativo. Bisogna cambiare prima di tutto il paradigma affinché la scuola secondaria-superiore sia concepita come uno strumento fondamentale per i ragazzi, che li supporta nel loro percorso di crescita umana, culturale e civile e di conoscenza per affrontare la crisi climatica. Chiediamo inoltre di estendere l’obbligo scolastico fino ai 18 anni e la gratuità dell’istruzione dal nido all’università.
La mobilità è uno dei temi caldi, su cui intervenire seriamente per risolvere una delle criticità che viviamo quotidianamente, soprattutto nei contesti urbani. Quali potrebbe essere le soluzioni più idonee, magari già nel breve termine?
Il 74% degli spostamenti riguarda distanze entro i 10 km che viene soddisfatto per oltre il 62% ricorrendo all’auto privata. Per questo chiediamo la rimodulazione del fondo complementare del Pnrr da 30 miliardi di euro da destinare in buona parte al trasporto pubblico locale e all’acquisto di nuovi treni regionali con apertura di nuove linee. In Italia abbiamo 5 km per milione di abitanti di trasporto pubblico attrezzato, in Germania 23 km. Serve un piano per ampliare e mettere in sicurezza i percorsi ciclabili e pedonali; digitalizzare tutti i servizi di mobilità e offrire tariffe agevolate e incentivi all’utilizzo delle alternative all’auto. Per raggiungere questi obiettivi è necessario rimodulare il fondo complementare del Pnrr pari a 30 miliardi di euro per destinarlo in via prioritaria agli investimenti sul trasporto pubblico. È necessario favorire lo smart working per tutti i lavoratori e lavoratrici la cui presenza non è richiesta fisicamente. Proponiamo inoltre che i trasporti pubblici locali e i treni regionali siano resi gratuiti per gli Under 30, così da promuovere nuovi modelli di mobilità fra le giovani generazioni, almeno per i prossimi due anni.
Un’Italia, e un’Europa, più verdi: è veramente possibile?
Serve un programma di politiche che coniughino giustizia climatica e giustizia sociale. Azioni di lotta al cambiamento climatico, misure per la transizione e l’adattamento climatico insieme alle politiche di contrasto alle disuguaglianze. Le due linee di azione devono necessariamente andare di pari passo affinché nessuno resti indietro, affinché sia garantita a tutti una vita dignitosa salvaguardando il pianeta. Il nostro programma è chiaro: Vogliamo un’Italia più verde, rinnovabile e più giusta.